Il Makkabi, squadra ebrea di Berlino, ha sospeso le attività a causa dell’escalation tra Israele e Hamas

Gli attacchi in Israele e Palestina hanno delle ripercussioni anche sulla quinta divisione tedesca.

Qualche mese fa, in Germania e non solo, in tanti sono entrati in contatto con la storia del Makkabi Berlin: fondato nel 1970 da alcuni sopravvissuti alla Shoah, si è posto fin da subito come erede diretto della tradizione sportiva del Bar Kochba Berlin, un club costituito nel 1898 per promuovere la partecipazione degli ebrei allo sport – e che al suo apice, prima della presa del potere da parte dei nazisti, contava oltre 40mila membri. Il Makkabi ha sempre militato nelle serie inferiori berlinesi, ma ha vinto l’edizione 2023 della Berliner Landespokal – letteralmente: la Coppa dello Stato di Berlino – e così ha conquistato la possibilità di disputare il primo turno della DFB Pokal 2023/24, vale a dire la Coppa di Germania di quest’anno. Così è diventata la prima società di calcio dichiaratamente ebrea-tedesca ad aver avuto accesso a una competizione professionistica, ovviamente mantenendo il suo status dilettantistico – al momento il Makkabi milita nella Fußball-Oberliga Nordost 2023/24, quinta divisione della piramide tedesca. La sconfitta contro il Wolfsburg (0-6) era inevitabile, vista la differenza di censo tra i due club, ma ci sono partite in cui il risultato passa in secondo piano.

Ecco, tutto questo si è fermato da qualche giorno: il Makkabi Berlin, infatti, ha deciso di sospendere le proprie attività a seguito dell’escalation nel conflitto tra Israele e Hamas. La dirigenza del Neusterlitz, la squadra che avrebbe dovuto sfidare il Maccabi nella prossima gara di campionato, ha comunicato che «gli attacchi contro il mondo ebraico non lasciano altra scelta al club: devono mettere lo sport in secondo piano per il prossimo futuro». Di conseguenza, al momento è stata annullata anche la gara della Berliner Landespokal, di cui come detto il Makkabi è detentore, contro il Berolina Stralau. Non ci sono comunicazioni in merito alla ripresa degli allenamenti.

Ma perché il Makkabi ha preso questa decisione così netta? Semplice: nell’area di Berlino non ci sono più le condizioni giuste perché i giocatori di una squadra dichiaratamente ebrea possano allenarsi e giocare. Alon Meyer, presidente dell’associazione nazionale Makkabi Deutschland, che si occupa del coordinamento dello sport ebraico e sovraintende diversi club di calcio, è stato intervistato dalla Faz e ha dichiarato che «le misure prese nella capitale sono state più drastiche rispetto a quelle entrate in vigore nelle altre città. Non possiamo fare altro che fermarci. Questa è una sconfitta per tutta la Germania, per i valori democratici di questo Paese». Il problema è la sicurezza delle persone, come ha raccontato il capitano Doron Bruck al quotidiano berlinese Tagesspiegel: «Anche se giochiamo in quinta divisione, siamo comunque dei potenziali bersagli per possibili attacchi. Non possiamo correre questo rischio». In altre città tedesche, per esempio Francoforte, le attività collegate all’associazione Makkabi stanno proseguendo, però intensificando le misure di protezione.

Il Makkabi, in effetti, trasmette valori inequivocabili: nel crest del club c’è la stella di David, per dire. Allo stesso tempo, però, va detto che si tratta di una squadra multietnica: il capitano Bruck ha raccontato che «io e i miei compagni formiamo una squadra molto varia, proveniamo da 16 nazioni diverse». Questo, però, non cambia la sostanza: Berlino è considerata una città a rischio per qualsiasi manifestazione che rimandi a Israele, al punto che gli ebrei residenti in città stanno rinunciando ad andare in sinagoga e a indossare la kippah per paura di subire attacchi. Niente di diverso da quanto sta succedendo al Makkabi Berlin, costretto a fermarsi in attesa di nuovi ordini. In attesa che torni la normalità.