Per chi non segue il basket, il nome di Joe Mazzulla sembrerebbe rimandare a personaggio di Martin Scorsese, ai film ambientati nei quartieri meno scicchettosi di New York, quelli in cui c’è grande concentrazione di italo-americani. Gli appassionati di NBA, anche quelli più laici, sanno invece che Joe Mazzulla è un grande nome della lega più glamour al mondo, un allenatore di 35 anni – quindi piuttosto giovane – che sta facendo molto bene alla guida dei Boston Celtics. E che, tra parentesi, ha anche una grande passione per il calcio: tutto nasce dalle origini di Mazzulla, cresciuto in Rhode Island, uno stato in cui il soccer è sempre stato molto amato; in seguito, anche se si è concentrato sul basket ed è diventato coach, Mazzulla ha continuato a interessarsi allo sport che seguiva da ragazzo. Ora che è alla guida di una delle franchigie più importanti della NBA, quindi del mondo, il calcio è diventato qualcosa di più: un mondo da cui trarre ispirazione per il suo lavoro. E Mazzulla ha confessato di avere anche un riferimento a cui guarda costantemente: le idee tattiche di Pep Guardiola.
In un’intervista pubblicata da The Athletic, Mazzulla è stato chiarissimo, direttissimo: «Guardiola ha avuto un’enorme influenza su di me. Lo considero il miglior allenatore di tutti i tempi, in qualsiasi sport». Ma quali sono gli aspetti del guardiolismo che hanno affascinato di più l’allenatore di Boston? Risposta: «Le transizioni, i passaggi da gioco difensivo a gioco offensivo. E viceversa. Ho studiato tantissimo le azioni in ripartenza del Manchester City, e ho cercato di riprodurle anche con i miei giocatori». Secondo Mazzulla, questa sua fascinazione per un certo tipo di calcio nasce dal fatto che «calcio e basket, con le inevitabili differenze, hanno delle cose in comune a livello tattico e di fondamentali. Per vincere le partite, in fondo, un allenatore deve pensare: come si creano dei vantaggi attraverso il posizionamento e il movimento dei giocatori? Come faccio a determinare dei duelli in cui i miei giocatori sono più dotati rispetto ai loro avversari?».Da questo punto di vista, in effetti, il lavoro di Guardiola può essere un buon modello a cui guardare.
Nell’intervista a The Athletic di cui abbiamo già parlato, Mazzulla ha fatto anche altri riferimenti a Guardiola. Per esempio quando ha citato il tiqui-taca del Barcellona, che per lui era e resta «una strategia adottata per governare il ritmo e l’andamento della partita: se la mia squadra ha un sistema che gli permette di riordinarsi, di assecondare gli alti e bassi del gioco senza perdere le distanze, allora può determinare più facilmente il risultato. Da questo punto di vista, le idee di Pep sono state un’ispirazione incredibile, per me: gli allenatori di calcio non hanno il timeout, devono gestire un flusso di gioco continuo. Nel basket è diverso, visto che i coach hanno la possibilità di fermare il gioco, ma è importante aprire gli orizzonti». Proprio per questo, per aprire gli orizzonti, il capo-allenatore dei Boston Celtics ha deciso di visitare il centro sportivo del Manchester City e di incontrare Guardiola. È successo qualche giorno fa, durante la pausa osservata dalla NBA durante l’All-Star Weekend. Dopo il weekend passato in Inghilterra, se possibile, Mazzulla è parso ancora più entusiasta del lavoro di Pep: «Venire qui mi ha mostrato cosa significa essere grandi, nello sport. È stato fantastico esserci, studiarlo da vicino, imparare qualcosa da lui».