Perché molte squadre dei Paesi Bassi hanno un nome ispirato ai miti greci?

C'entrano le trasformazioni del calcio e della società olandesi a inizio del Novecento.

L’Ajax sta vivendo un momento a dir poco oscuro, di certo il più negativo della sua storia recente. Eppure il blasone resta lì intatto, e racconta di una nobiltà destinata a sopravvivere a qualsiasi crisi. Forse, chissà, il destino del club di Amsterdam è scritto nel suo nome: l’Ajax trae è stato fondato ispirandosi ad Aiace Telamonio, uno dei protagonisti dell’Iliade di Omero e del Ciclo epico – quel gruppo di poemi che narrano le vicende della Guerra di Troia e quelle collegate a questo conflitto. Senza voler scendere troppo nei particolari: Aiace era il più alto tra gli Achei, secondo solo a suo cugino Achille per forza negli scontri in battaglia; inoltre uscì indenne da tutte le battaglie descritte dall’Iliade ed è l’unico tra i protagonisti del poema a non ricorrere mai all’aiuto di uno degli dei schierati al fianco delle parti in lotta.

Bene, ora sappiamo qualcosa di più sul nome dell’Ajax e su Aiacide. L’ispirazione alla mitologia greca non è un caso isolato, nel senso che non riguarda solo il club di Amsterdam: basta scorrere la classifica della Eredivisie per rendersi conto che i pionieri del calcio olandese erano piuttosto attratti dalla cultura ellenica. Nello stesso campionato dell’Ajax, infatti, ci sono lo Sparta Rotterdam e l’Heracles Almelo; nelle serie inferiori c’è invece l’Achilles 29, piccola società con sede a Groesbeek, al confine con la Germania. Oltre a quella esercitata dell’Antica Grecia, il movimento calcistico dei Paesi Bassi si è fatto affascinare anche dall’influenza latina: l’Excelsior, terza società di Rotterdam per blasone dopo Feyenoord e Sparta, deve il suo nome a un’espressione latina che significa “migliore, più alto”; il Vitesse, invece, prende il nome da un’espressione latina che significa “velocità”.

Se escludiamo casi eclatanti ma isolati, si pensi alla Juventus e all’Atalanta, non ci sono altri campionati in cui si sentono così forti i richiami della cultura classica. Ma perché nei Paesi Bassi è andata proprio in questo modo? Una spiegazione l’ha trovata Espn in questo articolo calcistico ma anche storico-sociale: Jurryt van de Vooren, storico dello sport olandese, ha spiegato che «il calcio dei Paesi Bassi ha avuto uno sviluppo diverso rispetto ad altri Paesi: da noi lo praticavano soprattutto gli appartenenti alla borghesia, o comunque a ceti medio-alti; in altre nazioni europee, invece, era il gioco più amato dai proletari». Da qui è facile capire come e perché i club abbiano scelto dei nomi di ispirazione classica: «Era un’affermazione di superiorità», spiega Van de Vooren. «Chi fondava le squadre dimostrava di aver ricevuto una buona istruzione, di essere andato a scuola, a differenza di chi apparteneva ai ceti meno abbienti».

Col tempo e con i cambiamenti sociali avvenuti nei Paesi Bassi, soprattutto a cavallo della Grande Guerra in cui sono rimasti neutrali, le differenze sociali ed economiche si sono assottigliate. La trasformazione del calcio in sport popolare, o comunque trasversale, ha accelerato il cambio di denominazione nelle nuove società. In questo senso, Van de Vooren ha spiegato che «il passaggio dal greco/latino all’inglese e poi al fiammingo è coinciso con l’inizio di una nuova era, per il calcio olandese. Poi a un certo punto sono finiti anche i riferimenti. Il Feyenoord, per esempio, inizialmente si chiamava Celeritas, una parola latina che vuol dire “rapidità”. A un certo punto è salito in prima divisione, doveva affrontare un’altra squadra che si chiamava allo stesso modo e decise di cambiare, diventando per l’appunto Feyenoord». Che è sicuramente meno suggestivo di “Heracles” o “Achilles”, ma nel frattempo ha acquisito un po’ di blasone in più.