Riccardo Orsolini, la bellezza può essere efficace

Il suo primo gol contro l'Empoli è il nostro momento preferito della settima giornata.

Nel gioco del calcio, il tacco non è solo una parte del piede che può essere utilizzata per controllare o colpire la palla: utilizzarlo ha infatti un significato metafisico, è una scelta culturale e quindi politica, anche perché si tratta di un gesto che viene visto in modo negativo, come se fosse un atto di scherno verso gli avversari, o di bellezza fine a se stessa – nel migliore dei casi. Ebbene, non è così. O meglio: non è sempre così. Perché la bellezza, a volte, può essere efficace. Una volta ce lo ha raccontato Antonio Cassano, con un delizioso stop su un lancio lunghissimo, seguito da un altro controllo di testa, da un dribbling a rientrare, da un tiro sul primo palo: era Bari-Inter 2-1, e quel gol è rimasto nella storia del calcio italiano, anche perché fu il primo realizzato da Cassano in Serie A. E Cassano, allora, aveva soltanto 17 anni.

Riccardo Orsolini, segnando come ha segnato contro l’Empoli, ci ha ricordato – e quindi raccontato di nuovo – più o meno la stessa cosa. Ci ha mostrato che il tacco, nel gioco del calcio, può essere uno strumento per raggiungere un fine. A volte, come nel suo caso, può anche essere l’unico strumento possibile. Per capire cosa intendiamo, basta rivedere l’azione di cui stiamo parlando: Luperto sparacchia male un passaggio che viene intercettato da Moro, il pallone si impenna e ricade nella zona occupata da Joshua Zirkzee, bravissimo a girarsi verso lo stesso Luperto, a inchiodare il corpo sul terreno di gioco e a farsi passare il pallone tra le gambe, liberando Orsolini sulla corsa. Solo che la traiettoria del pallone è ingestibile e arretrata, l’esterno del Bologna è scattato ed è già più avanti rispetto alla sfera, almeno così sembra. Poi però Orsolini alza la gamba sinistra all’indietro e tocca il pallone con la parte posteriore del piede, con il tacco, così si porta il pallone avanti in modo naturale, elegante, bellissimo.

E ora diteci, voi detrattori e moralizzatori del gioco: usare il tacco è sempre un gesto che schernisce l’avversario? È sempre un esercizio di bellezza fine a se stesso? No che non lo è: in questo caso l’utilizzo del tacco è una manifestazione di pura intelligenza mista a sensibilità tecnica. È arte funzionalità che si mischia alla tecnica. Orsolini non aveva alternative per non perdere quella palla, eppure il suo controllo ci rimarrà negli occhi ancora per qualche giorno.

Non è finita qui, perché in certi momenti è bene insistere: la palla rimbalza due volte sull’erba dello stadio Dall’Ara, Orsolini la controlla senza toccarla, solo con la mente, e questo possiamo dirlo perché assistiamo alla la giocata successiva ai danni di Walukiewicz. Avviene tutto in pochi istanti: il difensore polacco dell’Empoli esce forte ma non affonda il tackle, ha paura di fare fallo da rigore, e così viene evitato da Orsolini con un dolcissimo pallonetto-sombrero; la palla lo supera passandogli accanto, è come se l’avesse attraversato. A quel punto, il più è fatto. O meglio: le cose più belle e creative sono state fatte. Resta il tiro, la parte decisiva per non vanificare tutto, e arrivati a questo punto ha senso esagerare: Orsolini non si fa pregare, non aspetta che il pallone scenda del tutto, lo colpisce al volo mentre ha appena iniziato a ricadere verso terra. Anche in questo caso la sua non è una scelta estetica: quello era il momento perfetto per non farsi anticipare dall’accorrente Ranocchia. La conclusione è forte, tesa, sul primo palo. Il gol di Orsolini è una sinfonia che va vista e rivista più volte, da più angolazioni, per poterla apprezzare davvero:

Dopo questo gol, se volete, potete gustarvi anche il resto della sua tripletta

Nel resto della partita Bologna-Empoli, Orsolini l’ha presa sul serio, questa cosa di voler esagerare: si è divorato il secondo gol davanti alla porta spalancata, poi ha trovato il raddoppio con un diabolico colpo da biliardo, sempre col sinistro, e infine ha segnato il gol che gli è valso la prima tripletta in carriera. Come? Avviando l’azione con un altro colpo di tacco, la giocata migliore ma anche più bella che poteva fare per liberare El Azzouzi al cross sulla destra. A quel punto andare a chiudere l’azione a centro area con un diagonale di sinistro era la cosa più semplice, ma ci vuole qualità anche in quello. Orsolini ce l’ha, ce l’ha sempre avuta, sicuramente non è riuscito a metterla in mostra e a frutto con la continuità che ci aspettavamo, solo che  poi arrivano queste domeniche, certe giocate, e allora va bene tutto. Perché ci ricordano come può essere bello il calcio, mentre continua a essere un atto agonistico.