Quanta differenza può fare, una partita, nel giudizio di un’intera stagione? Tanto, tantissimo. Prendiamo il caso del Manchester United: nel momento in cui i Red Devils hanno alzato l’FA Cup dopo aver battuto i cugini del City in finale, l’annata 2023/24 ha assunto connotati decisamente diversi. Si può dire che, grazie alla vittoria di Wembley, la squadra di Ten Hag è passata da un’insufficienza piena a un “sei” stiracchiato, per usare un metro di paragone noto a tutti, visto che tutti siamo andati a scuola. Chi invece ha vissuto una stagione ben oltre la sufficienza, sempre guardando al Manchester United, è stato Diogo Dalot. Viene da dire il nuovo Diogo Dalot, che sembra aver finalmente fatto il salto di qualità che tutti si aspettavano: il giocatore dal talento inespresso e dal ruolo incerto che molti ricorderanno nella sua unica annata al Milan, e anche nei suoi primi anni a Manchester, oggi è sbocciato: in questa stagione è stato uno dei terzini più continui d’Europa, nonché il miglior giocatore in assoluto dello United. Sia per la stampa che per i compagni di squadra.
Premessa: tolta la FA Cup, la stagione dello United non è stata per niente buona. Meglio chiarirlo, prima che possa sembrare un elogio fazioso. I Red Devils hanno vissuto la loro peggior Premier League da 30 anni a questa parte: 60 punti in classifica, ottavo posto finale e 58 gol subiti, la stessa quota del Crystal Palace, sette in più rispetto all’Everton. Perché allora tessere le lodi di un giocatore che ha brillato in una squadra di fatto mediocre? La risposta è molto semplice. Per amore del calcio. E della verità.
Perché Diogo Dalot ha finalmente dato un senso alle aspettative che si portava dietro da quando, appena 18enne, dominava nelle giovanili del Porto e si era guadagnato la chiamata del Manchester United. Una chiamata che, come spesso accade a chi passa da Old Trafford, ha rischiato di fargli bruciare le tappe. Una stagione di erasmus a Milano, sponda Milan, ha restituito allo United un giocatore spendibile e in possesso di un’identità, oltre che dotato di grandi qualità tecniche – perché quelle, a Dalot, non sono mai mancate. A dirlo sono innanzitutto i numeri: allo United, Dalot ha messo insieme 30 presenze ufficiali nella stagione 2021/22, 42 nell’annata 2022/23, addirittura 50 in quella appena terminata; il minutaggio e le prestazioni sono cresciuti in maniera costante, fino al punto che Dalot è diventato un punto fermo anche della Nazionale portoghese: nell’ultimo anno, il ct Roberto Martínez ne ha fatto un titolare inamovibile.
Il nuovo Dalot ha cambiato marcia anche grazie al rapporto con le grandi figure che ha incrociato finora in carriera. Come racconta The Athletic in questo articolo, durante il suo periodo al Milan Dalot ha imparato molto da Paolo Maldini, che gli ha spiegato l’importanza di una vita regolare e gli ha consigliato di essere meno impulsivo e di comunicare di più quando va in campo. Allo stesso modo un ruolo importante per l’ex Porto lo hanno avuto i connazionali Mourinho e Cristiano Ronaldo: se il primo gli ha dato la convinzione di poter diventare un grande giocatore durante il primo anno a Manchester, il secondo – suo idolo d’infanzia – lo ha preso sotto la sua ala quando è tornato allo United, e gli ha insegnato l’importanza del duro lavoro in allenamento. Oggi, Diogo Dalot ha superato le 150 presenze in maglia United (siamo a 157 per l’esattezza) ed è riconosciuto come uno dei leader dello spogliatoio dei Red Devils, tanto da essere stato nominato giocatore della stagione anche dai suoi compagni di squadra.