Numero otto, numero nove, numero dieci e numero undici: se fosse una squadra di calcio, sarebbero i giocatori deputati ad attaccare, gli eroi dei più piccoli e gli idoli dei tifosi, le superstar. Nel luglio del 2023 la Figc ha presentato la sua “Strategia di sostenibilità”, un progetto che punta ad accelerare l’azione collettiva per il rispetto dei diritti umani e ambientali nel calcio italiano. La “Strategia di sostenibilità” si basa sulla strategia Uefa “Strength Through Unity 2030”, pubblicata nel 2021, che a sua volta si ispira all’Agenda 2030 dell’Onu, lanciata ormai nel 2015. «Questa agenda è una promessa dei leader a tutte le persone, in tutto il mondo», disse l’allora segretario generale delle Nazioni Unite, il sudcoreano Ban Ki-moon, «è un’agenda per le persone, per porre fine alla povertà in tutte le sue forme, ed è un’agenda per il pianeta, la nostra casa comune». La sfida del cambiamento climatico è quotidianamente al centro delle dichiarazioni anche dell’attuale segretario generale, il portoghese António Guterres, che pochi mesi fa ha ribadito: «È il problema più grande del nostro tempo».
Per questo motivo la Figc – la prima federazione sportiva in Italia a dotarsi di un simile documento strategico, realizzato in collaborazione con Lundquist, partner tecnico-metodologico – ha individuato 66 key performance indicators e 70 obiettivi strategici chiari, misurabili e monitorabili, che il calcio italiano intende raggiungere entro il 2030 su undici diverse politiche comprese nell’ambito dei diritti umani e della tutela ambientale. Undici come i calciatori che formano una squadra, per l’appunto: la policy numero otto riguarda l’economia circolare, la numero nove l’emergenza climatica, la numero dieci la sostenibilità degli eventi e la numero undici la sostenibilità delle infrastrutture. «È il momento di agire, insieme», ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina.
Negli ultimi decenni il calcio – che oggi ha un notevole impatto sull’economia dell’Italia: genera un valore economico diretto e indiretto di oltre undici miliardi di euro sul Pil e crea quasi 126mila posti di lavoro – ha purtroppo contribuito al cambiamento climatico. Gli studi condotti tra il 2018 e il 2022 nell’ambito del progetto “Life Tackle”, finanziato dalla Commissione europea, hanno infatti evidenziato come una singola partita abbia un impatto ambientale significativo, provocato per esempio dal consumo energetico dell’illuminazione degli stadi e dell’uso di impianti di riscaldamento e condizionamento, ma anche dall’emissione di anidride carbonica per il trasporto dei giocatori e dei tifosi, o ancora dalla produzione di rifiuti, dal consumo di acqua e di altre risorse naturali, dallo spreco alimentare. Secondo il progetto “Life Tackle” ogni anno il calcio europeo genera 750 milioni di tonnellate di rifiuti. A ogni partita ne vengono prodotti in media oltre quattro tonnellate. L’obiettivo della “Strategia di sostenibilità” è ridurre questo impatto ambientale e stimolare l’azione per il clima a tutti i livelli del calcio italiano.
La policy numero otto, quella dell’economia circolare, mira esattamente a adattare pratiche sostenibili per minimizzare l’impatto ambientale. L’ambizione entro il 2030 è di estendere l’approccio Uefa rinominato “4R” (ridurre, riutilizzare, riciclare e recuperare) a tutte le sedi e a tutti gli eventi della Figc, per abbandonare il modello di consumo usa-e-getta che fino a poco tempo fa era presente in tutte le componenti, dal food and beverage all’abbigliamento tecnico fino ad arrivare addirittura alle sponsorizzazioni e alla cartellonistica. Sotto l’etichetta dell’emergenza climatica (policy numero nove) la Figc lavora per prevenire i danni naturali e per promuovere un impegno ambientale concreto attraverso tutte le sue attività: l’obiettivo è ridurre le emissioni di carbonio in Italia e in Europa. Sostenibilità degli eventi (policy numero dieci) significa stabilire nuovi criteri di riferimento per l’organizzazione di eventi calcistici a impatto zero: è un punto cardine nel dossier degli Europei 2032, che l’Italia ospiterà insieme alla Turchia, ma soprattutto è la missione degli Europei 2024 in Germania, che la Uefa vuole rendere il torneo calcistico più sostenibile di tutti i tempi.
Per fare tutto questo, però, un ruolo fondamentale lo dovranno svolgere le infrastrutture: l’ambizione della “Strategia di sostenibilità” per il 2030 è di continuare a raggiungere standard sempre più elevati, per arrivare a ottenere una nuova generazione di strutture calcistiche sostenibili come suggerito dalle linee guida che la Uefa ha pubblicato nel novembre del 2022. Il progetto principale della policy numero undici è dunque il progetto “Coverciano 3.0”, il piano di recupero e riqualificazione, in collaborazione con il Comune di Firenze e la Soprintendenza Beni Artistici e Paesaggistici, del centro tecnico federale inaugurato in Toscana nel 1958. A Coverciano la Figc si è prefissata l’obiettivo di ridurre il fabbisogno di energia primaria del 32,5 per cento entro il 2030, installando una serie di pannelli fotovoltaici su una superficie di circa 4mila metri quadri, sostituendo le auto esistenti con veicoli elettrici (con relative colonnine di ricarica), coibentando la struttura ed eliminando l’utilizzo della plastica. Infine, verranno piantate decine di specie arboree differenti per preservare la biodiversità del luogo.