Fermatevi, fermiamoci un attimo. E facciamo un gioco mnemonico e statistico applicato al calcio: tra quelli segnati in questa stagione, quanti gol da fuori area ricordate/ricordiamo? La risposta, in ogni caso, anche se avete una memoria prodigiosa, dovrebbe essere questa: pochi. Se non pochissimi. Non c’è niente di strano, non c’è niente di cui sorprendersi o – peggio ancora – indignarsi: è una tendenza del calcio moderno, è un adattamento del gioco legato alle statistiche avanzate e al grosso impatto che hanno avuto sulla tattica, sull’allenamento quotidiano dei giocatori. E poi, ovviamente, su quello che succede in campo durante le partite.
La finale della Concacaf Nations League tra Stati Uniti e Messico è finita 2-0 in favore degli Usa. Il secondo gol è stato realizzato da Tyler Adams, 25enne centrocampista del Bournemouth, grazie a una fortissima botta dalla lunghissima distanza – circa 40 metri. Ecco, il fatto che ormai si tratti di un evento sempre più raro ha spinto The Athletic a scrivere un articolo su questa rete. Ed è proprio tra le righe di questo testo che vengono snocciolate le statistiche sui tiri da fuori, sul fatto che ormai stiano diventando una soluzione utilizzata sempre meno, dai calciatori: nell’edizione 2009/10 della Premier League, il 45% dei tiri totali veniva scoccato da fuori area; oggi quella stessa quota è scesa fino al 32,9%. Un calo simile, più o meno, è stato avvertito anche negli altri campionati: se guardiamo alla Liga spagnola, sempre tra il 2010 e il 2024, le conclusioni dalla distanza sono scese dal 43% al 35%; in Serie A siamo passati dal 49% al 37%, in Bundesliga dal 43% al 33%. Anche i dati della Champions League (dal 48% del 2010 al 33% del 2024) e dei Mondiali seguono lo stesso trend. Anzi, quelli relativi alla fase finale di Coppa del Mondo sono ancora più eloquenti: a Qatar 2022 i tiri tentati da fuori area sono stati il 36,7%, nel 2018 in Russia furono il 40%, nel 2010 e nel 2006 la quota era addirittura superiore al 50%.
Insomma, visti certi dati si può desumere che i gol da fuori, praticamente, non esistano più. Perché, molto semplicemente, i calciatori tentano molte meno conclusioni dalla distanza rispetto al passato. Come anticipato, si tratta di un adattamento inevitabile all’utilizzo delle statistiche avanzate per le partite e per gli allenamenti: negli ultimi anni, la diffusione e l’istituzionalizzazione di moltissimi strumenti metrici per l’indicizzazione delle prestazioni – a cominciare dagli Expected Goals – hanno dimostrato che il tiro dalla distanza è una soluzione meno efficiente, dal punto di vista puramente matematico, rispetto a conclusioni più ravvicinate. Di conseguenza gli allenatori hanno preso a sconsigliare questo tipo di esecuzioni, piuttosto si inventano nuovi meccanismi per creare situazioni di gioco più semplici da convertire in gol. Tutto poco romantico, tutto meno spettacolare, ma tutto giusto. Tutto inevitabile, quindi.