Nelle ultime settimane, il kicker dei Dallas Cowboys, Brandon Aubrey, si sta prendendo la scena del football americano. A parlare per lui sono i record che sta collezionando come se fossero figurine: dall’inizio di questa stagione, la sua prima in una squadra NFL, è diventato il kicker che ha realizzato più field goal consecutivi a inizio carriera nella lega (31), il primo giocatore a trasformare i primi 10, 20 e 30 field goal tentati, il primo giocatore a realizzare due field goal da 59+ yard in una singola partita (10 dicembre 2023 contro i Philadelphia Eagles) e a realizzare il field goal più lungo nel primo quarto di una partita, da 60 yard (sempre nel match contro gli Eagles). Insomma, si può dire: stiamo parlando di uno dei migliori kicker dell’intero campionato. Il fatto, però, è che Aubrey ha una storia particolarissima: prima del suo arrivo ai Cowboys, è stato un calciatore professionista nella MLS. Solo dopo si è trasformato in un giocatore di football. A naso, sembra aver fatto la scelta giusta.
Come racconta Espn in questo articolo, tutto è cominciato quando Aubrey aveva dieci anni: con la sua prima vera squadra di calcio, i Dallas Texans 95 Red, ha conquistato diversi titoli statali ed è stato anche nominato capitano. Dopo aver partecipato ad alcune competizioni internazionali, è stato selezionato per la squadra del suo liceo – la Plano Senior High School, sempre nel Texas – per poi entrare a far parte dei Dallas Texans, società iscritta a una lega di sviluppo direttamente collegata con la Federcalcio americana e con le franchigie MLS. Infine, al college, Aubrey ha giocato – dal 2013 al 2016 – con i Notre Dame Fighting Irish, che rappresentano l’omonima università dell’Indiana. È stato un passaggio fondamentale: pochi mesi dopo, Aubrey è stato selezionato dal Toronto FC come 21esima scelta assoluta nel SuperdDraft annuale della MLS, vale a dire la cerimonia che – come succede per tutti i campionati professionistici americani – permette alle squadre della lega di “acquistare” i migliori prospetti giovanili e iscriverli nel proprio roster. Nel caso di Aubrey, il trasferimento in Canada e la firma del suo primo contratto professionistico non hanno portato a un reale inserimento nel campionato senior: il 25 marzo 2017, infatti, ha esordito con la squadra di sviluppo nella lega USL; a fine stagione, poi, è stato tagliato da Toronto e si è unito ai Bethlehem Steel, altra franchigia USL. Anche qui, però, non è andata benissimo: 27 presenze stagionali non sono bastate per convincere i dirigenti, e così Aubrey è rimasto svincolato a fine 2018.
È qui che la storia di Aubrey assume i contorni dei film di Hollywood che raccontano il sogno americano: dal fallimento alla rinascita fino all’esplosione definitiva, tutto in poco tempo. Al termine della sua esperienza come calciatore professionista, infatti, Aubrey ha iniziato a lavorare come ingegnere informatico. Mentre assisteva a una partita di football insieme a sua moglie, un kicker sbagliò un field goal. Al che lui disse: «Io l’avrei trasformato». La sfida, a quel punto, era lanciata: dopo aver cercato su internet un allenatore specializzato in questo fondamentale del gioco, Aubrey ha iniziato a lavorare con un certo Brian Egan, che nell’ambiente del football è considerato una specie di guru. In poco tempo, grazie al suo talento naturale e ai miglioramenti ottenuti grazie al lavoro sul campo, Aubrey è entrato a far parte di una squadra delle minors, i Birmingham Stallions, e poi è arrivata la grande occasione con i Cowboys: osservato durante una partita con gli Stallions, ha firmato un contratto lo scorso 6 luglio e poi è stato inserito definitivamente nel roster dopo il training camp. Tanto per rendere ancora più elettrizzante l’intera storia, va sottolineato che i Dallas Cowboys sono la squadra per cui Brandon ha sempre fatto il tifo. «I miei sogni più assurdi e sfrenati stanno diventando realtà», ha detto in una recente intervista. Difficile dargli torto, visto com’erano andate le cose con il soccer.