Il tempo passa per tutti tranne che per Jamie Vardy

Quest'anno non è stato sempre titolare, ma è comunque stato determinante nella corsa verso la promozione del Leicester di Maresca.

Qual è la ricetta dell’eterna giovinezza? Se questa domanda la faceste a Jamie Vardy, lui probabilmente vi risponderebbe che il segreto sta nel consumare almeno un pasto a settimana così composto: come liquidi un minimo di tre lattine di Red Bull, portata principale un panino prosciutto e formaggio, a conclusione un espresso. Come racconta Rob Tanner su The Athletic, questa è la routine pre-partita di Vardy, lo è stata dall’inizio della sua ormai lunga carriera e lo è ancora oggi che con il Leicester si appresta a tornare in Premier League (della grande stagione della squadra di Maresca abbiamo parlato approfonditamente qui).

“Jamie Vardy is a phenomenon and he shows no signs of slowing down”, il titolo del pezzo di Tanner su The Athletic, racconto di una delle stagioni più strane e allo stesso tempo esaltanti della vita dell’attaccante inglese. Che quest’anno, per la prima volta nei suoi dodici anni al Leicester, non è stato sempre e comunque titolare: Maresca gli ha spesso preferito Iheanacho e Daka, scelte che hanno portato Vardy a giocare soltanto 26 partite fin qui – per capirci: il capocannoniere della Championship, Sammy Szmodics, ha segnato 21 gol, 8 più di quelli segnati da Vardy, ma giocando 35 partite, 9 più di lui – di cui soltanto 12 da titolare.

Eppure, nonostante l’età che avanza e un regime di allenamento assai peculiare – Vardy non fa pesistica, non l’ha mai fatta, e ci sono occasioni in cui salta tutta la sessione d’allenamento perché ha bisogno di “concentrarsi” esclusivamente sulla partita – Vardy resta il giocatore più incisivo, più determinante per le sorti del Leicester. A partire dalla media gol, ovviamente: 13 gol segnati fin qui (più un assist) in 1263 minuti giocati, uno ogni 95′, di fatto uno a partita. Ma c’è di più nei dettagli: Vardy trasforma in gol quasi la metà dei tiri che prende (il 42 per cento) e prende la porta nei due terzi delle occasioni in cui ci prova (il 58 per cento). Numeri tra i più alti di tutto il campionato, più alti di una concorrenza spesso più giovane, parecchio più giovane, di lui.

La conferma che Vardy è un fenomeno e non ha nessuna intenzione di rallentare è arrivata ancora una volta nella scorsa settimana: dopo aver segnato il gol della vittoria contro il Sunderland, Vardy ha saltato diverse sessioni di allenamento perché aveva bisogno di concentrarsi su altro. Dove per altro si intende la partita successiva, la trasferta contro l’Hull City, giocata il 9 marzo scorso. Risultato: entrambi i gol del Leicester li ha segnati lui. Si vede che il metodo Vardy funziona. Basta essere Vardy, si capisce.