Alla fine la contestata pista da bob a Cortina per le Olimpiadi non si farà

Al termine di un lungo contenzioso, è arrivato l'annuncio ufficiale di Giovanni Malagò, presidente del Coni.

La notizia ufficiale è arrivata direttamente dall’ultima riunione CIO, in corso si svolgimento a Mumbai: Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha annunciato che la pista di bob di Cortina d’Ampezzo non sarà ricostruita, cioè non sarà rimodernata perché venga utilizzata ai Giochi Olimpici invernali del 2026, assegnati a Milano e alla località sulle Dolomiti venete. Di conseguenza, le gare di bob, slittino e skeleton non saranno ospitate su suolo italiano: si svolgeranno in un impianto all’estero, e la prima candidatura che filtra è quella dell’Austria. Ma andiamo con ordine, e ricostruiamo ciò che è successo intorno alla pista di bob di Cortina.

I problemi relativi a quell’impianto, inaugurato nel 1923 e ristrutturato l’ultima volta nel 1981, sono molteplici: da tempo, infatti, il comitato organizzatore dei Giochi faceva fatica a trovare delle aziende che potessero occuparsi della modernizzazione della pista di Cortina. Come racconta Il Post in questo articolo, il primo bando di gara – pubblicato a luglio 2023 – era andato deserto, visti gli alti costi e i tempi strettissimi per la ricostruzione dell’opera. Era andata allo stesso modo anche a settembre, quando era stata avviata una procedura negoziata. Inizialmente i costi preventivati toccavano gli 80 milioni di euro, poi il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, aveva detto che si sarebbe potuto andare oltre i 120 milioni complessivi. E poi, come anticipato, c’era la questione relativa ai tempi: il bando prevedeva 807 giorni di lavori, praticamente il tempo che manca all’inizio delle gare; la pista, però, deve essere completata molto prima, così che possano svolgersi tutte le gare di collaudo necessarie per ottenere le autorizzazioni da parte del CIO.

Oltre a questi ostacoli “logistici”, anche le contestazioni degli abitanti di Cortina hanno contribuito a rallentare il progetto. Il 24 settembre scorso, infatti, si è svolto “Pista da Bob. Ultima chiamata”, evento organizzato dal gruppo consiliare “Cortina Bene Comune”, per manifestare contro la ricostruzione dell’impianto intitolato a Eugenio Monti, leggenda del bob italiano e campione olimpico a Grenoble 1968. L’incontro del 24 settembre ha rappresentato l’apice delle proteste contro il rifacimento della pista: da tempo diversi movimenti locali contestavano la scarsa utilità della struttura rimodernata, il suo impatto ambientale, gli alti costi per i lavori e poi per il mantenimento della struttura al termine delle Olimpiadi, costi che sarebbero ricaduti inevitabilmente sul comune di Cortina d’Ampezzo. I primi sondaggi tra gli abitanti della cittadina in provincia di Belluno, somministrati già ad agosto 2021, evidenziavano la contrarietà alla ricostruzione della pista, a causa di problemi legati agli alberi che sarebbero stati abbattuti, allo smantellamento di alcuni campi da tennis e di altre strutture sportive/ricreative attive nella zona, al fatto che in Italia ci siano pochi bobbisti, e che quindi l’opera sarebbe diventata inutile subito dopo la fine dei Giochi Olimpici. Esattamente come successo all’impianto di Cesana, costruito appositamente per i Giochi di Torino del 2006: la pista è stata chiusa pochi anni dopo i Giochi a causa di un bilancio in grave perdita, sostanzialmente per inutilizzo.

Il governo italiano ha ratificato la decisione di non ricostruire la pista di Cortina, il CIO e il Coni l’hanno condivisa. E ora si pone il problema immediatamente consequenziale: dove si svolgeranno le gare di bob, slittino e skeleton? La risposta è inevitabile, visto che in Italia non ci sono altre piste di bob attive: bisognerà andare all’estero. Si tratterebbe di una prima volta assoluta nella storia dei Giochi Invernali: mai prima d’ora, infatti, delle gare sono state ospitate al di fuori del Paese designato dal Comitato Olimpico Internazionale. Come detto, la candidata numero uno è l’Austria, che potrebbe proporre la pista di Insbruck: «Saremmo felice di sostenervi», ha detto Karl Stoss, presidente del Comitato olimpico austriaco subito dopo l’annuncio di Malagò. Al momento, sembra l’unica soluzione percorribile.