Francesco Bagnaia insegue il terzo titolo mondiale nella MotoGP, ma i suoi successi nel 2022 e nel 2023 hanno radici più profonde. Il dominio Ducati nella categoria regina è frutto di lungimiranza e visione aziendale, anche verso le future generazioni di ingegneri e meccanici. Questo mondo, quello del motociclismo ai massimi livelli, è da sempre ritenuto una bolla, e per molti aspetti lo è ancora. Ma intanto aumentano progetti, collaborazioni e iniziative, anche con le scuole e le università, che offrono ai ragazzi la possibilità di aprirsi una strada nel settore. Le risorse umane dietro il successo di una scuderia sono fondamentali, a maggior ragione se consideriamo che viviamo in un’epoca imperniata non solo sulla meccanica, ma anche sull’elettronica, sull’informatica. E perfino sul marketing. In virtù di tutto questo, le aziende della Motor Valley cercano con frenesia talenti che possano aggiungersi alla propria forza lavoro. Questo territorio dell’Emilia-Romagna non è abitato solo dalla Ducati, ma anche da tante altre realtà d’eccellenza, anche nelle quattro ruote, come Ferrari, Lamborghini, Dallara, Maserati e Pagani. Una «terra di motori» con una lunghissima tradizione che guarda con attenzione alle sfide del presente e alla necessità di accogliere professionisti giovani con le competenze richieste dal settore. Vediamo alcune opportunità con le quali i ragazzi possono in futuro consacrare il sogno di lavorare in una grande scuderia, dai progetti finanziati da aziende come Ducati ai corsi magistrali e ai contest che consentono loro di toccare con mano il lavoro e la metodologia richiesta.
In Ducati, Simone Di Piazza è Responsabile Innovazione e Servizi per Ricerca e Sviluppo e gestisce progetti di pre-sviluppo di tecnologie innovative in ambito veicolo, motore ed elettronica, oltre a progetti regionali, nazionali ed europei, che vanno dalla proprietà intellettuale in ambito tecnico alle relazioni con università e centri di ricerca. Tutto questo si traduce in alcune opportunità concrete. «Il rapporto diretto con le realtà scolastiche ed accademiche è per noi molto prezioso», racconta a Undici. «Dai tirocini per i crediti formativi alle tesi di laurea, uno studente può direttamente rapportarsi con l’azienda. Abbiamo sempre a disposizione una bacheca virtuale grazie alla quale universitari e dottorandi possono conoscere alcune tematiche importanti per il prossimo futuro del nostro settore, tra argomenti e competenze richieste. In sintesi, quali temi potranno essere utili in futuro». Ma le opportunità non terminano qui. «Promuoviamo costantemente dei seminari per capire il livello di preparazione», aggiunge Di Piazza. «Per gli studenti di università come quella di Bologna, di Firenze o il Politecnico di Milano, solo per citarne alcune, finanziamo dottorati industriali di tre anni, durante i quali si possono approfondire tematiche specifiche del nostro settore».
Di Piazza fa riferimento anche a Bi-REX, un consorzio pubblico-privato nato nel 2018 e con sede a Bologna dove 61 player tra università, centri di ricerca e imprese d’eccellenza, con un focus sui big data, riescono a promuovere iniziative finanziate in parte dalle aziende, in parte dai fondi del Pnrr. Il Responsabile Innovazione Ducati ha poi ricordato anche una delle più importanti iniziative sul campo. «Dal 2017 Motostudent, che sponsorizziamo attraverso la Fondazione Ducati, è una competizione universitaria che vede sfidarsi team di studenti, nel nostro caso nella categoria full electric. I ragazzi sono chiamati a lavorare in squadra per realizzare una moto da corsa, ma il cambiamento frequente dei regolamenti li costringe a riprogettarla in corso d’opera. Questo tipo di problem solving è una delle qualità che ci interessa di più, perché le tempistiche sono definite e non derogabili. Alcuni pensano che partecipare a questo tipo di iniziative rappresenti un rallentamento allo studio, quando in realtà è un ottimo modo per sviluppare le competenze che servono alle aziende.
Non a caso la competizione si svolge in un circuito importante come quello spagnolo di Aragón», precisa Di Piazza. «Grazie all’associazione UniBo Motorsport, i partecipanti sono anche molto preparati, perché attraversano un rigoroso processo di selezione. Le capacità non si limitano alle conoscenze tecniche in senso stretto, perché anche nel marketing è necessario saper dire la propria. Va raccolto il budget per realizzare il proprio progetto, quindi c’è chi nella squadra deve saper trovare i fondi. È una qualità fondamentale per qualsiasi progetto si voglia realizzare, non solo nel nostro settore».
Delle iniziative simili vengono promossi anche nel mondo della Formula 1. Dallara è una delle aziende più attive nell’ambito della Motor Valley. “F1 in Schools” è una competizione Stem internazionale che coinvolge studenti, anche liceali, nella realizzazione di un prototipo di monoposto da far gareggiare in pista, pur con dimensioni e materiali differenti. Nata nel 1999 in Gran Bretagna, in Italia è arrivata nel 2021 ed è ora in corso la terza edizione. In questo contest i ragazzi devono integrare diverse competenze. Oltre alla conoscenza della lingua inglese per le presentazioni, occorre saper intercettare sponsor, avere un accurato project management, che passa anche per comunicazione, presenza sui social e produzione di loghi e divise, oltre all’organizzare la scuderia e al mettere nelle migliori condizioni il design engineer.
Ogni squadra è solitamente formata da sei persone, anche se al progetto lavora tutta la classe. Non ci sono limiti di indirizzo, includendo tanto i licei, quanto gli istituti professionali. Dallara gestisce la fase nazionale alla quale stanno partecipando 28 team per 21 scuole e 400 studenti. Le prime due squadre delle dieci finaliste accederanno alle finali mondiali del 2025, alle quali prenderanno parte gli studenti di quasi 60 Paesi. Queste si svolgeranno in concomitanza di un Gran Premio F1, come avvenuto lo scorso anno a Singapore. I ragazzi potranno così vivere l’atmosfera del paddock e parlare con ingegneri e piloti nelle fasi più importanti di preparazione al Gran Premio. Alcuni di loro, anche per via della storia che il progetto ha vissuto in Gran Bretagna, sono stati assunti in questi anni da McLaren e Aston Martin.
Fiore all’occhiello della Motor Valley nel campo accademico, per via delle premesse che l’hanno fatta nascere, è però dal 2017 Muner, la MotorVechicle University dell’Emilia-Romagna. Il corso magistrale interuniversitario (vi partecipano le università di Bologna, Parma, Modena, Reggio e Ferrara), che promuove anche alcune Summer School, è nato dalla necessità di diversi attori, aziende comprese, di progettare carriere accademiche che possano preparare adeguatamente al motorsport. Non solo percorsi teorici quindi, ma anche e soprattutto pratici, decisivi nel momento del recruitment. L’offerta formativa di questo corso, che si svolge in buona parte nelle sedi delle case motoristiche, cambia di anno in anno, perché ogni sei mesi il comitato direttivo dei partner la rinnovano per materie e temi trattati. Nel settore automotive tutto è in costante evoluzione, perciò un percorso efficace deve essere sempre al passo con le necessità emergenti. Per quanto molti studenti, soprattutto stranieri, prediligano il primo, i corsi di laurea attivi sono tre: meccanico, elettrico ed elettronico. «Le richieste più alte riguardano la meccanica, ma unicamente perché realtà come Ducati, Ferrari e Lamborghini affascinano ogni angolo del mondo per la loro eccellenza», raccontano a Undici i coordinatori dei corsi. «La richiesta delle aziende è tuttavia sempre più alta nell’ambito dell’elettrico, che rappresenta il futuro dell’automotive, e in quello dell’elettronica, che raccoglie componenti ora fondamentali nelle prestazioni di un veicolo, a due ruote o quattro che sia».
Gli studenti ammessi per ogni ciclo sono 240, non solo italiani ma anche europei ed extraeuropei. La forte presenza straniera è prova del polo d’eccellenza rappresentato dalla Motor Valley, ma per Muner non mancano nuove sfide. «Americani, arabi, indiani e coreani amano la nostra realtà, mentre facciamo più fatica con inglesi e tedeschi, forse perché vivono nei Paesi di storiche rivali delle aziende italiane». Ma non solo questo, come raccontato da Francesco Leali, Delegato del Consiglio Direttivo Muner, nonchè docente presso l’Università di Modena e Reggio Emilia: «Attualmente, solo il 15-20% delle immatricolazioni nei corsi di laurea dedicati al veicolo riguarda donne. Muner e le aziende partner hanno intrapreso questa sfida, ma c’è ancora molto lavoro da fare». E siccome, pur in minoranza, queste studentesse si rivelano spesso tra le migliori dei rispettivi corsi, anche per loro la Motor Valley è chiamata a valorizzare l’eccellenza che rappresenta e prevenire, in questo caso, una fuga di cervelli che è del tutto immotivata.