La MLS ha bloccato il passaggio di un giocatore allo Spartak Mosca, perché è una squadra russa

Jesus Ferreira e il suo club, il Dallas FC, sembravano pronti ad accettare. Ma i dirigenti americani hanno cancellato l'affare.

Il nome di Jesus Ferreira non è ancora molto conosciuto nella galassia del calcio europeo, ma in America è un’altra cosa: nato in Colombia, figlio di un ex giocatore della Nazionale, è cresciuto nel FC Dallas e ha preso la cittadinanza statunitense; con la Nazionale USA, ha messo insieme 23 presenze e 15 gol dal 2020 a oggi, con un’apparizione anche al Mondiale in Qatar, e ha vinto il titolo di capocannoniere nell’ultima edizione della Gold Cup, il torneo continentale del Nord e Centro America. Ecco, proprio Jesus Ferreira è finito al centro di un piccolo caso in cui si intrecciano calciomercato e politica: la MLS ha bloccato d’ufficio il suo passaggio allo Spartak Mosca.

Secondo quanto riportato da diverse fonti, qui c’è l’articolo di The Athletic, sia il Dallas FC che il calciatore stavano concordando i termini per chiudere l’operazione: la società texana avrebbe accettato un’offerta da undici milioni di euro, il giocatore stava trattando sul suo nuovo contratto, ma era disposto a dire sì allo Spartak. Eppure, come detto, tutto è stato fermato. E per motivi politici: secondo la MLS, infatti, era inopportuno che un’entità commerciale americana facesse affari con una russa, espressione del Paese che ha invaso l’Ucraina quasi due anni fa. Visto che in America il campionato di calcio è centralizzato, cioè i calciatori stipulano un contratto con la lega e non con le società, l’affare è saltato prima che si arrivasse alla conclusione.

In realtà non è la prima volta che la lega nordamericana decide di bloccare un’operazione verso la Russia: nel 2022, infatti, i dirigenti statunitensi intervennero per bloccare il passaggio di Cristian Cásseres Jr., centrocampista venezuelano del New York Red Bulls, alla Lokomotiv Mosca. La franchigia newyorchese ci perse un bel po’ di soldi: Cásseres sarebbe stato finito in Russia per quattro milioni di euro, e invece è rimasto in America fino all’estate scorsa e poi è finito al Tolosa, che per il suo cartellino ha versato meno di un milione di euro. Bonus inclusi. Insomma, negli Stati Uniti sembrano aver deciso che la posizione politica, almeno in questo caso, vale meno dei soldi. Chissà che anche a Dallas, tra qualche tempo, non debbano rimpiangere l’embargo imposto al campionato russo.