Il mito della Torcida di Spalato

La “Torcida” è una leggenda del tifo balcanico: la rappresentazione dello spirito di un club che, nel corso della storia, ha fatto della “resistenza” il suo tratto distintivo.

Il Brasile d’Europa. Così, dritti al punto, senza troppi preamboli. Accostare il Paese del Carnevale ai Balcani può sembrare assurdo, per quanto il paragone verta sul piano calcistico. Eppure, nell’ex Jugoslavia non mancano riferimenti al Brasile. Come “Marakàna”, l’appellativo affibbiato allo stadio della Stella Rossa di Belgrado in omaggio all’omonimo tempio del calcio di Rio de Janeiro. E come la “Torcida”, il principale gruppo ultras dell’Hajduk Spalato, nonché il più antico in Europa, magnifico esempio di simbiosi tra una squadra di calcio e i suoi tifosi. Come racconta l’esperto di calcio balcanico Gianni Galleri nel suo libro Curva Est (Urbone Publishing, 2018), lungo la strada da Spalato a Dubrovnik non c’è pensilina degli autobus, muro o parapetto senza lo stemma del club: in tutta la Dalmazia si tifa solo Hajduk.

La squadra venne fondata nel 1911 in una birreria di Praga, quando la Croazia faceva parte dell’Impero austro-ungarico: il nome celebra la figura degli aiduchi, i combattenti per la libertà impegnati contro l’Impero ottomano. E in effetti la storia del club e quella dei suoi tifosi è prima di tutto una storia di resistenza. Anzi, di dišpet, come dicono qui. Basti pensare che nel 1941, dopo l’annessione di Spalato all’Italia, la dirigenza dell’Hajduk declinò l’invito della FIGC a competere nella nostra Serie A e la squadra venne così smantellata. Ma quello fascista non fu l’unico regime a tirare la maglietta all’Hajduk: i dirigenti rifiutarono anche la proposta di partecipare alla Coppa dello Stato Indipendente di Croazia, governato dagli ustascia di Ante Pavelić. L’undici spalatino rinacque nel 1944, quando i giocatori e il tecnico si unirono clandestinamente ai partigiani rifugiatisi sull’isola di Lissa: sotto la denominazione Hajduk-NOVJ diventarono la squadra dell’esercito di liberazione jugoslavo che con il suo gioco incantò perfino il presidente jugoslavo in persona, il maresciallo Tito. Fu proprio lui, finita la guerra, a proporre ai dirigenti di spostare il club a Belgrado per farne la squadra ufficiale dell’Armata Popolare. Anche stavolta la risposta fu però un secco diniego che deteriorò i rapporti con il partito comunista.

Di lì a poco nacque la “Torcida”, fondata nell’autunno del 1950 su iniziativa di alcuni sostenitori dell’Hajduk che frequentavano l’università di Zagabria: pochi mesi prima il Brasile aveva ospitato i Mondiali di calcio, in cui aveva ben figurato la Jugoslavia, e gli studenti erano rimasti ammaliati dai racconti sull’atmosfera che si respirava negli stadi. Il 29 ottobre proprio a Spalato, al vecchio Stari Plac, Hajduk e Stella Rossa si sarebbero sfidate per la vittoria del campionato: mettere in piedi una “torcida” alla brasiliana per spingere la squadra verso il suo terzo titolo nazionale venne quasi spontaneo. Ma il peggio stava per arrivare. L’apparato del partito comunista dichiarò fuori legge il gruppo, arrivando a far arrestare uno dei suoi fondatori, Vjenčeslav Žuvela. Inoltre il club dovette sostituire nel proprio stemma la scacchiera con la stella comunista.

L’Hajduk Spalato è uno dei club più storici e titolati del calcio balcanico. Dalla sua fondazione, nel 1911, ha vinto nove campionati jugoslavi, sei campionati croati, nove Coppe di Jugoslavia, otto Coppe e cinque Supercoppe di Croazia (Luka Stanzl/Pixsell/MB Media/Getty Images)

Nonostante le misure repressive, la Torcida continuò – illegalmente – la sua attività di tifo e nei primi anni Settanta introdusse uno stile mai visto con bandiere, striscioni e cori. Con gli anni Ottanta, poi, riuscì a riappropriarsi del nome e si sistemò nella curva nord del Poljud, il nuovo stadio inaugurato nel 1979 per i Giochi del Mediterraneo. Proprio a questo periodo risalgono frequenti scontri con le tifoserie belgradesi, funereo prodromo della guerra civile dei primi Novanta che avrebbe visto morire sul fronte anche numerosi fan dell’Hajduk.

Con l’inizio del nuovo secolo, la Torcida è riuscita laddove hanno in parte fallito vecchie glorie come Alen Bokšić, Slaven Bilić, Igor Štimac e Aljoša Asanović quando diventarono azionisti di minoranza nel 2001: dare all’Hajduk una stabilità. Dodici anni fa è stato infatti lanciato il modello di gestione Naš Hajduk (“Il nostro Hajduk”) che ha ottenuto dalla minicipalità di Spalato, proprietaria del 65,92% delle quote della squadra, il potere di nomina di sette membri su nove del Consiglio di sorveglianza del club. E proprio i tifosi sono stati determinanti nell’impedire che l’Hajduk venisse privatizzato da potenziali acquirenti americani. Una città, una squadra, una tifoseria. E forse non è un caso che Frane Matošić, il miglior marcatore nella storia del club con 729 gol, sia morto proprio un 29 ottobre. Il giorno in cui nacque il mito della Torcida.

Da Undici n°52