Sul libro nero del grande duello tra Senna e Prost, il 25 settembre 1988 è uno di quei giorni sottolineati in rosso. È la prima crepa sul muro di quella che in realtà non era mai diventata una vera amicizia. In qualifica Prost sorprende il compagno con un giro perfetto. Così perfetto che dopo aver fissato i cronometri su 1’17”411, a un quarto d’ora dalla fine delle qualifiche, approfittando di una bandiera rossa, Alain scende dalla sua McLaren e va a mettersi in borghese. Una provocazione in perfetto stile Prost, ma anche la convinzione di aver fatto qualcosa di speciale. «Alain si è messo a gironzolare nei box in jeans per farsi vedere da Senna» ricorda Ramirez «e credo la cosa abbia influito perché poi Ayrton più provava ad andare veloce, meno ci riusciva». Senna in pista in mezzo al traffico non riesce a migliorarsi e non può fare altro che accomodarsi accanto al compagno in prima fila. «Avete visto che con un motore perfetto sono ancora in grado di battere Senna?» scherza (non tanto) il Professore dopo le qualifiche. Alain butta lì la frase sul motore e poi aggiunge: «In questa stagione sono stato perseguitato da troppi e incomprensibili problemi». Una frase a cui Ayrton replica prontamente: «Nessuno si deve permettere di dire queste cose».
Prost è un Professore anche nel giocare con le parole. Prova a mettere pressione sul compagno, sa bene che la sua unica chance di successo in campionato dipende da un errore di Ayrton: «Per lui è arrivato il momento decisivo» gli manda a dire. «In queste gare si gioca proprio tutto e l’esperienza in simili frangenti è l’elemento principale che ti può portare al successo. Da parte mia invece sono tranquillissimo. Anche qui all’Estoril farò la mia gara usando soprattutto molto cervello. Nessuno ne parla, ma su questa pista esisterà per tutti i piloti che usano il motore turbo il solito problema del consumo di carburante». In gara, dopo che la prima partenza era stata abortita per un problema di De Cesaris sullo schieramento, al secondo via Senna scatta bene e alla prima curva, dopo che Prost aveva tentato di chiuderlo, va subito in testa sorpassandolo all’esterno. Al primo passaggio sul traguardo però Prost gli prende la scia e lo affianca sul rettilineo dei box infilandosi tra Ayrton e il muretto. A quel punto Ayrton fa quello che un pilota non dovrebbe fare: stringe verso il compagno. A oltre 300 orari alza il livello della sfida. Ci sono dei meccanici che ritirano rapidamente i cartelloni segna tempo, tanto Prost si avvicina al muretto. È una mossa che aggiunge dinamite a una miscela già altamente esplosiva. Prost tiene giù il piede, passa in testa e poi diventa imprendibile mentre Ayrton, alle prese con dei problemi di motore, scivola al sesto posto.
Dopo la gara Prost è furioso: «Senna con me è stato scorretto» dice senza giri di parole. «Ha apertamente violato i patti che avevamo stipulato. Comunque la situazione dobbiamo risolverla una volta per sempre. Abbiamo rischiato l’incidente, lo hanno visto tutti, e questo va contro anche al regolamento interno della McLaren». Alain ricostruisce così l’accaduto: «L’ho affiancato e lui ha cominciato a stringermi verso il muretto. Non ho voluto decelerare per questione di principio perché se avveniva l’incidente entrambi avremmo finito la corsa. È stata una questione di principio. Ho tenuto giù il piede e sono riuscito a superarlo». Prost indica anche una strada da percorrere: «Restando al mancato incidente è opportuno chiarirci a quattr’occhi le idee. Rimane lui il favorito per la conquista del Mondiale, nessuno lo mette in dubbio ma, personalmente, mi vergognerei se per conquistare un titolo fossi costretto a ricorrere a delle scorrettezze contro il mio compagno di squadra».
A fine gara Senna è stato convocato in direzione corsa dove per una quarantina di minuti ha spiegato quanto accaduto al primo giro. «La spiegazione è semplice: io non ho affatto cercato di mandare Prost contro il muretto dei box. Sarei un pazzo ad averlo soltanto pensato. Mi sono invece limitato ad ostacolarlo in maniera un po’ rude. Vi dirò che, in fondo, mi sono persino divertito. Il grosso spavento l’ho invece provato quando Palmer è uscito di pista proprio davanti a me e a Mansell. Per evitare il pilota della Tyrrell sono andato sull’erba danneggiando una ruota mentre Mansell, purtroppo per lui, è andato a sbattere in maniera più violenta e la sua corsa è terminata lì».
Quando si ritrovano faccia a faccia nel motorhome della McLaren il confronto sale di tono. Lo racconta Ramirez nella sua autobiografia, sottolineando come sia soprattutto Prost a parlare: «Tu sei pazzo! Se il campionato per te è così importante da essere disposto a uccidere o a farti uccidere per averlo, allora è tuo. Non mi interessa. Mi piace la mia vita e voglio continuare a viverla». Senna non reagisce. Probabilmente sa di aver esagerato, ma sa anche perché lo ha fatto. Quando è in macchina è un’altra persona: vuole solo vincere. E per farlo è disposto a tutto, anche a mettere paura all’avversario. A insinuargli un dubbio: «Ma davvero sarebbe stato disposto a spingermi contro il muro?». Un dubbio che è realmente affiorato nella testa di Prost. Lo ha raccontato lui stesso qualche anno dopo a Malcolm Folley: «Quando sono andato a infilarmi tra Ayrton e il muretto in Portogallo ho avuto paura. Sapevo che lui avrebbe potuto resistere stringendo un po’, ma mai avrei pensato potesse farlo in quel modo così pericoloso. Mi sono spaventato. Ho capito che lui era davvero disposto a tutto per vincere».
Quell’episodio è stato un campanello d’allarme nella testa di Prost. Lì ha davvero capito quanto Senna volesse quel titolo, quanto era disposto a rischiare per averlo. Lui non avrebbe mai attraversato una piscina piena di squali su una corda sospesa. Ayrton l’avrebbe fatto anche bendato se dall’altra parte avesse trovato ad aspettarlo un titolo mondiale. Qui c’entra poco il vecchio pensiero di Enzo Ferrari, che sosteneva come un pilota perdesse un secondo al giro per ogni figlio. Qui entra in gioco una diversa filosofia di vita. E anche un’età differente. Prost dopo aver visto morire tanti amici in quel maledetto 1982, non era più disposto a prendere certi rischi.