Lavoro, clima e tecnologia, un soffio di vento alla volta: il racconto di Giovanni Soldini

Insieme a ManpowerGroup, il velista ha parlato del connubio tra tecnologia e sostenibilità, di evoluzione e cambiamento climatico.

Per Giovanni Soldini, uno dei più famosi velisti al mondo, la bacheca personale dei successi non si misura solo con i trofei, ma soprattutto con le centinaia di miglia nautiche percorse in mare in oltre 30 anni. Possibilmente in solitaria. Per due volte medaglia d’oro al merito della Marina e Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, Giovanni Soldini è intervenuto durante l’evento “The Exchange”, la prima conferenza annuale organizzata da ManpowerGroup per discutere di intelligenza artificiale e del futuro del lavoro. Soldini, che è a tutti gli effetti anche un imprenditore del settore della vela, ha voluto trattare di temi a lui molto sentiti, come il connubio tra tecnologia e sostenibilità, l’evoluzione del mondo della vela e, soprattutto, il cambiamento climatico: temi di cui ha potuto seguire l’evoluzione fin dagli anni Novanta, una traversata oceanica alla volta.

In una convention che guarda al futuro, l’occhio di Soldini guarda soprattutto al presente, soprattutto per quanto riguarda il problema della crisi ambientale, che ha avuto modo di osservare anno dopo anno dall’oceano: «Ho avuto la fortuna di vivere molto tempo nel mare e con il mare. Di fare tante avventure con le traversate in solitaria e intorno al mondo, fin dai primi anni 90. Ho visto cambiare tante cose, poche volte in positivo. Per risolvere il problema principale dell’anidride carbonica nell’atmosfera serve andare tutti nella stessa direzione: la soluzione passa dalla scienza e dalla tecnologia, che potrebbero fare molto se le istituzioni riuscissero a trovare un approccio comune». Il viaggio in mare è come una metafora per spiegare il rapporto dell’uomo con il pianeta, e quindi con la vita; mentre la barca è un microcosmo in cui l’uomo è padrone di sé stesso e responsabile delle sue azioni: «Navigare insegna a essere sostenibili e efficienti, perché impari a consumare solo quello che produci. È uno strano equilibrio, tra tecnologia, sostenibilità e efficienza: da una parte c’è quello che produci, dall’altra quello che consumi, sta tutto qui. In un certo senso si può dire che è una risorsa rinnovabile. L’efficienza energetica equivale a tutti gli effetti alla libertà, sia energetica sia personale, a patto di saperla valorizzare in maniera intelligente».

Giovanni Soldini è la prova vivente che essere green in mare è fattibile, come dimostrano alcune delle sue grandi imprese navali, ad esempio il record sulla tratta Hong Kong – Londra e i 46 giorni impiegati per fare il “coast to coast” da New York a San Francisco, entrambe con l’ausilio dei pannelli solari. Soldini la definisce «sobrietà energetica», un cambiamento prima di tutto culturale a cui il mondo della nautica si sta lentamente approcciando: «La sensibilità sta aumentando, anche in un mondo con un’identità così forte. Penso all’aumento del numero di fonti rinnovabili a bordo, alla diminuzione del numero dei motori. È impensabile che una barca di 20/25 metri possa andare solo con la vela. La direzione è quella giusta, la volontà c’è». L’approccio alla “sobrietà energetica” è una forma mentis che Soldini porta con sé da sempre, fin dalle prime traversate negli anni Novanta, e che da sempre richiede anche ai suoi collaboratori. Lui, che oltre a essere navigatore è anche imprenditore, ne fa una questione di principio per lavorare nel mondo della vela: «Ho sempre lavorato con i giovani, perché se decidono di lavorare in questo settore sono sempre molto preparati e super entusiasti. Rispetto al passato ho notato che sono meno disposti a scendere a compromessi con la loro vita fuori dal lavoro: hanno una mentalità nuova, diversa, e hanno una sguardo più sul presente, di conseguenza sono maggiormente consapevoli delle problematiche legate alla crisi climatica».

Nella mezz’ora che ha passato sul palco di “The Exchange”, Giovanni Soldini ha parlato toccato diversi temi: dal mare al lavoro, dalla tecnologia alla sostenibilità, dalle grandi classi politiche ai piccoli gesti delle singole persone. Ognuno di essi ha però un punto in comune: la crisi climatica, il vero pallino del 58enne Soldini. «Il problema è reale, è sotto gli occhi di tutti. Per qualche motivo le persone non sembrano rendersene conto e sembrano vivere la sostenibilità come se fosse un fastidio. Aziende e scienziati stanno lavorando nella direzione giusta ma non basta lo sforzo del singolo: per quanto abbia un ruolo importantissimo le grosse decisioni spettano alle grandi classe politiche. La persona può fare la sua parte nel suo ecosistema, nella sua casa, ma il passo decisivo spetta al lato politico dello Stato, poi i cittadini sono sicuro che non avranno difficoltà ad adattarsi». La prima volta in cui si è parlato di cambiamento climatico risale al 1987, eppure non sembra che le cose siano migliorate in 37 anni. Probabilmente, come fatto notare da Soldini, tanti non se ne stanno accorgendo, ma è lo stesso velista che fa suonare il campanello di allarme con un aneddoto: «Oggi (30 maggio, ndr) ho deciso di venire all’evento in moto. Convinto che facesse caldo sono uscito solo con la camicia, invece mi sono preso la pioggia. Altro che estate».