Lasciatevi ammaliare dal Nizza di Francesco Farioli

Tanti talenti in campo, a cominciare da Thuram e Moffi. Più un allenatore giovane e italiano, che ha idee innovative.

Venerdì 15 settembre 2023 il Nizza ha stupito tutti battendo per 3 a 2 il PSG al Parc des Princes, uno stadio in cui non vinceva da 14 anni. Lo ha fatto giocando più partite in una, si è rimodellato sulla forma mutevole del Paris, trovando continuamente soluzioni diverse. Quella del Nizza stata una gara davvero interessante da seguire, non solo perché parliamo di una squadra colma di talenti – infiammata dagli scatti in profondità di Terem Moffi e dalle giocate di Kephren Thuram – come ce ne sono tante in Ligue 1, ma anche perché è un sistema complesso, che vive di continui cambiamenti e trasformazioni, senza mai tradire la propria identità, cercando sempre il dominio del gioco. Dietro questa organizzazione così sofisticata c’è un allenatore italiano, per altro giovanissimo, che rappresenta al meglio il calcio che verrà: Francesco Farioli, 34 anni.  «Il Nizza è una squadra veramente complicata da affrontare, con uno stile di gioco affascinante. Devo fare i complimenti al loro tecnico, Farioli, per le sue idee, che sono quelle che piacciono anche a me», ha detto Luis Enrique dopo una partita che a Nizza non dimenticheranno facilmente. E che la società, tramite i profili social del club, ha già trasformato in un vero e proprio film. 

 «C’est fini! C’est fini!» esclama il commentatore nizzardo dopo il triplice fischio, verso la fine del video. Un urlo inaspettato, a metà tra un singhiozzo e uno strillo di gioia, che rappresenta uno sfogo dopo gli ultimi minuti d’angoscia della partita. Ma anche un grido di liberazione, per un digiuno a Parigi durato 14 anni, che porta il telecronista in uno stato di piacere – quasi catartico – che solo il calcio può provocare.  I meriti principali di questa impresa, come detto, vanno ascritti soprattutto a Francesco Farioli. Che è arrivato in Costa Azzurra al termine di giugno, quasi sconosciuto e tra lo scetticismo di molti. Ma in tre mesi è riuscito a prendersi tutto.

Alla fine dell’ultima stagione, la squadra nizzarda si trovava in un limbo sportivo, a metà classifica e senza margini di crescita. L’unica via d’uscita era cambiare pelle, possibilmente in modo radicale. A pensarci bene, però, continuare con Didier Digard – in passato capitano del Nizza e chiamato lo scorso gennaio per sostituire un disastroso Favre – poteva essere una possibilità. D’altronde, Digard, sedutosi in panchina a 36 anni, aveva rivitalizzato una stagione deludente fino alla pausa mondiale, concludendo al nono posto in campionato con la seconda miglior difesa – il tutto senza nemmeno avere il patentino da allenatore. Ma il direttore sportivo 38enne Florent Ghisolfi ha invece optato per la rivoluzione. E ha preso Francesco Farioli, nato in Garfagnana, cresciuto come preparatore dei portieri tra la Lucchese e il Qatar, collaboratore di De Zerbi a Benevento e Sassuolo. Prima del Nizza, le sue uniche esperienze da allenatore in prima sono state ambientate in Turchia, al Faith Karagümrük e all’Alanyasport. «È un allenatore giovane, dinamico, moderno. È esattamente ciò che cercavamo: vuole attrarre gli avversari per giocare un calcio offensivo basato su possesso e controllo», ha detto Ghisolfi. 

Farioli è un tecnico speciale. Non solo perché è diventato l’allenatore italiano più giovane in un campionato di primo livello – quello turco, nel 2021, quando aveva solamente 30 anni – capovolgendo un sistema antiquato e poco meritocratico come quello che regola il mondo dei tecnici italiani. E neanche perché ha intrapreso un cammino atipico, passando per il Medio Oriente, senza essere mai stato calciatore professionista. Farioli è, piuttosto, l’avanguardia, il nuovo che avanza. Fa parte dell’ultima scuola di allenatori italiani, come De Zerbi e Thiago Motta, che vogliono abbattere definitivamente la teoria “breriana” per cui il calcio italiano deve basarsi su difensivismo e contropiedi infernali. Per questo Florent Ghisolfi l’ha scelto. E in estate ha smantellato subito l’organico stile Football Manager dell’anno scorso, lasciando partire giocatori celebri come Ramsey, Pépé, Barkley e Schmeichel: scarti di lusso, pesanti a libro paga di INEOS – la ricca proprietà inglese del Nizza. Per tutta risposta, quasi come a voler alimentare il senso di cambiamento e rivoluzione, ha comprato a titolo definitivo Moffi, dal Lorient, dopo un anno di prestito, e Boga dall’Atalanta. 

Farioli è un tecnico attento ai dettagli, che crede profondamente in un calcio propositivo e dominante. Il controllo delle partite deve passare anche da un senso estetico, dalla ricerca di una bellezza che lui, assieme alla squadra, deve concepire e rappresentare. Non per caso, viene da dire, si è laureato in filosofia all’Università degli Studi di Firenze con la tesi Filosofia del gioco. L’estetica del calcio e il ruolo del portiere. Difatti, vedere il suo Nizza giocare, per quanto ancora acerbo e in evoluzione, è un piacere che appaga gli occhi e la mente.  Pur mantenendo il 4-3-3 delle gestioni Favre e Digard, il primo cambiamento lo ha fatto mettendo al centro del gioco il collettivo. Una transizione complicata, insolita in Francia, dove regna un ambiente tattico che esalta le individualità. Quindi: pressing aggressivo, con l’intera squadra capace di leggere i momenti, coprire gli spazi e invadere la metà campo avversaria. E ancora: si deve difendere in modo corale. Ma qui il tecnico italiano si è trovato una squadra già propensa all’arte del difendere, con due centrali esperti come Dante e Todibo. Così, con un blocco medio e mantenendo la stessa solidità della stagione precedente, il Nizza si sta dimostrando ancora una squadra difficile da attaccare. 

Adesso, però, i giocatori del Nizza vogliono controllare le partite con il pallone tra i piedi. L’essenza della squadra di Farioli si manifesta in costruzione, una fase di gioco in cui tutti sono protagonisti. I centrali gestiscono il possesso, scandiscono i tempi dell’azione, attirando gli avversari vicino alla propria porta. Due centrocampisti stretti creano densità, con i terzini a sostegno, e disegnano linee di passaggio corte per uscire dalla pressione. Le ali garantiscono ampiezza, creando corridoi tutti da sfruttare. La prima costruzione è fondamentale per poi attaccare la profondità. Un sistema che ricorda molto quello di Roberto De Zerbi.   Eccoli, Farioli e De Zerbi: allievo e maestro. Legati dal 2017, quando l’attuale tecnico del Brighton chiamò il giovane Francesco, al tempo preparatore di portieri in Qatar, per unirsi al suo staff a Benevento. Da lì, sono stati inseparabili per quattro anni. «Le nostre idee sono molto simili. Quello che facevamo insieme era un percorso condiviso, era diventato il mio DNA. Il calcio in cui credo è quello fatto a Benevento e Sassuolo. Serve grande padronanza, ragionamento e pazienza», ha raccontato Farioli.  

Il nuovo allenatore del Nizza non si è tradito all’inizio della sua carriera solista, in Turchia, dove ha allenato tra il 2020 e il 2023, imponendo il suo gioco, la sua estetica, anche in un calcio di poli opposti, fatto di transizioni veloci, dove si oscilla instancabilmente tra attacco e difesa per sopperire alla qualità dei singoli. Oggi, invece, in Ligue 1, ha a disposizione anche giocatori importanti. Come Khephren Thuram, francese classe 2001, mezzala sinistra di 192 cm: si tratta di un centrocampista che coniuga la forza fisica – una qualita scritta nel suo DNA, come per papà Lillian e il fratello Marcus – a un’incredibile versatilità, e che permette al Nizza di Farioli di esprimersi ad alta intensità in ogni situazione di gioco. Un centrocampista totale, capace di rompere in progressione a metà il campo e buttarsi negli spazi a larghe falcate. Ma anche dotato di estrema tecnica. Con la sfera tra i piedi sembra diventare quasi leggero, danzandoci intorno, senza perdere coordinazione ed esplosività. 

Qualità 

In fase offensiva, il Nizza di Farioli lavora per creare ampi spazi da attaccare, trovandosi a proprio agio in velocità. Spazi riempiti da Terem Moffi, classe ’99. Moffi, uno dei tanti prodotti della nuova generazione d’oro nigeriana, è un attaccante moderno, è potenza allo stato puro. Il calcio, per lui, è scandito in piccole frazioni di secondo: ogni attimo conta. Così, combina alla forza fisica una grande rapidità d’esecuzione, sia negli ultimi metri che quando si ritrova spalle alla porta. Vive per rubare il tempo all’avversario, per calciare poco prima che il difensore possa intervenire, per scattare qualche centimetro in vantaggio o per girarsi e attaccare in profondità. In tre stagioni in Ligue 1 – due al Lorient e una al Nizza – ha messo insieme 43 gol e 12 assist.    

E quando il campo si stringe, ci pensa Sofiane Diop, esterno sinistro nato nel 2000, capace di accendersi con un solo tocco e regalare giocate di alta classe. Oppure, Laborde, esperta ala destra con grandi tempi di inserimento, che l’anno scorso l’hanno portato a segnare 15 gol. Poi ci sarà Jérémie Boga, arrivato in estate per 18 milioni e non ancora entrato nel sofisticato meccanismo di Farioli, già pronto però ad incendiare l’Allianz Riviera di Nizza con dribbling fulminei, finte e controfinte infinite.  

Insomma, il Nizza 2023/24 è una squadra che pratica un calcio elettrizzante, votato al controllo del gioco. È una squadra costruita sul mito del gioco di posizione, un sistema culturale – prima ancora che tattico – in cui le letture sono protagoniste. Un calcio che parte dalla ricerca del bello da parte di un allenatore italiano di 34 anni. «La bellezza salverà il mondo», diceva Dostoevskij, citato da Francesco Farioli nella sua tesi di laurea. Oggi, a Nizza, la bellezza domina il caos: vince le partite e fa innamorare i tifosi.