Lo stadio di Viña del Mar, alle radici del calcio

Un estratto del libro Il giro del mondo in 80 stadi, edito da Meltemi.

Fra il 1904 e il 1929, in America del Sud venivano regolarmente organizzati dei tornei inglesi di calcio. In totale, una dozzina di squadre vennero a esibirsi in Argentina, Uruguay e Brasile. Una pratica che ha contribuito alla diffu-sione del calcio sul continente all’inizio del XX secolo. Considerati come modelli, i club inglesi hanno infatti forte-mente influenzato le squadre locali. In un’epoca in cui l’Impero britannico era ancora al suo apogeo, l’immigrazione di cittadini britannici, venuti a lavorare per le imprese inglesi impiantate sul continente, contribuisce a sua volta ad accelerare lo sviluppo del calcio, in particolare attraverso la creazione di club inspirati ai loro omologhi britannici.

Così è nata la Corporación Deportiva Everton di Viña del Mar, fondata nel 1909 da David Foxley. Questo nipote di immigrati di Liverpool, colpito dalla venuta dell’Everton FC – club di Liverpool fondato nel 1878 – ha voluto rendere omaggio alla tournée effettuata a Buenos Aires e a Montevideo in quell’anno. Creato a Valparaiso, il club ha il suo quartier generale nel comune di Viña del Mar dove il suo stadio troneggia accanto alla Laguna Sausalito, né è un caso se il club è nato lì. Perché molto spesso le imprese dell’Impero si piazzavano vicino alle grandi città costiere. Oltretutto il porto di Valparaiso, il maggiore del Cile, era aperto al libero scambio dal 1811 per cui gli inglesi vi costruirono una delle loro più grandi colonie. Più di 32.000 residenti vi si installarono fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Tutti gli ingredienti per la nascita del CD Everton Viña del Mar erano dunque presenti.

D’altronde si può osservare lo stesso meccanismo in tutti i paesi sudamericani. In Uruguay il Central Uruguay Railway Cricket Club – che più tardi darà vita al Peñarol – viene fondato nel 1891 dagli impiegati della società britannica incaricata della gestione della ferrovia. In Brasile, lo SC Corinthians Paulista deve il proprio nome alla squadra inglese Corinthian FC, che disputa sei incontri a San Paolo e Rio nel corso di una tournée nel paese. Idem in Argentina, dove l’influenza è ancora maggiore che altrove. Il CA River Plate deve il proprio nome alla scritta sulle casse maneggiate dai dockers del porto di Buenos Aires: versione anglicizzata del “Rio de la Plata”, il fiume che separa l’Argentina dall’Uruguay. Quanto al Vélez Sarsfield è così battezzato in onore del redattore del codice civile argentino del 1869, d’origine irlandese, e il CA Banfield, fondato da due britannici, deve il nome a Edward Banfield, direttore della società che gestisce la rete ferroviaria argentina.

In certi casi, l’influenza si è estesa anche ai colori. Il presidente del CA Independiente, colpito dal Nottingham Forest in occasione di una tournée, ha suggerito di cambiare il bianco e blu della maglia con il rosso degli inglesi. Montevideo ospita un club chiamato Liverpool FC a causa delle molte navi provenienti dalla città portuale inglese all’inizio del XX secolo. Pur non esistendo alcun legame ufficiale con i Red inglesi, il club uruguaiano ha voluto rendere loro omaggio adottando dal 2005 una divisa rossa per le partite all’estero.

Da parte dell’Everton Viña del Mar i legami con il suo omologo sembrano più formali. Nel 1950, gli inglesi avevano infatti spedito un telegramma di felicitazioni in occasione del loro primo titolo di Campioni del Cile. Nel 2010, gli inglesi hanno anche ospitato la “Coppa della fraternità”, una partita amichevole tra i due Everton, prima di inaugurare l’anno dopo un memoriale per commemorare i membri dei due club caduti nel corso delle due guerre mondiali. E pensare che un giorno si potrebbe assistere a un “derby” tra il Liverpool di Montevideo e l’Everton di Viña del Mar.

Un estratto del libro Il giro del mondo in 80 stadi, edito da Meltemi
Foto in apertura: Leonard Molina