Il Leicester di Maresca sta rompendo la Championship

È una squadra di Premier, o quasi, ma ha anche trovato il manager giusto per dominare la lega. Grazie a un gioco sofisticato, aggressivo, moderno.

Il 3 luglio scorso, nel giorno della sua presentazione come nuovo tecnico del Leicester, Enzo Maresca aveva già le idee chiare. A precisa domanda su quali fossero le ambizioni del club per la stagione 23/24, l’ex centrocampista di Juventus e Fiorentina disse: «Penso che la cosa importante sia procedere passo dopo passo, e per il momento questo significa costruire la squadra giusta, con i giocatori giusti, o almeno quelli che pensiamo possano sposare l’idea. Ma tutti sappiamo che il club si merita qualcosa di diverso, tutti sappiamo tutti qual è l’obiettivo della stagione».  Questa risposta, pronunciata in un inglese molto fluido ma con cadenza spagnoleggiante, visti i trascorsi a Siviglia e Malaga, conteneva il rimpianto per il passato e le speranze del futuro: dopo un’inaspettata retrocessione nella stagione 2022/2023, maturata all’ultima giornata di campionato dopo un’inutile vittoria contro il West Ham davanti al pubblico del King Power Stadium, quel qualcosa di diverso poteva essere solo ottenere l’immediata promozione in Premier League. 

Guardando oggi la classifica della Championship, l’equivalente della nostra Serie B, raggiungere l’obiettivo di inizio stagione sembra essere una pura formalità, anche se mancano ancora 14 gare dalla fine del campionato. Le Foxes, infatti, sono saldamente prima in classifica, con 78 punti raccolti in 32 partite; hanno il miglior attacco (68 gol segnati) e la miglior difesa (24 reti incassate) della lega, e anche il vantaggio sulla terza posizione, quella che porta dentro il girone infernale dei playoff, è rassicurante: il Leeds, un’altra delle retrocesse della scorsa stagione, è infatti distante 12 punti dal Leicester. L’attuale media punti potrebbe portare la squadra di Maresca ad aggiornare il record all time in Championship, e forse è per questo che il manager italiano ha detto che «le statistiche positive durante la stagione fanno piacere, sono belle». Subito dopo, però, Maresca ha aggiunto che «diventano grandiose solo se raggiungi l’obiettivo. Per questo ci serve qualche altra vittoria».

La caccia alla volpe nel Regno Unito è stata bandita nel 2004, ma in Championship è iniziata dal 6 agosto, giorno dell’esordio delle Foxes. Il 2-1 in casa contro il Coventry – strappato in rimonta nell’ultimo quarto d’ora di gioco, grazie a una doppietta del centrocampista Dewsbury-Hall – è stato il preludio di una marcia trionfale, che grazie a 13 vittorie nelle prime 14 partite del campionato (prima di un lieve, inevitabile rallentamento) ha lasciato solo le briciole alla concorrenza, scavando da subito un solco nei confronti delle inseguitrici e stabilendo in maniera netta i rapporti di forza tra le squadre candidate alla promozione. Ma quali sono i motivi di questo dominio da parte della Enzo way, come chiamano il modello di Maresca dall’altra parte della Manica? Non si può non partire dalla rosa allestita l’estate scorsa: nel giro di tre settimane, infatti, la dirigenza ha ceduto alle pressioni dei top player della squadra e dei grandi club che volevano accaparrarseli, accontentando prima James Maddison (venduto al Tottenham alla cifra record di 46 milioni di euro) e poi Harvey Barnes (passato al Newcastle per 44 milioni). Le cessioni di altri elementi di rilievo come Castagne e Tielemans potevano far pensare che stesse iniziando un’emorragia tecnica, ma a quel punto la dirigenza – in accordo con Maresca – aveva terminato le operazioni in uscita. E così il nuovo Leicester era una squadra costruita intorno a uno zoccolo duro di giocatori di primo livello per la Championship, i vari Ricardo Pereira, Ndidi, Praet e Dewsbury-Hall, integrati da nuovi acquisti dal profilo interessante come Coady, Winks e Mavididi. «Questa estate abbiamo messo basi importanti per il futuro», ha detto Maresca. «In pochi mesi abbiamo migliorato la sinergia tra la squadra e i tifosi. Abbiamo la sensazione di star costruendo qualcosa che potrà solo che migliorare nei prossimi due, tre anni».

Maresca si è espresso in questo modo anche perché il Leicester ha manifestato una profondissima unità del gruppo: «Qui tutti vogliamo tornare dove siamo stati per molti anni, c’è un grande attaccamento», ha detto il manager italiano. Su questo aspetto pesa il fatto che la rosa è rimasta in buona parte inalterata rispetto all’anno scorso. E si riconosce ancora nel suo capitano, quel Jamie Vardy che da 12 stagioni è il simbolo del club. Non solo perché tiene vivo il legame con l’incredibile titolo del 2016: ancora oggi, s 37 anni appena compiuti, Vardy è riuscito a raggiungere la doppia cifra di gol in poco più di metà stagione. Anche se non gioca sempre da titolare.

Un altro elemento impossibile da trascurare è il rapporto tra Maresca e Guardiola, considerato il padre calcistico del nuovo manager del Leicester. A dirlo è la storia del tecnico italiano: nel 2020/21 era alla guida del Manchester City Under 23, due anni dopo – in mezzo c’è stata la brutta parentesi di Parma – è tornato a lavorare con Pep nel ruolo di collaboratore tecnico, e così ha contribuito alla conquista del primo treble del City. Anche se Maresca ha detto che «in realtà il primo a farmi pensare di poter diventare un allenatore è stato Manuel Pellegrini ai tempi del West Ham», la prossimità del Leicester con il gioco di Guardiola è a dir poco evidente: «Facciamo girare la palla per difenderci o anche per recuperare le energie, i tifosi non sempre lo capiscono ma è impensabile attaccare costantemente per 90 minuti. Lo fa anche il City», ha spiegato il tecnico italiano. Il Leicester adotta un ritmo partita lento, metodico, che mette sotto pressione le difese avversarie con pazienza fino a trovare il varco giusto per colpire: le statistiche rilevano che le Foxes sono la 3 squadra più lenta in Championship per pace, per ritmo di gioco, e la 1 per numero di passaggi necessari per arrivare a segnare un gol; il loro possesso palla medio tocca la quota del 61%, e ci sono quattro giocatori del Leicester tra i primi 20 per numero di passaggi completati in tutta la lega. Dal gioco di Guardiola, Maresca ha “copiato” anche suo l’uso fluido di un esterno difensivo, in questo caso Ricardo Pereira, che si sgancia dalla sua posizione classica per inserirsi tra le linee e creare superiorità numerica a centrocampo. 

Gli highlights dell’ultima vittoria in campionato, la quinta consecutiva in tutte le competizioni: Leicester-Sheffield Wednesday 2-0

Il Leicester 2023/2024, però, non è solo una copia-carbone del Man City. C’è anche quello che si può già definire come il marchio di fabbrica di Maresca: un pressing intenso e continuo, per esempio, sta aiutando la difesa a tenere un buonissimo rendimento.  Un altro grande merito del nuovo manager delle Foxes è quello di aver contribuito alla definitiva consacrazione di Kiernan Dewsbury-Hall: «Kiernan mi ha detto che non ha intenzione di lasciare il club», ha spiegato Maresca. «E che vuole portare il Leicester alla promozione perché si sente responsabile per la scorsa stagione». Dewsbury-Hall ha 25 anni ed è parte del Leicester da quando ne ha otto; ha un mancino educatissimo ma anche in grado di fare il box to box. Così è diventato il perno della squadra, al punto da raggiungere la doppia doppia di gol e assist in poco più di metà stagione: un rendimento mai avuto prima, che sta stuzzicando le attenzioni di diversi club di Premier League. Qualcuno, a Leicester e dintorni, parla anche anche di qualche messaggio su Whatsapp da parte del commissario tecnico inglese Gareth Southgate in vista degli Europei di Germania in programma in estate. 

Dalla stagione ‘93/94, la prima da quando Opta ha iniziato a tenere conto delle statistiche, sono solo 27 (su 89) le squadre che, nel giro di una sola stagione, sono passate dalla retrocessione in Championship all’immediata promozione in Premier League. La sensazione, però, è che poche volte si sia visto un dominio tattico, tecnico, mentale, così forte come quello del Leicester di quest’anno. Eppure Maresca ha detto che «non siamo ancora vicini al nostro massimo potenziale, siamo contenti di come stiamo giocando ma ci sono ancora molte cose che possiamo migliorare. E saremo ancora meglio l’anno prossimo se riusciremo a mantenere la stessa rosa». Qualcuno forse farebbe bene a preoccuparsi. In Premier League, ovviamente.