Milano Cortina 2026: e adesso tocca a noi

Finiti i Giochi di Parigi il testimone passa all'Italia: una grande opportunità per il nostro Paese, in senso sportivo ma non solo.

Il flag handover, il passaggio della bandiera olimpica a Milano, è arrivato il 20 febbraio 2022, nella cerimonia di chiusura dei Giochi invernali di Pechino. I cinque cerchi colorati su sfondo bianco sventolati dai sindaci di Milano, Beppe Sala, e di Cortina, Gianpietro Ghedina. C’erano quattro anni davanti e le mascherine sui volti dei protagonisti. Adesso, la cerimonia conclusiva di Parigi che si è tenuta domenica 11 agosto ha segnato il vero inizio del conto alla rovescia per le Olimpiadi invernali 2026, che Milano Cortina e l’omonima Fondazione vivranno in partnership con Deloitte Italia. La collaborazione segue quella decennale tra Deloitte Global e il Cio (Comitato olimpico internazionale), che durerà fino al 2032 e riguarderà cinque edizioni dei Giochi, sia estivi sia invernali.

Deloitte Italia supporterà la Fondazione Milano Cortina 2026 in un progetto ambizioso e complesso, fondamentale e strategico per tutta l’Italia. Un’opportunità che l’azienda, tra le più grandi realtà nei servizi professionali alle imprese in Italia, ha scelto di cogliere proprio per la sua presenza capillare sul territorio nazionale, in linea con gli obiettivi del proprio network di supporto all’economia locale e al made in Italy. Inoltre, la partnership tra Deloitte Italia e la Fondazione Milano Cortina 2026 rientra a pieno titolo negli obiettivi di Impact for Italy, il programma lanciato dal network di Deloitte Italia a gennaio 2020, per contribuire alla crescita del sistema Paese attraverso soluzioni sostenibili e innovative, adeguate alle nuove esigenze. «I Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano Cortina 2026 sono il più grande evento che il nostro Paese ospiterà nei prossimi anni e che genererà una ricaduta positiva di grande rilievo sull’intero sistema», ha dichiarato il presidente del Coni Giovanni Malagò.

Insomma: adesso tocca a noi, perché di anni ne mancano meno di due, perché non c’è alcun altro evento che nel frattempo distoglie l’attenzione. Tutti gli occhi saranno sull’Italia, con l’entusiasmo da un lato e la pressione dall’altro, con la voglia e il timore, con la speranza e la preoccupazione. Perché l’Italia vuole vincere questa sfida non sul medagliere (quello adesso è totalmente in secondo piano), ma sull’organizzazione. Il percorso non è stato facile, ha visto curve e complicazioni, qualche polemica sensata e molte decisamente no. Se i numeri hanno un valore, e ce l’hanno, allora vale la pena ricordare un punto di partenza fondamentale: l’83% ​della popolazione italiana ​si è dichiarato a favore della candidatura olimpica e paralimpica, in un plebiscito che fu una risposta molto chiara anche all’idea maldestra da parte di Roma di ritirarsi dalla competizione proprio con Parigi per ospitare i Giochi di quest’anno.

La vittoria di Milano Cortina fu una liberazione, oltre che un grande successo, per il nostro Paese che in quel periodo era vittima dei cultori del “no”, ostaggio della paura che i grandi eventi portino grandi problemi più che grandi opportunità, schiavi del disfattismo. L’Italia vinse, Milano e Cortina vinsero e oggi sono qua, nel pieno della corsa per arrivare puntuali, preparati, orgogliosi: qualcosa che va molto oltre le due città che portano il nome dell’ospitante, perché parliamo dei coinvolgimento di un’area di oltre 22mila chilometri quadrati, divisa tra due regioni (Lombardia e Veneto) e due Province Autonome (Trento e Bolzano) che ospiteranno oltre 3.500 atleti divisi in 16 discipline olimpiche e 6 paralimpiche, provenienti da oltre 90 Paesi e impegnati in 304 sessioni sportive con 195 medaglie in palio tra le 18 sedi dei Giochi. Impossibile non vedere il valore che genera un evento così e che cancella ogni discussione: per l’Italia è una sfida, per l’Italia è una meraviglia. È il messaggio che traspare ogni volta che si parla con la Fondazione Milano Cortina, a cominciare dal suo amministratore delegato Andrea Varnier, in carica dalla fine del 2022.

Nel suo staff ci sono i sentimenti di cui si accennava prima: entusiasmo e pressione, voglia e timore, speranza e preoccupazione, tutto però si sbilancia sui primi di queste doppiette, ovvero quelli positivi. Perché entusiasmo, voglia e speranza guidano l’agenda di chi guarda alla data del 6 febbraio 2026, giorno della cerimonia di inaugurazione, come all’inizio di un’avventura. Perché è così che deve funzionare: i Giochi non sono l’obiettivo, ma il mezzo tramite cui si sviluppa qualcosa. Da qui nasce il concetto di legacy olimpica che a Parigi è il cuore della strategia del comitato organizzatore, così come lo è a Milano Cortina. Qui la legacy sarà doppia: quella tangibile, nell’ambito del legame tra la Fondazione Milano Cortina 2026 e le realtà locali, in cui i Giochi olimpici e paralimpici invernali lasceranno ai territori ospitanti un’eredità in termini di know-how e competenze. Una classe dirigente preparata nel mondo dei grandi eventi sportivi. Oltre a questo, la legacy delle infrastrutture: il villaggio olimpico di scalo di Porta Romana a Milano che dopo i Giochi diventerà il più grande studentato d’Europa e l’Arena di Santa Giulia, che colmerà uno dei vuoti strutturali della città di Milano, quella di un Palasport pubblico moderno e capiente, in grado di ospitare altri grandi eventi (tipo le Atp Finals di Tennis, per intenderci). 

Nell’aprile 2024, Deloitte Italia ha dedicato un murale in via Tortona a Milano a Giuliana Minuzzo, la prima atleta italiana a conquistare una medaglia ai Giochi olimpici invernali di Oslo 1952. (Foto Deloitte Italia)

L’altra legacy è quella intangibile: riuscire, grazie alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano Cortina 2026, a diffondere e rafforzare la cultura dello Sport, dell’Olimpismo e Paralimpismo, dell’inclusione e di uno stile di vita salutare, una migliore cultura dell’accoglienza in termini di accessibilità, non solo sportiva, ma turistica che permei l’intero Paese. Per far sì che la legacy funzioni è fondamentale che le settimane delle competizioni siano perfette. Sia dal punto di vista sportivo, sia dal punto di vista organizzativo. Lo spettacolo delle competizioni, della natura delle Alpi, dello sport che rinnova i suoi codici della sfida tra persone e della sfida con sé stessi: a Milano Cortina vedremo i campioni delle discipline che conosciamo e un grande debutto, ovvero quello dello sci alpinismo, che esordisce come disciplina olimpica. È una pagina epica dello sport di montagna, perché per molto tempo lo sci alpinismo è stata considerata una disciplina da stile di vita più che da performance sportiva. A livello agonistico, la squadra italiana ha portato a casa 63 medaglie in undici edizioni dei Mondiali partendo dalla prima a Serre Chevalier nel 2002. In Italia la disciplina è gestita dalla Fisi. A livello internazionale dalla Federazione internazionale sci alpinismo (Ismf). Ai Giochi invernali di Milano Cortina 2026 lo sci alpinismo farà parte del programma olimpico e assegnerà medaglie in tre discipline: le gare sprint (maschile e femminile) e la staffetta mista.

Milano Cortina sarà anche la prima Olimpiade che raggiungerà due obiettivi di sostenibilità dell’agenda 2030. Uno riguarda il gender balance: saranno i Giochi più equilibrati di sempre con una percentuale di atlete che si avvicina quasi al 50% (siamo al 47, per l’esattezza). Inoltre, l’inserimento di quattro nuove gare porterà a 50 il numero di eventi riservati alle donne. Lo sport femminile è anche al centro della partnership tra la Fondazione Milano Cortina 2026 e Deloitte Italia, che lo scorso aprile ha dedicato in via Tortona a Milano un murale alla storia di Giuliana Minuzzo, la prima atleta italiana a conquistare una medaglia ai Giochi olimpici invernali di Oslo 1952, nonché la prima a prestare il giuramento delle atlete e degli atleti quattro anni dopo in occasione di Cortina 1956. Quella di Minuzzo è una storia caratterizzata da fatica e sacrifici, in grado di ispirare le nuove generazioni, di essere il riferimento per chi desidera realizzare qualcosa di straordinario non solo a livello sportivo, ma anche nella vita di tutti i giorni, avendo coniugato i suoi traguardi sportivi con un impatto sul mondo da vera e propria pioniera attraverso valori condivisi: inclusione, parità di genere, rispetto e lealtà. 

Sempre guardando alle nuove generazioni, nel 2023 Deloitte Italia, insieme al Coni e al Cip (Comitato italiano paralimpico), ha lanciato il programma Dual Career per sostenere la formazione e la crescita degli studenti-atleti e far convivere ad alto livello studio e sport. Tra i 13 atleti selezionati, cinque potrebbero essere in gara proprio a Milano Cortina 2026: Lisa Vittozzi (biathlon), Michela Moioli (snowboard), Alex Verginer (bob), Leonardo Donaggio (sci freestyle) e Nicolò Canclini (sci alpinismo, per l’appunto). L’altro obiettivo di sostenibilità riguarda invece l’ambiente: il 100% degli spettatori raggiungerà i luoghi delle competizioni tramite trasporto pubblico o autobus navetta, poiché non sono previsti parcheggi per gli spettatori presso i luoghi delle competizioni.

Manca un anno e mezzo. Mancano molte cose. Non la determinazione, però. C’è il pubblico, c’è il privato, c’è l’obiettivo: far vedere al Cio, al mondo e anche agli scettici che l’Italia è capace di prendere un grande evento e di renderlo speciale. Parigi e la sua Olimpiade rendono tutto ancora più vicino e il tempo che scorre per noi non è detto che sia un problema. Basta immaginare che cosa sarà lo stadio di San Siro il giorno dell’inaugurazione dei Giochi per far brillare gli occhi anche a chi questa cosa non la voleva. È un bene collettivo, un orgoglio condiviso. È la forza di un Paese e soprattutto della sua gente.

Una versione precedente di questo articolo è apparsa sul numero 57 di Undici