Venerdì 13 ottobre, in occasione della partita tra Francia e Paesi Bassi, la Nazionale Oranje è scesa in campo senza giocatori dell’Ajax nell’undici titolare: un evento che non si verificava dal 1981, ma soprattutto un segno inequivocabile del terribile stato di confusione in cui si trova la società di Amsterdam. L’Ajax sta vivendo il peggior inizio di stagione della sua gloriosa storia, è reduce da quattro sconfitte consecutive e, con i suoi cinque punti dopo sette gare, è al penultimo posto in Eredivisie, tristemente perduto in zona retrocessione. Quest’anno doveva segnare l’inizio di un nuovo ciclo e invece la squadra si è già fermata, intrappolata tra presente e passato, così ha finito per ingarbugliarsi in in una crisi che non lascia spazio al futuro.
Il crollo del club si riflette sull’intera città, dove si respira un chiarissimo senso di malinconia, percepibile semplicemente camminando per le vie, per i ponti sospesi, costeggiando i canali. Dopo un anno e mezzo che vivo ad Amsterdam, ho capito che questo è un luogo in cui la gente è legata al calcio in maniera diversa, quasi trascendentale. È una di quelle città in cui l’identità culturale coincide perfettamente con quella di una squadra: nella fattispecie, l’Ajax. Non a caso, il culto di Johan Cruijff si sparge lungo le sponde dell’Amstel nelle forme più impensabili: la sua foto si trova incorniciata nei bar, il suo volto serioso è ritratto su bandiere mosse dal vento, oppure con le braccia alzate in segno di vittoria negli adesivi sui parchimetri.
Non è solo una questione di storia: il modello-Ajax, unico e inconfondibile e in grado di tornare grande decennio dopo decennio, si rispecchia nel tessuto sociale di una delle città più eterogenee e all’avanguardia d’Europa. Solo che da qualche settimana l’Ajax si è spento, e di conseguenza lo ha fatto anche Amsterdam. Squadra e città sono svanite entrambe il 24 settembre 2023: nel giro di poche ore quello è diventato, secondo i media olandesi, il “giorno nero dell’Ajax”, e di certo verrà ricordato come uno dei punti più bassi nella storia del club. Alle 16.20, sopra la testa delle 55mila persone assiepate nella Johan Cruifff Arena, nonostante la nebbia dei fumogeni lanciati in campo dalla F-Side (la curva dell’Ajax), le esplosioni dei petardi e le scintille dei bengala, il maxischermo elettronico dello stadio si legge benissimo. E segna il seguente risultato: Ajax 0 Feyenoord 3, quando il cronometro della partita è soltanto al minuto 57′. Per un solo momento pare che il rumore e i botti si fermino. Lo speaker inizia a parlare: «La partita è sospesa. Siete pregati di abbandonare i vostri posti», ripete diverse volte. Le esplosioni provenienti dalla Vak 410 – la tribuna che ospita la F-Side – riprendono più rumorose. Nel frattempo, il campo si è svuotato: i giocatori sono rientrati negli spogliatoi guidati dall’arbitro, costretto a interrompere la partita perché il rettangolo di gioco è invisibile, seppellito sotto i fumogeni e i bicchieri lanciati dagli spalti.
Come (non) si vedeva il terreno di gioco, direttamente dalla curva
Regna sovrana la confusione. La maggior parte dei tifosi mantiene lo sguardo basso, colpito nello spirito dall’umiliante 3 a 0 del Feyenoord nel “Klassieker” – la partita più importante d’Olanda, una sfida che esalta un’autentica lotta territoriale tra Rotterdam e la capitale. Si muovono verso l’uscita, avvinghiati l’uno con l’altro, in silenzio, come una schiera di anime in pena. Mentre i componenti della F-Side continuano a lanciare oggetti in campo, inferociti per la sconfitta contro i rivali e per la quinta partita consecutiva in Eredivisie senza vittoria.
Ma non è finita qui. Gli hooligans, portati fuori dallo stadio, provano a rientrare sfondando con pietre, pugni e calci una porta d’ingresso, arrivando allo scontro violento, in un’azione di terrore contro la polizia in tenuta antisommossa. Nel frattempo, Maurice Steijn, l’allenatore dell’Ajax arrivato a inizio stagione, si presenta davanti alle telecamere con un viso sconvolto, sull’orlo delle lacrime, difendendo il proprio operato: «Vedo ancora una possibilità, possiamo fare bene. L’ho visto anche nel primo tempo di oggi», dice. Peccato che il suo Ajax fosse sotto di tre gol dopo 37 minuti di gioco.
Tuttavia, il principale colpevole di questa crisi, secondo la società e i tifosi in rivolta, è il direttore sportivo tedesco Sven Mislintat. Non a caso, alle 18.30 di quello stesso pomeriggio, viene licenziato. Mislintat, ex responsabile dello scouting del Borussia Dortmund e dell’Arsenal, oltre che direttore sportivo dello Stoccarda, è arrivato ad Amsterdam nell’aprile 2023. E si è trovato a dover lavorare su una rosa incoerente, in uno strano momento di transizione tra il vecchio e il nuovo – che solitamente ad Amsterdam coincidono in maniera armonica. Il motivo di questa situazione disfunzionale va ricercato nei 13 mesi precedenti, in cui la squadra era rimasta senza un vero e proprio direttore sportivo, colpita profondamente dall’addio improvviso di Overmars, artefice del grande decennio 2012 –> 2022 ma costretto ad abbandonare la società dopo uno scandalo sessuale.
Mislintat in pratica viene scelto per rimettere ordine nel club, solo che viene accolto tra mille dubbi, fin da subito viene etichettato come un dirigente non idoneo all’ambiente. D’altronde la squadra di Amsterdam segue un credo radicale che si fonda sulla purezza ideologica di Johan Cruijff e, soprattutto, da un profondo senso di appartenenza alla sua stessa città. Il legame che tiene unito l’Ajax con Amsterdam è talmente viscerale che quasi viene considerato un fattore concreto del gioco. E per i tifosi questo sentimento è un requisito necessario per poter dirigere la squadra. Sven Mislintat, invece, tenta di convincere gli scettici realizzando una vera e propria rivoluzione. Ma a modo suo. Trasforma quasi completamente la rosa partendo dalle cessione dei giovani più promettenti, quelli ereditati dal ciclo precedente: Kudus, Timber, Bassey e Álvarez. Cambiano squadra anche Klassen e Tadic, e così lo spogliatoio resta senza leader. Nello specifico, Tadic, capitano nelle ultime quattro stagioni, ha deciso di terminare il proprio contratto a causa di divergenze con la nuova dirigenza. Che, secondo il serbo, stava ridimensionando il livello della squadra e quindi delle ambizioni.
Nelle settimane successive Mislintat spende più di 100 milioni – non pochi per l’Ajax – per dodici nuovi acquisti, fidandosi del proprio metodo, che si fonda su uno studio analitico dei dati. Sono calciatori provenienti da dieci campionati diversi, di secondo livello o comunque non superiori all’Eredivisie. In realtà i nomi sembrano intriganti, si pensi per esempio al difensore 22enne Sutalo, arrivato dalla Dinamo Zagabria, al centravanti georgiano Mikautadze, reduce da 23 gol in Ligue 1, e a Carlos Forbs, esterno portoghese 19enne dal baricentro basso, prelevato dall’Academy del Manchester City. Tuttavia si tratta di calciatori cresciuti in contesti molto differenti rispetto a quello di Amsterdam, abituati a identità tattiche ben lontane da quella dominante e di controllo dell’Ajax, da quei concetti che rendono unico il club di Amsterdam e che vengono imposti, più che richiesti, a tutti gli allenatori che arrivano nel club. Se Mislintat pensava di ripartire cambiando l’intera rosa, non ha considerato che inserire dodici nuovi giocatori in un sistema del genere, non può essere immediato. Né facile. Per questo il mondo Ajax ha condannato ed esonerato il direttore sportivo. Senza riservare, per ora, lo stesso trattamento al tecnico Steijn.
Risultato: agli occhi dei tifosi il nuovo ciclo aperto quest’estate sembra fin da subito destinato a fallire. In pochi mesi, dopo due sole vittorie in undici partite ufficiali, l’Ajax deve già ripartire da zero. «Abbiamo visto tutti che c’è stato un enorme spreco di soldi. Lo si sapeva già: Mislintat non poteva funzionare», ha detto Rafael van der Vaart dopo l’esonero del tedesco. Che è stato vissuto tra la rabbia dei tifosi, diventata un caso nazionale, e le ombre di un nuovo scandalo: secondo un’indagine di NOS, uno dei principali medium sportivi olandesi, l’arrivo estivo di Borna Sosa, esterno croato ex Stoccarda, è stato formalizzato nell’ambito di una matrioska di società – un’agenzia tedesca comproprietaria di un’azienda specializzata in data analysis fondata dallo stesso Mislintat– legate all’ex direttore sportivo. Che, quindi, potrebbe aver agito in regime di conflitto di interessi: una condotta espressamente vietata dalle regole interne del club.
Il calcio delle volte può essere crudele, può essere cinico. In poco tempo una squadra può passare dallo sfiorare una finale di Champions League, con una rosa giovane e brillante, alla zona retrocessione, tra Volendam e Waalwijk. Anche se si chiama Ajax. Ed è così che si trascinano le tifoserie e le città in uno stato d’indifferenza, anche se si chiama Amsterdam. Per intenderci: domenica 7 ottobre, con un amico tifoso, siamo andati in un bar nella zona Est, a pochi metri da dove sorgeva il De Meer, lo storico dove è nato il Totaalvoetbal, il calcio totale. Ma abbiamo trovato la sala vuota, i tavoli deserti. Rimbomba la telecronaca di un triste Ajax-AZ Alkmaar, proiettato su un megaschermo. Così, da soli, davanti a una Heineken gelata, dopo lo 0-2 dell’AZ (alla fine l’Ajax perderà 1-2), l’amico mi parla sottovoce, come per paura che qualcuno lo possa sentire, e sussurra: «Non abbiamo più futuro».
La società, ora, si ritrova senza una guida. E perciò è finita – anche se provvisoriamente – nelle mani di Jan van Halst, un ex calciatore con poche presenze, che solo un anno e mezzo fa era tra i partecipanti di Expeditie Robinson, ovvero la versione olandese dell’Isola dei Famosi. Eppure, osservando bene lo sguardo di Chris, il mio amico, intravedo una fievole speranza: è la fiducia che l’Ajax possa rifiorire di nuovo, rispettando la propria identità, tornando a quella progettualità pedagogica che ha fatto la storia del calcio. Il futuro può ricominciare solo da quella sottile linea immaginaria, indissolubile, apparentemente perduta, che lega l’Ajax ad Amsterdam, che si esprime in un calcio creativo, di controllo, esteticamente godibile, in cui i talenti cresciuti nel club si sono sempre esibiti. Forse il primo passi è già stato fatto: Louis van Gaal, qualche giorno fa, è diventato consigliere dell’Ajax.