I club brasiliani stanno iniziando a sottrarre giocatori agli altri Paesi del Sud America

Un enorme gap economico e la necessità di sostituire i talenti che migrano in Europa hanno determinato delle nuove strategie di mercato.

L’idea che abbiamo del Sud America, almeno a livello calcistico, è quella di un sub-continente ammantato di romanticismo, non ancora corrotto dalla volontà di fare business a tutti i costi, in cui la passione e i tifosi sono ancora il centro di tutto, proprio come una volta. Ebbene, questo discorso non è soltanto molto retorico, ma è anche molto distante dalla realtà. Soprattutto se guardiamo al Brasile, che sta scavando un solco economico paragonabile a quello che c’è tra l’Inghilterra, intesa come Premier League, e tutti gli altri Paesi (campionati) europei. Basta guardare l’elenco dei vincitori della Copa Libertadores, per capire cosa intendiamo: le ultime cinque edizioni sono state conquistate da tre club brasiliani diversi (Flamengo, Palmeiras e Fluminense), con tre finali su cinque giocate solo tra squadre del Brasilerão; se allarghiamo lo sguardo all’albo d’oro dei dieci anni precedenti, troviamo anche Santos, Gremio, Internacional e Corinthians.

Un dominio così assoluto e trasversale non può che derivare da una netta superiorità economica. Un altro segnale di questo gap sempre più profondo sta nell’approccio al calciomercato. Come scrive Espn in questo articolo, i club brasiliani hanno trovato un nuovo modo per rispondere al continuo furto di talenti da parte delle squadre europee: oltre ai “soliti” calciatori brasiliani a fine carriera (i vari Marcelo, Felipe Melo, ecc.) e a quelli che falliscono all’estero e decidono di tornare a casa per cercare di rilanciarsi (Pedro, Gabigol, ecc.), ora i dirigenti del Brasilerão guardano anche agli altri Paesi sudamericani. In pratica, si può dire, le società brasiliane stanno trattando i loro vicini di casa allo stesso modo di come vengono trattati dai club europei.

Ecco qualche dato piuttosto significativo: in occasione dell’ultimo break internazionale, l’Ecuador ha chiamato ben sei calciatori che militano in club brasiliani; Colombia, Uruguay e Venezuela sono arrivati a quota cinque. Si tratta di giocatori dall’età e quindi dal profilo molto diverso: si va dai veterani (James Rodríguez, Tomas Rincón, Santiago Arias) ai giovani prospetti. Guardando invece all’Argentina, nella Nazionale di Scaloni non ci sono convocati che militano in Brasile. Ma basta consultare l’elenco dei giocatori stranieri del Brasilerão per rendersi conto della situazione: ci sono ben 41 argentini, a dimostrazione di una netta superiorità economica dei club brasiliani rispetto a Boca, River e a tutte le altre squadre della Primera División. E del fatto che gli operatori di mercato guardano sempre più all’estero. Non a caso, viene da dire, soltanto pochi mesi fa i club brasiliani hanno approvato l’aumento del numero di stranieri utilizzabili in gare di campionato: la quota è stata portata addirittura a nove, mentre non ci sono limiti per la registrazione di calciatori stranieri nella rosa. È una netta inversione di tendenza rispetto al passato, rispetto agli anni in cui i grandi club del Brasilerão schieravano solo giocatori autoctoni. Oggi quel tempo sembra davvero lontanissimo, altro che romanticismo.