Il Portogallo è in forma come mai nella storia

Dieci vittorie in dieci partite di qualificazione, 36 gol segnati. E un nuovo progetto che mette il talento al centro di tutto.

Il Portogallo ha chiuso il suo percorso di qualificazione a Euro 2024. E l’ha fatto in sordina, se facciamo la proporzione con l’andamento delle gare precedenti: la Nazionale di Cristiano Ronaldo e del ct Martínez ha vinto “solo” 2-0 in casa contro l’Islanda, un risultato finanche deludente, considerando che fino a quel momento la Seleção aveva messo insieme nove vittorie in nove partite con 34 gol fatti e soltanto due subiti. Ovviamente stiamo ragionando e scrivendo in termini eufemistici: la Nazionale portoghese, infatti, può essere solamente entusiasta di come sono andate le cose, di come stanno andando le cose. Mai prima d’ora, infatti, il Portogallo era riuscita a vincere tutte le dieci partite di un girone di qualificazione a una grande competizione internazionale.

Certo, parlando del Portogallo che va a Euro 2024 va fatta la tara di un girone di qualificazione non proprio trascendentale: la Slovacchia seconda classificata ha messo insieme 22 punti, il miglior Lussemburgo di sempre è arrivato a quota 17; le altre tre squadre sorteggiate erano Islanda, Bosnia e Liechtenstein. Detto questo, gli ultimi mesi della Nazionale portoghese sono stati davvero esaltanti, anche perché coincidono con l’inizio di un nuovo progetto: quello legato alla figura di Roberto Martínez, ex commissario tecnico del Belgio, primo commissario tecnico straniero ed europeo – e quindi anche spagnolo, ovviamente – nella storia della Seleção. Fin dal suo arrivo, Martínez ha saputo ricucire i rapporti con i giocatori, Cristiano Ronaldo su tutti, e ha costruito un sistema di gioco in grado di esaltare l’enorme quantità di talento che ha a disposizione. Tutti, a turno, sono stati coinvolti da protagonisti: accanto agli intoccabili Ronaldo, Bernardo Silba e Bruno Fernandes, hanno trovato e/o ritrovato spazio calciatori come João Félix, Rafa Leão, Diogo Jota, Ricardo Horta, Gonçalo Ramos.

Insomma, gli ultimi tempi un po’ grami di Fernando Santos – ct del Portogallo fino ai Mondiali 2022, accusato a più riprese di non essersi aggiornato, di essere diventato un allenatore fin troppo conservatore – sono ormai alle spalle. La Seleção è tornata a divertire e a divertirsi, a praticare un calcio moderno, fluido, dinamico. A volte fin troppo sfrontato, almeno in apparenza: in alcune gare del girone di qualificazione, tra cui la penultima in casa del Liechtstein, Martínez ha schierato tutti insieme Ronaldo, Bruno Fernandes, Bernardo Silva, Diogo Jota, João Félix e Gonçalo Ramos, disponendo la sua squadra con un visionario 3-3-4 e con Ruben Neves al centro della difesa. Ora è chiaro che la scarsa consistenza degli avversari abbia spinto il ct a rischiare, a sperimentare qualcosa che quasi sicuramente non sarà riproposta in Germania tra qualche mese, ma quella formazione resta. È un fatto. O meglio: è una dichiarazione di intenti, è un’indicazione chiara di quello che vedremo agli Europei. Una manifestazione a cui il Portogallo si presenterà come favorita d’obbligo, accanto alla Francia e all’Inghilterra. Tutte le altre, lo dicono i numeri, partiranno un gradino sotto. Forse anche due.