La leggenda vuole che Lenin detestasse Parigi perché a Parigi dei ladri gli avevano rubato la sua amatissima biciletta. A Milo Infante deve essere successa una cosa simile lungo il tragitto della Tirreno-Adriatico di ciclismo. L’unica differenza è che il maltolto a Infante non è una bicicletta: lui le odia troppo per possederne una. Se la possiede, è solo per poter sfogare addosso all’oggetto la rabbia per i ripetuti ritardi con i quali la rete cede la linea alla sua trasmissione (Ore 14, in onda tutti i giorni su Rai «più o meno alle 14», come ripete spesso lui, sul volto il sorriso nervoso di chi non vede l’ora di tornare a casa, entrare in garage e sfasciare una bici). Sono giorni che va avanti la personalissima battaglia di Infante contro una delle più amate e seguite gare del ciclismo italiano. Nessuno sa esattamente come la guerra sia cominciata né perché. Sappiamo però che a un certo punto un assistente di produzione deve aver notificato a Infante la necessità di chiudere prima Ore 14 e passare la linea ai «colleghi dello sport» per permettere loro di raccontare la gara. Infante non deve averla presa benissimo, quindi ha cominciato a fare quello che qualsiasi navigato professionista della tv di Stato farebbe al posto suo: una serie di rimandi passivo-aggressivi all’irrilevanza della Tirreno-Adriatico e del ciclismo tutto.
Gli episodi si stanno accumulando, sommandosi l’uno all’altro come le battaglie in una lunga campagna bellica. Gli storici dei social hanno già provveduto a raccogliere questo epico scontro in un comodo thread X, consultabile per il diletto dei contemporanei e l’approfondimento dei posteri. Cosa spinge un uomo a odiare così profondamente il ciclismo? Quali cadute rovinose su quali terreni hanno così negativamente influenzato l’opinione sulle due ruote di Infante? Sono profondità psicanalitiche nelle quali probabilmente non avremo mai il permesso e i mezzi per addentrarci, ma che non possono non suscitare la nostra curiosità. Nelle tante frecciatine che in questi giorni il conduttore ha lanciato a uno degli sport più nobili e amati della storia degli sport, ce n’è una che è sfuggita ai più. O meglio: ce n’è una che Infante ha saputo mascherare con una tale maestria e raffinatezza che è diventata impossibile da cogliere ai più.
ma pensa un po’ se ci tocca dare la linea a dei saltimbanchi in bicicletta quando si potrebbe andare avanti tutto il pomeriggio a parlare di morti ammazzati pic.twitter.com/U7SNGZqOOx
— Leonardo Piccione (@ledep) March 4, 2024
Durante una delle puntate anticipatamente (ci permettiamo di aggiungere anche ingiustamente, a questo punto) interrotte di Ore 14, pur di ritardare il drammatico momento del passaggio della linea ai «colleghi dello sport», Infante chiama davanti alle telecamere il pensionando direttore della fotografia della trasmissione, dedicandosi a un lunghissimo elogio di tutti i suoi meriti professionali e pregi umani. Manca poco che Infante decida di organizzare in diretta la festa per la pensione dell’uomo, di raccontarne ogni momento dall’acquisto dei festoni al taglio della torta di commiato. È solo l’imbarazzo dell’ormai ex direttore della fotografia a troncare il diabolico piano di Infante. Abbandonato da quello che avrebbe dovuto essere il suo partner in crime, il conduttore a quel punto è costretto alla resa: linea alla Tirreno-Adriatico. Che, vale la pena precisarlo per chiunque si sia appassionato a questa saga moderna, finirà il 10 marzo. Se Infante resisterà fino a quel giorno, non vediamo l’ora di scoprire come festeggerà la fine della corsa. Forse tornerà a casa, andrà in garage e farà a pezzi una bicicletta.