Parlando di Camila Giorgi, l’unica certezza che abbiamo è che non rimetterà più piede su un campo da tennis. Sul resto, sulle tante storie che hanno contornato l’addio al tennis di una delle giocatrici italiane più forti di sempre, non ci sono conferme. Tranne quella per cui Camila ha scelto un modo che renderà indimenticabile il suo addio, almeno nella storia del tennis. È successo che il 7 maggio 2024, alla vigilia del torneo di Roma, Camila Giorgi è stata esclusa dalla lista delle giocatrici beneficiarie di wildcard – quelle fin troppo generose concesse dagli organizzatori. Poche ore dopo, il nome di Giorgi compare improvvisamente nella lista dell’International Tennis Integrity Agency, quella composta dai giocatori e dalle giocatrici che non intendono più ricevere controlli antidoping a sorpresa. Una simile decisione implica la volontà di non voler più partecipare ai tornei. Implica, cioè, il ritiro dal tennis professionistico.
Cercata dalla stampa, Camila Giorgi si è resa irraggiungibile. E già il giorno dopo un noto quotidiano nazionale ha serenamente agitato l’idea che fosse scappata per sfuggire ai controlli antidoping. Da dove veniva questa indiscrezione? Non si sa. Poi sono uscite le storie sulla villa abbandonata, le tasse non pagate, i mobili trafugati, tante notizie senza certezze. Quello di Giorgi è stato un addio al tennis avvolto nel mistero, ma anche molto da lei: senza annunci, senza un’ultima partita, senza neanche un post social, insomma proprio un comportamento a là Camila Giorgi.
Giorgi è sempre stata insofferente alle banalità dei giornalisti – resterà immortale la risposta alla domanda «quante probabilità hai di vincere il prossimo match?»: «Probabilità? 18,2» – ed è sempre stata restia a far trasparire qualsiasi emozione. È sempre stata poco aperta a partecipare alle cerimonie della Federazione, ma soprattutto è sempre stata protetta da un padre che è il suo esatto contrario, un uomo loquace e avventuriero, sempre pronto a immolarsi – anche fisicamente – per evitare intrusioni nella vita di sua figlia.
Giorgi aveva trovato la pace diradando le sue presenze nei tornei, concentrandosi su altro per la seconda parte della sua vita, ma ora queste storie la rimettono al centro dell’attenzione dei giornali sportivi, e non certo per i risultati. Perché Camila Giorgi ha smesso con il tennis? Lei non lo dice e nessuno lo sa, il resto sono solo illazioni. E quindi ecco arrivare gli articoli che hanno raccontato – e raccontano – di fughe all’estero per le tasse non pagate, di pignoramenti di montepremi chiesti alla Federazione italiana tennis a causa di una cartella esattoriale che non le è stata consegnata, di una casa abbandonata in fretta e in furia portandosi dietro mobili, o almeno così racconta il padrone di casa. Secondo la stampa italiana, questo è sufficiente per definire qualcuno fuggitivo. E forse serve scomodare Freud quando in questi articoli, che disegnano la figura di una Bonnie del XXI secolo, ci si lascia stupire dal fatto che «nessuno ha denunciato la scomparsa». Incredibile no? Io non la trovo e nessuno ne denuncia la scomparsa.
Ad ogni modo Camila Giorgi continua a essere – e a fare – se stessa, poi compare una sua storia su Instagram in cui conferma l’addio all’attività agonistica. E in cui dice di non fidarsi di quel che si legge in giro su di lei. Inutile dire che, a quel punto, le voci sulla sua fuga si sono moltiplicate: è venuta fuori la lettera in cui l’agenzia delle entrate chiede il pignoramento di circa 460mila euro, è stato tirato in ballo un vecchio processo per omessa dichiarazione (in cui è stata assolta, ma che importa, no?), è stato intervistato il sindaco di Calenzano, il paese dove risiedeva, in cui anche il «qui la vedevamo poco» di rito diventa ovviamente una colpa da espiare. Chissà dov’era invece che restare a casa.
Un’altra delle certezze che abbiamo su Camila Giorgi riguarda la sua dimensione, il fatto che il tennis femminile italiano abbia perso uno dei più grandi talenti degli ultimi decenni. Anche se fondamentalmente inespresso. Schiavone, Errani e Pennetta hanno dato tante soddisfazioni ai loro tifosi e a tutti gli appassionati italiani, ma nessuna è riuscita a stare nei loro pensieri come Camila Giorgi, più di Camila Giorgi, visto che ogni sua partita iniziava e finiva con il solito ritornello, con il solito what if: cosa succederebbe se…
Camila Giorgi è italo-argentina, una Luciano Darderi ante-litteram anche se con ben altro talento, ed è stata sicuramente poco italiana nella maniera di intendere il tennis in campo: per lei è sempre esistito un solo approccio a questo gioco, plasmato da papà Sergio, un uomo che ha litigato con Federazione e giornalisti per tutta la carriera di sua figlia, perché voleva proteggerla, perché non accettava che qualcuno mettesse in discussione il legame tecnico che aveva con lei. In Camila Giorgi c’erano riposte grandi speranze tennistiche, ma c’era da liberarla dal padre, bisognava trasformarla in una tennista classica che, con quel potenziale di colpi, avrebbe vinto sicuramente molto. Ma lei e il padre non hanno mai avuto dubbi su cosa dovessero fare sui campi da tennis.
In una delle sue ultime apparizioni nel Tour, nel marzo 2024 a Indian Wells, Giorgi ha battuto Katie Boultier e ha detto sorridendo: «Io cerco di fare il mio gioco, come sempre». E così ha sempre fatto, fino alla fine, sconfiggendo avversarie mediocri e perdendo con giocatrici forti e accorte. Non a caso, nella partita successiva, Camila Giorgi aveva affrontato Iga Swiatek giocando esattamente come contro Boultier nel turno precedente. Risultato? Solo due game vinti. Ma d’altronde lei è sempre stata onesta: «Affrontare le avversarie cercando sempre di fare il mio tennis è il mio difetto. Ma è anche un pregio quando le cose vanno bene».
In queste due frasi, un mantra ripetuto incessantemente lungo tutta la sua carriera, c’è l’essenza di Camila Giorgi. I risultati ottenuti sono coerenti con questo approccio, d’altronde sono poche le settimane nell’anno in cui i tennisti giocano avendo il flow, uno stato di coscienza per cui sono completamente immersi in un’attività. Sono poche le giornate in cui la pallina si vede gigante, così si dice in gergo, in cui ci si muove in anticipo e in cui i colpi perfetti provati e trovati in allenamento vengono ripetuti senza problemi. Giornate di grazia di questo tipo le hanno fatto guadagnare l’accesso a Wimbledon – unico Slam nel quale ha raggiunto i quarti di finale, nel 2018 – a vent’anni partendo dalle qualificazioni, e che le faranno vincere quattro tornei, fra cui il WTA 1000 di Montreal nel 2021, un trionfo tanto inaspettato quanto importante.
Fuori dal campo, Camila è sempre stata un corpo a sé stante nel movimento tennistico italiano: le convocazioni non accettate per la Fed Cup, la Davis femminile, hanno portato Camila all’isolamento da parte della FITP, che significa niente uso dello staff federale (strutture, medici) e niente wildcard. Si è andati avanti così per anni, fra dichiarazioni velenose, litigi del padre con chi riportava notizie sulla figlia, commenti non graditi, poi la pace con la Federazione, ma in fondo Camila Giorgi è rimasta sempre la stessa. Le interviste nelle quali le si chiedeva conto delle partite giocate senza criterio logico, sempre uguali e sempre infinite, erano sempre più noiose: la guerra contro i giornalisti la stava vincendo lei, quasi per inerzia.
Insomma, Giorgi ha messo fine alla sua carriera in modo molto coerente, anche se ha avuto qualche momento tennistico nel quale ha provato a esprimersi in maniera differente. E quelle poche volte che è successo, quando in conferenza stampa i giornalisti sottolineavano con piacere queste avvedutezze, sperando fossero i prodromi di una svolta, lei negava sotto l’occhio di papà Sergio. Anzi ribadiva che era tutto come al solito, fedele al personaggio che aveva costruito insieme a lui.
Non abbiamo mai saputo molto di lei, a parte la passione per la moda e l’abbigliamento che le ha fatto lanciare una sua propria linea. È da anni che il suo profilo Instagram non viene popolato con dei post relativi al tennis, e anche l’ultima volta che ha pubblicato una foto da un torneo la si vede a Miami, sì, ma non sul campo, piuttosto dentro un locale: siede al bancone magari dopo che ha ordinato da bere, vestita come una qualsiasi ragazza pronta a fare la sua serata mentre azzarda un mezzo sorriso. Forse era questo che voleva. Forse era ed è pronta a vivere, a 32 anni, una vita finalmente libera dai giudizi legati al tennis.