Allora anche Haaland è un essere umano

Nell'ultimo periodo gioca male e segna poco (rispetto al suo mostruoso solito, si capisce). E tanto basta perché venga accusato di non saper giocare a calcio.

Questo deve essere l’anno in cui ce la si prende con gli attaccanti che a metà stagione hanno già segnato almeno trenta gol. È successo con Harry Kane, nelle scorse settimane accusato di aver portato a Monaco di Baviera la “maledizione” che lo perseguita sin dagli esordi con il Tottenham. Adesso sembra il turno di Erling Haaland: l’accusa formulata nei confronti del centravanti del Manchester City è apparentemente quella di essere una persona pure lui, anche lui un essere umano. «Quando si arriva a quei livelli uno pensa che deve fare 3 gol a partita, ma la realtà è un’altra», aveva già dovuto spiegare Guardiola ai giornalisti che gli chiedevano chiarimenti su una presunta crisi di Haaland. Le parole di Guardiola sono di ottobre 2023, vengono da un’intervista concessa dopo una vittoria in Champions League contro lo Young Boys (3-1 in trasferta). In quei giorni come in questi, era bastato che Haaland smettesse di segnare almeno un gol a partita per qualche partita perché cominciassero a circolare surreali considerazioni sulle sue capacità tecniche e sul suo contributo al gioco del City. Guardiola, solitamente molto disponibile e persino prolisso nelle sue risposte a qualsiasi domanda di qulsiasi tipo, si era mostrato assai spazientito da queste critiche mosse al suo centravanti: «La realtà è un’altra ed è che a volte non sei così brillante, ma i numeri sono strepitosi e continuerà a farli», aveva risposto l’allenatore, nervosissimo.

In questi giorni gira molto negli angoli dei social dedicati al calcio un video in cui si vede Haaland impegnato nel riscaldamento pre partita, in un torello con i compagni di squadra per scaldarsi prima della sfida con l’Arsenal (finirà 0-0, anche questo risultato, a detta dei critici più feroci, colpa sua). Sbaglia diversi passaggi, Haaland, è impreciso in tanti tocchi. Errori e imprecisioni che secondo i critici sarebbero la prova delle sue mancanze tecniche e della sua inadeguatezza al gioco del City. Spiace sempre ridurre un attaccante ai suoi numeri, ma in certi casi è necessario se non indispensabile: Haaland ha segnato fin qui 29 gol e ha fornito 6 assist tra tutte le competizioni giocate dal City. Numeri che farebbero impressione se qui stessimo scrivendo di qualunque altro attaccante al mondo, ma che vengono “ridimensionati” dalle aspettative immense che Haaland ha imposto lui stesso, per se stesso, negli ultimi anni. Ma è sempre utile allargare il campo e aggiungere dettagli all’inquadratura della stagione dell’attaccante. Nelle prime 15 partite di campionato, per esempio, aveva segnato 14 gol: media Haaland, appunto. Poi a fine dicembre è venuto un infortunio che lo ha costretto a saltare dieci partite consecutive e a rientrare in campo solo alla fine di gennaio. I cinque gol segnati in Fa Cup contro il Luton sembravano aver riportato tutto alla normalità, ma in realtà è stata in questa occasione che abbiamo scoperto che tra i superpoteri di Haaland non c’è la guarigione accelerata. Come a tutti i calciatori, serve tempo per tornare al massimo della forma dopo un infortunio lungo. Dopo la cinquina contro il Luton, infatti, Haaland ha segnato “solo” cinque gol in 15 partite.

Ancora una volta, è utile appoggiarsi di nuovo ai numeri per dare un senso a una discussione che altrimenti ne avrebbe assai poco. Fermatevi un attimo sugli ultimi due numeri, in particolare: cinque gol segnati nelle ultime quindici partite. La media di un gol ogni tre partite, una media che per qualsiasi altro attaccante al mondo sarebbe considerata tutt’altro che negativa, in certi (molti) casi persino auspicabile. Per tutti gli attaccanti del mondo che non sono Haaland, appunto. Al quale basta non segnare almeno un gol a partita per essere definito addirittura un «League Two player», come ha detto di lui Roy Keane. Guardiola è stato costretto a ribadire l’ovvio anche questa volta: Haaland è il migliore attaccante del mondo e non è certo colpa sua se il City in questo periodo fa fatica a costruire il solito numero di occasioni da gol. E poi ha aggiunto una frecciatina, Guardiola: «Mi aspetto che queste critiche vengano da giornalisti che magari non hanno mai giocato a pallone. Ma gli ex giocatori, da loro mi aspetto che di calcio ne capiscano».