L’11 febbraio all’Allegiant Stadium di Las Vegas si terrà la 58esima edizione del Super Bowl: da una parte i San Francisco 49ers, dall’altra i Kansas City Chiefs, ovvero i campioni in carica; half-time show affidato a Usher, successo di pubblico ovviamente garantito. Da quest’ultimo punto di vista le aspettative sono altissime: 110 milioni di spettatori (almeno) in tutto il mondo seguiranno la finale in diretta, la speranza è di battere il record stabilito dall’edizione dello scorso anno, quando 115 milioni di persone – un terzo dell’intera popolazione degli Stati Uniti – vide la partita in tv (non si era mai registrata una cifra simile da che il Super Bowl ha cominciato a essere trasmesso in diretta televisiva). Va da sé che questo fatto rende il Super Bowl 2024 il più ambito dei veicoli pubblicitari: secondo quanto riporta AdAge, la richiesta è talmente alta che quest’anno il prezzo di uno spazio pubblicitario di 30 secondi è arrivato a circa sette milioni di dollari. Più o meno la stessa cifra dello scorso anno, insomma. Può sembrare sorprendente – possibile che la spirale iperinflattiva che l’economia mondiale ha vissuto negli ultimi due anni non abbia toccato il mercato pubblicitario americano? – ma basta dare un’occhiata agli anni precedenti il 2023 per capire: oggi 30 secondi di pubblicità durante il Super Bowl costano il 75 per cento di più rispetto a dieci anni fa, il 200 per cento in più rispetto a 20 anni fa. Nel 2004 “bastavano” meno di due milioni e mezzo di dollari per garantirsi uno spazio, nel 2014 quattro milioni.
Non che l’aumento dei prezzi abbia spaventato gli inserzionisti. Anzi. Stando a quanto rivelato dal Sean McManuns, Cbs Sports chair, all’1 febbraio tutti gli spazi disponibili erano esauriti già da un pezzo sia, appunto, su Cbs che su Nickelodeon, l’altro canale sul quale la partita sarà trasmessa in diretta (entrambe le emittenti appartengono allo stesso gruppo, Paramount Global). I brand, dal canto loro, hanno già iniziato a stuzzicare il pubblico con dei brevi estratti degli spot: sappiamo già che Arnold Schwarzenegger sarà il protagonista di una pubblicità State Farm, che Kris Kardashian farà da testimonial agli Oreo e che Jenna Ortega comparirà nello spot dei Doritos. Per gli appassionati di Super Bowl ads esistono (ovviamente) diversi siti dedicati: uno dei più grandi e ricchi è il Super Bowl Advertising Archive, che raccoglie tutti gli spot andati in onda durante la partita dal 1998 a oggi, e comprende anche una raccolta di quelli universalmente considerati i più belli. Esiste anche un Super Bowl Ad Tracker, continuamente aggiornato con tutte le novità, le aggiunte, le indiscrezioni.
Anche dal punto di vista commerciale-pubblicitario, l’edizione di quest’anno del Super Bowl sarà diversa per una ragione che gli appassionati conoscono e discutono ormai da mesi: la probabile presenza di Taylor Swift sugli spalti dell’Allegiant Stadium. Fidanzata con il tight end dei Chiefs Travis Kelce, Swift è uno dei principali temi di discussione nel dibattito pubblico americano (non solo in quella parte dedicata al football, ma anche in politica: i sostenitori di Trump sono terrorizzati all’idea che Swift dichiari il suo sostegno a Biden, muovendo così il suo esercito di Swifties a favore della causa democratica). Da quando i due sono diventati ufficialmente una coppia, si stima che abbiano generato introiti pari a 331 milioni di dollari per i Chiefs e per la lega. Secondo le previsioni degli addetti ai lavori, la presenza di Swift potrebbe spingere ancora più persone, soprattutto tra quelle che non seguono il football, a seguire la partita nella speranza di vedere la popstar (nelle ultime settimane, durante le partite dei Chiefs le inquadrature dedicate a Swift si sono parecchio avvicinate, per quantità e frequenza, a quelle dedicate ai giocatori). Non è una speranza, in realtà, ma una previsione basata su dati empirici: da quando lei ha cominciato ad andare allo stadio a vedere le partite di regular season dei Chiefs, gli spettatori che quelle stesse partite le guardano in tv sono aumentati del 7 per cento rispetto allo stesso periodo nello scorso anno (17.9 milioni a partita, in media). Soprattutto, secondo quanto riportato dalla stessa NFL, era dal 2000 che così tante donne americane non seguivano regolarmente il football. Se l’effetto Swift dovesse essere confermato anche nella finale del Super Bowl, i sette milioni per 30 secondi di pubblicità spesi dagli inserzionisti potrebbero rivelarsi un vero affare.