Come è nato questo nuovo fortissimo Sinner?

Ha battuto Djokovic, è in finale all'Australian Open: quali sono i punti di svolta, nel suo gioco, che ha migliorato.

«Mi ha completamente surclassato. Ero sotto shock per il mio livello di gioco, questa è stata una delle peggiori partite che ho mai giocato negli Slam, almeno che io ricordi». Sono le parole di Novak Djokovic subito dopo la clamorosa sconfitta contro Jannik Sinner, che ha raggiunto – finalmente – la sua prima finale Slam. E a differenza di Matteo Berrettini a Wimbledon 2021, quando l’azzurro perse abbastanza nettamente proprio contro Djokovic in finale, questa volta sarà Sinner a scendere in campo da favorito nell’epilogo del primo Slam 2024. Chiunque sia l’avversario.

Ma come siamo arrivati a questa finale? Ha ragione Djokovic – un po’ recriminatorio – o il livello di Sinner è stato così alto da non dargli scampo? A descriverla in modo scarno, la partita è piuttosto semplice da analizzare: Novak Djokovic non è mai arrivato a una palla break nei quattro set giocati. E pure nel set vinto, è stato costretto a salvare un match point, un punto giocato in maniera ordinata ma con Jannik comprensibilmente titubante. Ma ci stava. Perché nei primi due set, finiti in appena un’ora e un quarto di gioco, Sinner non aveva concesso nessuna occasione, a Djokovic, di entrare in partita.

Se scendiamo nel dettaglio forse si comprende meglio l’avvilimento di Djokovic. Il serbo è riuscito a vincere soltanto il 25% dei punti in risposta. Non solo il dato è insolito per Nole – che ovviamente aveva avuto risultati migliori nei turni precedenti – ma lo è anche per Sinner. Il servizio di Jannik nei match precedenti era stato vagamente più efficace, e aveva avuto un migliore rendimento con la prima palla. Solamente nella partita di secondo turno contro de Jong aveva concesso meno punti che a Djokovic. La percentuale di prime di Jannik è rimasta costantemente intorno al 60% nel torneo e anche oggi ha chiuso al 58%. Non è quindi improvvisamente migliorato il servizio, è peggiorata la risposta di chi aveva di fronte.

Fino a metà del 2023, quando Sinner arrivava a giocarsela contro uno dei Top-5, si diceva sempre che avrebbe dovuto tenere una percentuale molto alta di prime palle in campo, altrimenti non sarebbe stato competitivo. Qualcosa è in effetti cambiato, e proprio da settembre 2023: quando Sinner ha scelto di non giocare la Davis per prepararsi allo strepitoso finale di stagione. Ma quella pausa, più che i miglioramenti nel servizio, ci ha restituito un Sinner praticamente infallibile da fondo campo, capace di costruire il punto in maniera più sapiente, e soprattutto capace di vincere le partite anche se la prima palla di servizio non entra spesso in campo.

Sono arrivate quindi le prime vittorie contro Medvedev, da sempre sua bestia nera, e poi la grande serata nei gironi delle ATP Finals quando ha battuto Djokovic, che poi si è preso la rivincita in finale. E poi la partita di Coppa Davis a Malaga, altro match ottimamente giocato da Sinner che però ha richiesto un po’ di fortuna, e cioè un minuto di distrazione di Djokovic quando ha avuto tre match point a favore. Ma anche se queste partite potevano finire diversamente, quello che era chiaro è che Jannik Sinner aveva azzerato il divario con i primissimi del mondo. Medvedev non era il giocatore in forma come nella prima parte del 2023, ma nelle loro sfide era evidente come fosse Jannik quello ad aver cambiato qualcosa. La costruzione del punto, e le famose variazioni: era Jannik a far giocare male Medvedev, a costringere il russo a non limitarsi alla difesa dal fondo. Jannik l’ha obbligato a prendere l’iniziativa nel punto, una cosa che Daniil non ama fare.

Nelle sfide precedenti contro Djokovic i progressi di Sinner erano stati evidenti, anche solo rispetto alla semifinale di Wimbledon. Da fondo campo la sfida era pari, e quindi anche il più grande contrattaccante di tutti i tempi era costretto a prendere l’iniziativa, cosa che il serbo sa fare benissimo ma in cui mostra di più l’incedere della sua età e la conseguente perdita di brillantezza. Del resto, mentre in Australia Sinner si è presentato con lo stesso livello di gioco della parte finale del 2023, Djokovic è arrivato in semifinale giocando a sprazzi, molto bene con Mannarino e Fritz e maluccio nei primi due turni, nei quali si è salvato solo perché i suoi avversari erano di un livello molto diverso da quello di Sinner. Non sorprende del tutto quindi, in un turno del torneo che non l’aveva mai visto sconfitto prima in semifinale, l’ulteriore giornata storta.

Non riuscire a mantenere il livello di gioco costante durante lunghi periodi di tempo è una prerogativa che caratterizza molti sportivi a fine carriera. Un torneo dello Slam è un evento particolare. Giocando al meglio dei cinque set, campioni come Djokovic riescono a gestire le giornate storte affidandosi all’esperienza, alla lettura delle fasi di gioco e anche alla loro classe. Ma questo è possibile contro avversari più deboli. Contro avversari del loro stesso livello diventa più semplice trovare la giornata storta. Perché può anche avere ragione, Djokovic, quando dice che è stata una delle sue peggiori partite negli Slam, ma omette di aggiungere che contro un avversario diverso sarebbe finita come tante altre volte. Quali che siano le cause, Jannik Sinner ha messo nero su bianco che il divario con i migliori non esiste più, e che non ci si può permettere di giocare contro di lui come se fosse Popyrin, perché adesso non c’è più niente che lo separi dalla sua prima vittoria Slam. A parte una partita.