Marcus Thuram, l’attaccante perfetto per l’Inter e per Inzaghi

Il tacco contro il Monza è il nostro momento preferito della 20esima giornata di Serie A.

Chi ha visto Monza-Inter 1-5, chi l’ha vista bene, avrà notato la frequenza e la pericolosità delle ripartenze ordite dalla squadra di Simone Inzaghi. La dimensione netta e rotonda del risultato nasce da questo match praticamente perfetto tra il possesso palla del Monza, corale perimetrale, e la capacità dell’Inter di ribaltare il campo velocemente, di sfruttare il campo lasciato dagli avversari, quindi di arrivare in area con pochi tocchi e tanti uomini. Sono cose che si provano e si riprovano in allenamento, e che perciò vengono così bene. Ma c’è anche un’altra cosa che pesa moltissimo: le qualità dei giocatori, intese come caratteristiche tecniche e fisiche, come capacità di essere adatti a interpretare il gioco in un certo modo. Ecco, in questo senso Marcus Thuram è praticamente perfetto per la sua squadra. Per il suo allenatore.

A dirlo, nel caso di specie di Monza-Inter 1-5, è il modo in cui Thuram ha visto e servito Hakan Cahlanoglu per il gol dello 0-3. E il fatto che l’assist sia arrivato di tacco, ve lo garantiamo, non è fondamentale. O meglio: un colpo di tacco fatto con quella sicurezza, con quella padronanza e con quella sensibilità fa sempre un certo effetto; a fare la differenza, però, è quello che succede prima e intorno al passaggio verso Cahlanoglu. Ma andiamo con ordine: siamo al minuto 60′, il Monza sale con molti uomini e occupa militarmente l’area dell’Inter, al punto che su un cross (ribattuto dai nerazzurri) ci sono otto giocatori in maglia rossa dentro e al limite dell’area di rigore avversaria; Thuram non è rimasto davanti, era dietro a difendere, e attacca la metà campo del Monza solo dopo che Dimarco, in uscita, ha addomesticato il pallone e l’ha alzato verso Calhanoglu; il centrocampista turco vince il duello di testa con Colpani, la sfera sfila sui piedi di Mkhitaryan e a quel punto l’Inter si ritrova ad attaccare quattro contro due, con Thuram in posizione di punta centrale; i due del Monza, Birindelli e Pessina, fanno quello che possono: il primo chiude lo spazio del passaggio in area verso Thuram, costringendo Mkhitaryan a un passaggio all’indietro; il secondo chiude a Thuram lo specchio della porta.

È qui, in questo istante, che Thuram fa la scelta che lo rende perfetto per l’Inter: sa che la ripartenza è stata seguita a rimorchio da Cahlanoglu, e allora gli appoggia la palla in modo intelligente, in modo semplice eppure spettacolare, in pratica gli spalanca lo specchio della porta e annulla la buona lettura difensiva di Pessina. Tiro secco di destro, palla in porta. Ora avrete capito cosa intendevamo prima, quando abbiamo scritto che il tocco di tacco di Thuram e la sua bellezza intrinseca erano solo un dettaglio, un orpello, in un discorso più grande e più significativo.

Ripartenza perfetta? Ripartenza perfetta

Thuram è l’attaccante perfetto, per l’Inter e per Inzaghi, perché ha tutto ciò che serve per leggere e interpretare al meglio questo tipo di azioni. E, come se non bastasse, è un calciatore che sa rendere bene anche in altre situazioni di gioco, più statiche, meno veloci, più fisiche. Ce ne siamo accorti fin da inizio stagione, il tempo sta confermando questa sensazione. E poi ci sono anche le parole dell’allenatore, che sono sempre un segnale importante: dopo la gara di Monza, Inzaghi ha detto che «l’assist di Thuram per Cahlanoglu è stato bellissimo, una volta ne ho fatto anch’io uno simile a Liverani, che poi segnò». Ovviamente c’è chi è andato a recuperare questo assist, questo video: Giuseppe Pastore l’ha pubblicato sul suo profilo X, e in effetti quello di Inzaghi fu davvero un gran bel passaggio decisivo, forse ancora più difficile e più visionario rispetto a quello di Thuram.

Al di là dei ricorsi storici, quando un allenatore – soprattutto un allenatore come Inzaghi – parla di un suo giocatore in modo così rilassato, così sereno, lo elogia in modo così sperticato, allora siamo di fronte a qualcosa di importante: un’investitura che ha il sapore della bromance, un sodalizio tecnico, prima ancora che umano, destinato a dare dei frutti rigogliosi. Il punto è: se finora l’Inter di e con Thuram ha mostrato di poter essere così dominante, quantomeno in Serie A, fino a dove potrà arrivare entro la fine della stagione? La risposta dovranno darla le altre squadre, a cominciare dalla Juventus, perché i nerazzurri sembrano essere lanciatissimi verso il titolo. E i meriti di Thuram in questa crescita, bisogna dirlo, vanno ben oltre un “semplice” colpo di tacco.