La Serie A non ha imparato niente dall’esplosione di Donnarumma

L'ex portiere del Milan è stato l'ultimo teenager lanciato davvero in Serie A.

Uno dei grandi luoghi comuni sul nostro calcio è quello per cui le squadre di Serie A fanno fatica a lanciare i giovani. Soprattutto quelli italiani. In parte è vero, ma la realtà è che i numeri – e quindi le tendenze – del nostro campionato non sono così distanti dagli altri grandi campionati europei. Il punto su cui la Serie A è ancora indietro – ma molto indietro – rispetto agli altri tornei più importanti del mondo, è la ritrosia a lanciare giocatori molto giovani. A fidarsi davvero di ragazzi che saranno a tutti gli effetti dei teenager, ma hanno grandi qualità. A confermare questa evidenza sono i numeri rilevati dall’osservatorio calcistico CIES nel suo ultimo report: se guardiamo al periodo 2009-2023, infatti, Gianluigi Donnarumma è stato il calciatore Under 18 più utilizzato nelle cinque leghe top in Europa (Premier, Liga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1). Dopo di lui, però, c’è stato e c’è ancora il buio.

La domanda da cui è partito il CIES è strutturata in maniera piuttosto semplice: negli ultimi 15 anni, quali sono stati gli Under 18 che hanno accumulato il maggior minutaggio in squadre di prima divisione e nelle leghe più prestigiose e competitive al mondo? Risposta: Donnarumma comanda la classifica assoluta con 4.879 minuti in Serie A prima di raggiungere la maggiore età, tutti con la maglia del Milan; dopo di lui ci sono Alban Lafont (4.035), Eduardo Camavinga (2.988), Florian Wirtz (2.347), Pablo Gavi (2.330). Per trovare il secondo giocatore del campionato italiano inserito in classifica bisogna arrivare fino al 16esimo posto, fino ai 1.440 minuti di Simone Scuffet. Un altro portiere.

Insomma, si può dire: i club di Serie A non hanno imparato niente dall’esplosione di Donnarumma. Nel senso: non hanno imparato a fidarsi delle loro grandi promesse, a prescindere dal fatto che fossero dei calciatori molto giovani. Lo dice l’abisso tra l’ex portiere del Milan e Scuffet; lo dice il fatto che il terzo Under 18 con più minuti in Serie A negli ultimi 15 anni è Moise Kean, 26esimo nella classifica assoluta con 1.149′ di gioco. Prima di lui, che comunque ha giocato molto meno dei vari Zaïre-Emery, Bellingham, Muniain e Havertz, non c’è nessun altro giocatore di movimento lanciato davvero in Serie A prima di compiere 18 anni.

Il problema vero è che anche Moise Kean rappresenta un’eccezione: secondo i dati del CIES, gli altri Under 18 lanciati davvero dai club di Serie A sono Pedro Pereira (643 minuti in campo prima di diventare maggiorenne), Pietro Pellegri (454′), Khouma Babacar (430′), Andrea Papetti (366′) e Assane Dioussé (286′). Sono tutti ragazzi che si sono persi dopo l’esordio, su cui le rispettive società – Sampdoria, Genoa, Fiorentina, Brescia, Empoli – non hanno puntato in modo convinto. Lo dicono i numeri di un impiego a singhiozzo, non continuativo, un impiego che per altro è cominciato dopo rispetto a Donnarumma. Tutto questo per sottolineare che in Serie A manca il coraggio per fare un investimento deciso sul talento potenziale, quello che si intravede e poi magari si manifesta a intermittenza. Ed è proprio così che i giovani finiscono per disperdere le loro qualità, è così che finiscono per sentirsi poco valorizzati.