Una nuova età dell’oro per gli attaccanti nigeriani?

Osimhen, Gift Orban e non solo: la rete delle accademie sta scovando e valorizzando tantissimi talenti offensivi.

Nel 2018, alla vigilia della Coppa del Mondo, l’allora commissario tecnico della Nigeria, Gernot Rohr, portava in Russia Simeon Nwanko, meglio conosciuto come Simy, reduce da una stagione in doppia cifra con la maglia del Crotone in Serie A. Fu una mossa arrivata piuttosto a sorpresa, criticata da più parti in patria, ma fu anche una mossa necessaria, considerando la consistenza – diciamo pure la penuria – del reparto offensivo delle Super Aquile, almeno in quel momento storico. Voltandosi indietro, cinque anni più tardi, quella lacuna strutturale sembra essere stata definitivamente colmata. Anzi, adesso la Nigeria deve fare i conti con una situazione inversa, ovvero con un’evidente sovrabbondanza offensiva. Negli ultimi mesi sta sbocciando una nuova generazione di meravigliosi attaccanti nigeriani. Non solo Victor Osimhen, la naturale vedette di un gruppo deciso a riscattare la mancata qualificazione alla Coppa del Mondo in Qatar: dietro l’inarrestabile centravanti del Napoli, che sta trascinando la banda di Spalletti verso lo scudetto con una stagione favolosa da 25 gol e cinque assist, pullula un universo di formidabili giocatori offensivi pronti a prendersi la scena, e magari a riportare la Nigeria a rivivere i fasti degli anni Novanta.

José Peseiro, il commissario tecnico portoghese che lo scorso maggio ha preso le redini delle Super Aquile, guarda con interesse soprattutto al Belgio. Non a caso, chiaramente: la Jupiler Pro League, un campionato che ha lanciato anche lo stesso Osimhen – con il Charleroi nella stagione 2018-19 – ospita o ha ospitato di recente alcuni dei più promettenti attaccanti nigeriani del momento, tra cui Paul Onuachu, Terem Moffi, Victor Boniface e soprattutto Gift Emmanuel Orban. La punta del Gent è decisamente on fire. Prelevato a gennaio per poco meno di tre milioni e mezzo di euro dai norvegesi dello Stabaek, con cui nella stagione passata aveva realizzato 16 reti in 22 apparizioni contribuendo alla promozione in Eliteserien, ha avuto un impatto devastante sulla Jupiler Pro League. E non solo: nelle prime 10 partite con la maglia dei Buffalos ha messo insieme dodici gol e un assist decisivo, ma soprattutto ha segnato – in Conference League – la tripletta più veloce nella storia delle coppe europee, tre gol in meno di cinque minuti nel corso della gara degli ottavi contro l’Istanbul Basaksehir. Attaccante rapido, potente e dalla forte tensione verticale, Orban ha anche una buona tecnica oltre a doti balistiche notevoli, come ha dimostrato proprio a Istanbul in occasione del secondo gol, il più bello della serata, arrivato con una fucilata dai 25 metri finita dritta all’incrocio dei pali. La sensazione è che Orban rimarrà in Belgio ancora per poco, e anche lui stesso sembra esserne consapevole. Anzi, sulla prossima destinazione ha già le idee abbastanza chiare: «Sogno di giocare in Premier League, ma so che il mio livello deve crescere ancora molto per poterci riuscire un giorno», ha dichiarato.

Solo sessanta chilometri più a sud, a Saint-Gilles, c’è un altro attaccante nigeriano che sta facendo discretamente bene: Victor Boniface.
«Ora però Orban deve calmarsi un po’. La sua grande qualità è quella di segnare molti gol, ma potrebbe imparare a dribblare come me», ha scherzato ai microfoni di Het Nieuwsblad la punta dell’Union Saint-Gilloise, che secondo le indiscrezioni è stata puntata da numerose società italiane, tra cui anche il Milan. Arrivato anche lui dalla Norvegia, nel’estate 2022, Boniface si è caricato sulle spalle l’attacco unionista, realizzando 19 reti e sfornando 8 assist in 43 presenze con la maglia giallo-blu dell’USG. Due gol in più di quelli segnati da Paul Onuachu fino a gennaio, quando non ha resistito al richiamo della Premier League, lasciando il Belgio per approdare al Southampton, anche se l’avventura inglese per ora non è ancora decollata. Forse l’ultimo, grande treno della carriera per un giocatore nato nel 1994, che ha caratteristiche da prima punta pura rispetto agli altri due, laureatosi capocannoniere della Jupiler Pro League nel 2021 con 29 reti all’attivo.

È un nove strutturato anche Terem Moffi. Come per gli altri, anche per lui il Belgio è stato un trampolino di lancio: notato dal Lorient quando era al Kortrijk, dove era arrivato dopo essere esploso nel campionato lituano, in tre stagioni con la maglia arancio-nera dei “merlus” ha realizzato 35 reti e servito sette assist. Non deve stupire, quindi,  se nell’ultima finestra invernale di mercato il Nizza abbia sborsato 30 milioni di euro, bonus compresi, per portarlo in Costa Azzurra, vincendo la concorrenza di numerosi club di Premier League. Les Aiglons sono già stati ripagati sul campo: Moffi, infatti, ha già regalato ai suoi nuovi tifosi quattro reti e due assist in otto partite tra Ligue 1 e Conference League.

È arrivato il momento di conoscere meglio Gift Emmanuel Orban

Insomma, c’è parecchio materiale per costruire una grande Nazionale, almeno dal punto di vista offensivo. Il più felice di tutti, ovviamente, è José Peseiro: se l’allenatore portoghese si ritrova tra le mani tutto questo ben di Dio, tuttavia, una parte del merito è anche in parte del calcio locale, in particolare delle accademie. La Nigeria, infatti, è uno dei Paesi africani in cui è presente il maggior numero di accademie private, comprese quelle gestite dai club europee o aperte da ex calciatori, come la Papilo Football Academy di Nwanko Kanu o la Simoben di Victor Moses. La Ultimate Strikers di Lagos, dove è sbocciato il talento di Victor Osimhen, è una delle più celebri. «Suo padre era un mio carissimo amico. E così quando Victor aveva undici anni, fu proprio lui a chiedermi di portarlo lì. In ogni caso, lo vedevo spesso giocare a calcio per strada, e già mostrava buone qualità», ha ricordato Chinedu Ogbenna, uno dei primi coach di Osimhen, in un’intervista rilasciata al portale europacalcio.it.

Della stessa città è anche il Real Sapphire, club in cui si è formato Boniface, famoso per possedere una delle accademie giovanili pìù all’avanguardia del Paese. È stata voluta fortemente da Frank Peters, il tycoon a capo del club, con l’obiettivo di sviluppare il calcio di base e valorizzare il talento nigeriano. «Ho osservato molte squadre di calcio in Europa. Dopo averle studiate attentamente, con particolare attenzione ai loro modelli di sviluppo giovanile, abbiamo deciso di creare la Real Sapphire Football Academy. Sono convinto che siamo sulla strada giusta e sono determinato a realizzare appieno le potenzialità del nostro Paese nel calcio», ha spiegato Peters. All’inizio l’Epe Campus della Lagos State University ha fatto da quartier generale e da campo temporaneo della Real Sapphire Football Academy, ma successivamente l’attività si è spostata ad Eleko, dove Peters ha costruito una vera e propria cittadella sportiva, dotata di strutture all’avanguardia. «Lo sviluppo avverrà in diverse fasi», ha precisato il presidente. «Costruiremo anche uno stadio ultramoderno. Stiamo progettando un’accademia che sarà una delle migliori del continente e del mondo. Il nostro obiettivo principale rimane quello di dare l’opportunità ai giovani di crescere e valorizzarsi. Questo è principalmente il motivo per cui sono entrato nel calcio».

Tutto ciò senza dimenticare una importante e delicata missione sociale: «I ragazzi saranno ospitati nel nostro terreno e da lì andranno a scuola. L’accademia di calcio va di pari passo con l’istruzione. Inoltre forniremo anche assicurazione sanitaria, il tutto gratuitamente», ha spiegato ancora il presidente. Per avviare il progetto, nel 2016, ha ingaggiato Jorge Gomez, un coach nato in Italia, e gli ha affidato il ruolo di allenatore e responsabile dello sviluppo giovanile . «Ha la capacità per raggiungere gli obiettivi prefissati e portare prestigio alla nostra accademia», ha detto di lui Peters, rivelando che i giocatori «sono reclutati con cura perché non possiamo permetterci di deludere nessuno». La promessa sembra essere stata mantenuta: oggi sette anni più tardi, i primi risultati si iniziano ad intravedere. E la Nigeria ringrazia, sperando di poter sollevare il più presto possibile quella Coppa d’Africa che manca da oltre un decennio.