La surreale storia d’amore tra Kanye West e l’Inter

I cori nell'album, le ospitate a San Siro e le atmosfere da stadio nei suoi concerti: Kanye si è definitivamente innamorato del calcio italiano.

Tra le innumerevoli realtà parallele che vanno a comporre il multiverso, ce n’è sempre stata una in cui un rapper fa un featuring con una curva di calcio e scala le classifiche mondiali. Solo due settimane fa abbiamo scoperto che questa realtà esiste ed è la nostra: è successo quando in Vultures 1, l’ultimo joint-album di Kanye West con Ty Dolla Sign, sono comparse STARS e CARNIVAL, con la partecipazione di alcuni ultras della Curva Nord Milano. La seconda è al momento al numero 1 della Top 100 Global di Apple Music e al numero 3 sia della Billboard Hot 100 che della Top 50 Globale di Spotify (dopo essere stata stabilmente al numero 1 per giorni). E allora forse è il caso di chiedersi come questa realtà in cui già vivevamo ci sia stata nuovamente rivelata.

Semplificando molto e tralasciando diversi antefatti notevoli, potremmo dire che tutto ha inizio la scorsa estate. È un’estate particolarmente esaltante, per Kanye. La trascorre in Italia, lontano dagli spettri della cancel culture, dalle polemiche per i suoi punti di vista, lontano dal suono dei contratti milionari stracciati. Nel nostro Paese si sente libero di poter esprimere pienamente se stesso. E proprio per questo, nell’autunno di quello stesso anno, da un giorno all’altro, decide di organizzare a Campovolo un listening party del nuovo disco. Le trattative con le autorità seguiranno tutti gli stilemi della telenovela, tra conferme e indiscrezioni e opposizioni e smentite, ma nel frattempo chiede al suo uomo di riferimento in Italia, Richard Santoro, di portarlo a vedere una partita di calcio. L’ultima volta che Kanye era stato avvistato tra le tribune di uno stadio era il 2021, quando dopo il listening party di Donda si era sentito così ispirato che aveva deciso di non schiodarsi più dal Mercedes-Benz Stadium di Atlanta per rifinire il disco, vivendo per settimane all’interno della struttura e aggirandosi sugli spalti durante le partite con un collant sulla faccia e un piumino rosso oversize.

Questa volta è tutto molto più prosaico. È il piccolo Saint, il figlio di otto anni «ossessionato dal calcio», come spiega la mamma Kim Kardashian, a insistere col padre per andare allo stadio la sera del 7 ottobre 2023. «In quel periodo Saint voleva andare a vedere una partita di serie A» ha raccontato Santoro a Rockit, «da tifoso volevo portarlo a vedere l’Inter, ma quella partita era troppo a ridosso per riuscire ad arrivare allo stadio in tempo, quindi abbiamo optato per Genoa-Milan.» Kanye esce da Marassi estasiato. Tutti quei colori, quei cori, quell’atmosfera. Provate a guardare questa foto, in cui viene immortalato con il capo coperto dal cappuccio, gli occhi circonfusi di luce profetica e la maglia rossoblù stretta tra le mani come un sudario, e pensare che non gli sia stato appena rivelato qualcosa.

Qualche tempo dopo Kanye è di nuovo in Italia, nella villa di Sting, e fedele al suo motto «Life is not a solo project» alza il telefono e dice a Santoro: «Mi piace molto l’idea degli ultras, vorrei che mi portassi 2.500 tifosi sul palco a Campovolo». Alla fine di quel concerto non se ne farà niente, forse si farà la prossima estate, chissà, però nella testa di Kanye rimane un’idea seminale che fiorisce pochi mesi dopo, ovvero qualche settimana fa, quando rialza il telefono per dire sempre a Santoro: «Devi organizzarmi in trentasei ore una session di registrazione con un gruppo di ultras». Ed è così che lo scorso 27 gennaio i famosi sei gradi di separazione tra Kanye West e la Curva Nord vengono abbattuti in un colpo solo. Duecento ultras vengono radunati davanti a dieci microfoni, di cui due frontali. Quelli più bravi in prima fila, gli altri in fondo, come nei saggi di flauto delle medie. La bravura in questo caso è valutata sulla base della conoscenza dell’inglese.

 

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«I tifosi non so se in quel momento fossero completamente consapevoli di quello che stavano facendo, cioè del motivo per cui erano lì» dice a Radio Deejay Federico Secondomè, che ha partecipato attivamente alla registrazione. «Abbiamo creato una situazione in cui tutti potessero sentirsi a proprio agio, con una microfonazione particolare per prendere così tante persone. Poi è stata fatta un sacco di post produzione». In tutto registrano cinque canzoni (forse gli altri tre pezzi li sentiremo nelle prossime due uscite della trilogia Vultures, previste per l’8 marzo e il 5 aprile) e girano anche un video di cui sui social viene pubblicato un teaser. Al centro si vede un uomo coperto da un passamontagna dell’Inter e intorno una folla di ultras che agita i pugni e salta e ruggisce intonando il ritornello di CARNIVAL come a spingere la propria squadra: «Go, go, go, go / Head so good, she a honor roll / She ride the dick like a carnival / I done did the impossible / Go, go, go, go».

Potrebbe essere Kanye, quello lì in mezzo, come no (secondo me no). La cosa bella di andare in giro la maggior parte del tempo con la faccia coperta da un collant o dalla maschera di Jason o da un cappuccio simil-bondage con un piccolo crocifisso sulla zona T, come fa lui da diversi mesi, è una sorta di surrogato dell’ubiquità: puoi dare l’impressione di essere in più posti contemporaneamente. E infatti nei giorni successivi la situazione si ripete, quando prima di Inter-Atletico Madrid si vocifera di una possibile presenza di Kanye a San Siro. La Curva Nord posta un video, lo scenario è il Baretto, in cui un uomo dalle fattezze celate dietro il passamontagna gongola tra i tifosi interisti che cantano: «Eeeh per la gente che / aaama soltanto te». Di nuovo: potrebbe essere Kanye, quello lì in mezzo, come no (secondo me no). E un paio d’ore dopo, durante la partita, le telecamere di Mediaset inquadrano (finalmente) il vero Kanye West in tribuna seduto a fianco della seconda moglie Bianca Censori e del collega Ty Dolla Sign, sempre vestito da rapinatore ma questa volta con anche gli occhi coperti, e giustamente i telecronisti non lo riconoscono e lasciano scorrere le immagini senza commentare. La cosa però non sfugge a un tifoso che subito su Threads scrive malignamente: «L’outfit di Kanye. Perfetto per non vedere i gol sbagliati da Arnautovic» (anche se dopo sarà proprio l’austriaco a firmare il gol partita). Non sfugge soprattutto ai cugini milanisti. L’indomani sui loro canali social ufficiali postano un video intitolato “Special guests at Casa Milan” in cui sfilano, uno dopo l’altro, dei perfetti sconosciuti a volto coperto che vengono presentati come Dua Lipa, Tom Cruise, Will Smith, Gerard Depardieu.

Poi, come tutti i featuring di successo che si rispettino, bisogna metterlo alla prova del live – pensa forse Kanye. Perché nel frattempo ha annunciato due date, una a Milano e una a Bologna. Non proprio dei concerti, più delle “Listening Experience”, o così li chiama lui. E come già a Campovolo, l’idea di portare gli ultras sul palco gli accarezza la fronte come il vento del profeta. CARNIVAL, in particolare, con quel «GO GO GO GO» iniziale e quei cori trascinati che accompagnano in sottofondo tutta la canzone, non è solo una hit da classifica. Sembra fatta apposta per coinvolgere stadi e palazzetti, un po’ come a suo tempo We will rock you dei Queen. Allora perché non mettere direttamente la curva sul palco a incitare la folla? La prima notizia arriva dalla pagina della Curva Nord il giorno prima della data milanese, ed è una specie di call to action tramite storie di Instagram. Manco a dirlo, il gioco è sempre quello. Un capo ultrà nerazzurro si sfila il passamontagna e ammicca: «Eeh, credevate… E invece». Poi dice che quella sera si fanno le prove. Domani concerto e si sale sul palco del Mediolanum Forum. Cinquecento ultras. Bisogna presentarsi vestiti tutti di nero, niente vessilli. Per tutti i fan di Kanye West, ma soprattutto della Nord.

 

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Ma proprio mentre i fan di Kanye West e soprattutto della Nord tirano fuori dagli armadi le felpe total black, dopo che sono già stati fissati orario e luogo, e diversi giornali hanno ripreso la notizia, a neanche due ore dalle prove generali un’altra storia dello stesso capo ultrà annuncia con rammarico che «niente, non si fa più niente». La caption del video dice: «Importante. Saltato tutto. Xche qualcuno nn ha voluto che ci fossimo». Emoticon rossa di rabbia. E aggiunge: «Pare che il concerto sia stato organizzato senza rispettare diverse norme. Forse salta anche il concerto». Basta questa storia di un capo ultrà a trasformare i social per qualche ora in una realtà distopica. Tra gli influencer vicini al rapper rimbalzano messaggi di fan preoccupati che arrivano dall’estero, hanno preso i biglietti del concerto, il volo, prenotato l’albergo, cosa devono fare?, e gli influencer a cercare di tranquillizzare tutti, si fa, si fa, questa volta si fa.

E alla fine si fa. Durante la Vultures Listening Experience di Milano CARNIVAL viene fatta risuonare nel palazzetto ben quattro volte, sei a Bologna, e tra una canzone e l’altra il pubblico continua a scandire i cori anche dopo che è tutto finito, come una curva di calcio dopo una vittoria importante. Ma la vera Curva, quella che avrebbero voluto Kanye e il capo ultrà influencer, non c’è. Evidentemente, nell’insieme di realtà parallele che danno forma al multiverso, la nostra non è quella in cui si possono portare cinquecento ultras sul palco di un palazzetto. O non ancora.