Quando c’è di mezzo una squadra del gruppo Red Bull, c’è sempre qualche polemica. Martedì 19 settembre, prima giornata di Champions League: a Berna gli Young Boys hanno ospitato il Lipsia, in uno stadio piccolo ma decisamente caldo, tutto tinto di giallonero prima del fischio d’inizio.
Sono tifosi appassionati, gli svizzeri, e l’hanno dimostrato non soltanto sugli spalti, ma anche con un comunicato ufficiale rilasciato prima del match, e tradotto dal tedesco all’inglese dal giornalista Matt Ford su Twitter (ma c’è anche, in una versione integrale e molto lunga, sul sito ufficiale del gruppo, qui). A dire la verità, il comunicato della Ostkurve (Curva Est) se la prende con proprio tutti i componenti del Gruppo G: non solo RB Lipsia, ma pure Manchester City e Stella Rossa.
“No football with Red Bull”
🇨🇭 Young Boys Bern begin their European Cup campaign this evening, but excitement in the Swiss capital is dampened by the identity of their Group G opponents.
Statement from the Ostkurve Bern.#ucl pic.twitter.com/4mHULjFj2u
— Matt Ford (@matt_4d) September 19, 2023
Il comunicato recita (in parte): «La lotteria dei gironi non ci ha detto bene. Ci troviamo ad affrontare Manchester City, RB Lipsia e Stella Rossa Belgrado. Invece di fare piani per le trasferte, ci sono altri argomenti che preoccupano i tifosi degli Young boys. Il Rasenball – che in realtà sta per Red Bull – Lipsia è un avversario che va contro tutti i nostri valori. Come tifosi di calcio, abbiamo a cuore le tradizioni, un certo folklore di ogni club, i nostri colori e il nostro nome. Immaginate se il nostro amato Young Boys venisse comprato da una multinazionale a scopi puramente pubblicitari. Cambierebbero il nome della squadra, i colori, il nome dello stadio. E i 125 anni di storia che celebriamo quest’anno sarebbero cancellati. Potremmo vincere, ma il club che amiamo tutti per la sua identità cesserebbe di esistere».
Ce n’è poi per il City, che, scrivono quelli della Ostkurve, «è impegnato in un’opera di sportswashing più sottile, che punta a mettere in buona luce gli Emirati Arabi Uniti e le loro violazioni dei diritti umani». Infine, la Stella Rossa di Belgrado, «con il suo sponsor russo, Gazprom, che ha supportato la guerra di aggressione contro l’Ucraina». Non può mancare l’ultima stoccata alle principali federazioni: «Il lavaggio di denaro e una moderna forma di schiavitù non solo sono normali presso certe squadre, ma presso la Uefa e la Fifa, e sono diventate parte integrante dello sport degli ultimi anni. La riforma della Champions League del 2024, con ancora più partite e più afflusso di soldi, è solo un altro esempio di questi tristi sviluppi».