Lo Shakhtar ha ricominciato a fare quello che sa fare meglio: scovare nuovi talenti in Brasile

Nonostante la guerra, la rosa del club di Donetsk è di nuovo piena di potenziali gemme: Marlos Gomes, Kevin, Eguinaldo, Newerton e Pedrinho, tutti arrivati negli ultimi 12 mesi.

Una delle più grandi sicurezze dell’universo calcistico europeo è il rapporto intensissimo tra lo Shakhtar Donetsk e il Brasile, inteso come nazione calcistica da cui pescare nuovi talenti. Nell’ultima partita di campionato, vinta in maniera convincente per 4 a 1 contro il Cornomorec Odessa, il tecnico Marino Pusić ha potuto esultare grazie alla tripletta di Marlos Gomes, acquistato a gennaio dal Vasco da Gama. Ma questo è solo un tassello di un legame che nemmeno la guerra in Ucraina è riuscita a spezzare: oltre a Marlos Gomes, ultimo calciatore brasiliano in ordine di tempo ad aver accettato l’offerta dello Shakhtar, Pusic ha a disposizione anche Kevin, Eguinaldo, Newerton e Pedrinho, tutti arrivati negli ultimi 12 mesi. Grazie a questa nuova generazione di calciatori brasiliani (l’età media dei cinque nuovi acquisti supera appena i 20 anni), lo Shakhtar ha portato a 45 il numero totale di brasiliani comprati dal 2002 in poi, dimostrando come in società continuino a credere fortemente in quella che è diventata una vera e propria filosofia di mercato, molto più che una semplice strategia.

Anthony, Dodô, Marlon, Ismaily, Maycon, Fernando, Alan Patrick e Marcos Antonio sono solo alcuni dei giocatori brasiliani arrivati negli ultimi anni allo Shakhtar. Prima di loro, era stata la volta di calciatori come Douglas Costa, Fernandinho, Willian, Alex Teixeira, Luiz Adriano e Taison. Le operazioni in entrata del club ucraino, insomma, si rivolgono quasi sempre verso il Brasile. Per ovvie ragioni tecniche e finanziarie, dal momento che la loro qualità permette alla squadra di fare la differenza nel campionato ucraino — sono 14 i titoli conquistati nelle ultime 20 stagioni — e poi di rivenderli a peso d’oro ad altre squadre europee. Ma anche per una questione umana: una rosa composta di giocatori della stessa nazionalità permette allo Shakhtar di creare una comunità di persone che si supportano a vicenda, di ridurre la famosa saudade e velocizzare il processo di ambientamento dei nuovi arrivati, soprattutto per quelli che provengono direttamente dal Brasile.

L’ispiratore di questa politica di mercato è stato Mircea Lucescu, allenatore dello Shakhtar tra il 2004 e il 2016: Lucescu voleva costruire un nucleo di giocatori molto tecnici, e trovò nel mercato brasiliano una miniera di talento a disposizione. Tra l’altro a costi decisamente abbordabili per il budget del club del Donbass. Oggi Lucescu non lavora più per lo Shakhtar, ma la sua “eredità” è rimasta intatta. Non a caso, dopo la sua partenza la dirigenza scelse di puntare su Paulo Fonseca, un allenatore portoghese e quindi lusofono che potesse comunicare più facilmente con i giocatori. La guerra in Ucraina è riuscita solo a frenare leggermente il trend, nel senso che nel 2022 lo Shakhtar non ha fatto acquisti provenienti dal Brasile, ma nel giro di un anno siamo già tornati alla normalità, almeno per quanto riguarda il calciomercato: come detto, il club ucraino ha ricominciato a fare ciò che ha sempre fatto meglio di tutti. E, non a caso viene da dire, ha anche ricominciato a vincere: dopo l’interruzione per l’invasione militare da parte della Russia, il club del Donbass ha conquistato il titolo 22/23 ed è in testa anche al campionato 23/24.