C’è una nuova Europa alla Ryder Cup

Il Team Europe del 2023 è coraggioso e sperimentale: nuovi giocatori in campo, nuovi tessuti nelle divise Loro Piana. Una manifestazione che è un laboratorio. Del golf e non solo.

La Ryder Cup è soprattutto una questione di casa e trasferta. Come succede per certi stadi quasi inespugnabili nel calcio, tipo il Camp Nou a Barcellona, il Bernabéu a Madrid, San Siro a Milano, però con i continenti interi. Dopo aver fatto tappa in America, come vuole la tradizione dell’alternanza, la Ryder 2023 torna in Europa, più precisamente a Roma, al Marco Simone Golf & Country Club. Non lo diresti, pensando a uno sport come il golf, che la geografia conti così tanto. Eppure. Sono trent’anni che gli Stati Uniti non vincono da queste parti: era il 1993, si giocava naturalmente nel Regno Unito, a The Belfry, Sutton Coldfield, pochi chilometri da Birmingham. Scriviamo “naturalmente” perché a quel tempo il vecchio mondo era, all’interno dell’universo Ryder, rappresentato geograficamente soltanto dalle isole britanniche.

È una storia che dimostra quanto i nazionalismi siano dannosi, tra l’altro: prima del 1979, soltanto i giocatori britannici potevano competere contro gli Usa. E gli Usa infatti dominavano: 18 a 3, con solo un pareggio. Dal ’79 in poi, il Team GB diventa Team Europe, e le statistiche si invertono: l’Europa passa in vantaggio, gli Usa dietro. Quindi, si torna a Roma. Con un bel po’ di novità, perché la Ryder insegna anche a ribaltare tutti i cliché che circondano il golf. La prima è che il Team Europe sarà una bella sperimentazione, fatta di giovani, di scommesse, di scelte coraggiose. L’edizione passata è stata una batosta: 19-9 per il Team Usa, una sconfitta che non si vedeva da tempo.

Per provare a invertire la corrente, per difendere l’imbattibilità su suolo europeo oltre il trentennio in corso, il Team Europe ha fatto una piccola rivoluzione: il numero dei “captain’s picks” è stato alzato a sei, e in molti si sono accorti che le scelte del capitano Luke Donald sono improntate al coraggio, necessarie alla costruzione di un futuro. Non ci sono i veterani come Sergio García, Lee Westwood, Ian Poulter. Dentro: i giovanissimi Ludvig Aberg e Nicolai Høigaard, rispettivamente 23 e 22 anni. Aberg, addirittura, è il primo giocatore nella storia della Ryder Cup a essere scelto prima ancora di giocare un Major Championship: un’ascesa rapidissima, se si pensa che è diventato professionista soltanto a giugno, e giocherà la sua prima Ryder Cup tre mesi dopo.

Si tratta di una sperimentazione che ha un’eco anche fuori dal campo, nelle divise che Loro Piana ha studiato e prodotto per il Team Europe – come fa ininterrottamente dal 2016. Anche qui, si tratta di una piccola rivoluzione improntata alla sperimentazione. L’azienda italiana ha usato standard sartoriali che, nel golf, erano completamente inediti. Per far sì che tutti i capi non siano minimamente d’impiccio durante gli swing, è stata usata per la prima volta la tecnologia 3D, che ha simulato le reazioni dei tessuti durante i diversi movimenti. Loro Piana ha sempre utilizzato gli sport – e la Ryder Cup – come “laboratorio a cielo aperto” per sperimentare tessuti all’avanguardia in tutte le condizioni atmosferiche.

D’altra parte, è la Ryder Cup: «The most un-golf golf tournament in the World», come ha scritto Paul Sullivan sul New York Times. Un posto in cui il golf è come uno sport da arena, tifato non solo con il cuore, l’attenzione, i nervi: ma con la voce, i polmoni, pure le mani. Nel 2018 girò molto un video ripreso a Le Golf National, in Francia, dopo la vittoria del Team Europe: mostrava centinaia di tifosi europei ancora nel club che battevano le mani a tempo, e cantavano sulle note di “Freed From Desire” di Gala, come in molti stadi (calcistici) d’Europa: «Europe’s on fire / Usa are terrified», e via di ritornello, di balletto, tutti abbracciati. Un’Europa così unita non si vede spesso, di questi tempi, e meno male che c’è la Ryder Cup, allora. Dopotutto siamo anche, quasi, in odore di anniversario: il Trattato di Maastricht, firmato nel 1992, diventò effettivo il primo novembre 1993, di fatto il compleanno – quest’anno trentennale – dell’Unione Europea.

Loro Piana e il Team Europe della Ryder Cup hanno una partnership continuativa dal 2016: la maison italiana veste gli atleti e i loro entourage in tutti gli impegni ufficiali, dentro e fuori dal campo. Una selezione delle uniformi del Team Europe sarà disponibile nella boutique Loro Piana di Roma durante i giorni della manifestazione.

Le divise Ryder portano con loro questo legame con l’Italia e l’Europa: Loro Piana ha utilizzato delle tonalità evocative dell’Italia, e poi della bandiera europea, oltre al colore più emblematico della Maison, il kummel. La collezione comprende una polo a maniche corte con colletto a camicia; una maglia a mezzocollo con cerniera in materiale tecnico Comfort Light abbinato a una lana superfine; un gilet impermeabile che asseconda i movimenti dei giocatori. Non mancano i pantaloni quattro tasche in lana stretch trattata Rain System®, leggeri e antipiega, dalla vestibilità classica e dai dettagli sartoriali.

Se la Ryder è così europea non dobbiamo dimenticare lo sforzo di Severiano Ballesteros, leggenda del golf spagnolo, che si spese molto per ottenere, nel 1997, il primo torneo fuori dalle isole britanniche. Lui, da giocatore, aveva già buttato giù il muro nel 1979, quando anche i continentali furono ammessi al torneo. Ballesteros è morto nel 2011 e da allora il suo spirito aleggia sugli swing del Team Europe.

Un occhio al futuro, per chiudere. Si parte dalla Junior Ryder Cup che si è giocata dal 26 al 28 settembre ed è il caso di tenerla d’occhio perché i ragazzini giocano sul serio, anche loro con le belle divise Loro Piana. E chissà che tra qualche anno non ci si ritrovi qualche talentino nel Team Europe. Intanto, in vista del 2025, dicono di tenere d’occhio Rasmus Højgaard, fratello gemello di Nicolai, il belga Adrien Dumont de Chassard, e lo spagnolo David Puig.

Da Undici n°52