Quest’estate Alessandro Buongiorno ha detto di no alla Juventus. Si sentiva troppo del Toro, troppo capitano granata. Poi ha detto si al progetto di rifondazione del Napoli, progetto che aveva una garanzia: Antonio Conte. Con lui spesso i giocatori migliorano, soprattutto i difensori. Per come li allena, per come gli entra in testa. Avete visto i lanci che fa verso i compagni? Assomigliano a quelli che hanno reso unico Alessandro Bastoni. Non fosse che Buongiorno anticipa come Bremer e tiene la posizione come faceva Skriniar ai tempi dell’Inter. Insomma, nel gioco di Buongiorno c’è tanto, c’è praticamente tutto. E questa è la cosa che meraviglia una volta che si guardano i numeri – sempre indicativi se usati nel modo giusto. Lobotka, per esempio, non gioca più come lo conoscevamo ai tempi di Spaletti, non tocca più una quantità infinita di palloni. Lobotka sta più avanti. E sapete perché? Perché il vero play del Napoli è Alessandro Buongiorno.
In una squadra che solo apparentemente difende con una linea a quattro, Buongiorno è un centrale che tende a proteggere la sua porta, come si evince dal numero di tocchi che fa all’interno dell’area di rigore difensiva, ma che è in grado di costruire l’azione dal basso. E di far alzare la squadra. Lo fa attraverso i suoi tanti tocchi di palla, in una posizione che è quasi quella di terzo, come se interpretasse il ruolo da braccetti di una linea a tre. Come se il suo profilo fosse una sorta di fusione tra le caratteristiche di Bremer con quelle di Bastoni, appunto.
Con una media di 64 tocchi a partita e una precisione dei passaggi del 90%, Buongiorno dimostra di essere coinvolto e preciso quando si tratta di costruire gioco: questa attitudine all’avvio azione permette al Napoli di guadagnare campo e tempi di gioco nella ricerca di Lukaku. Di trovare il centravanti belga prima che gli avversari si schierino e blocchino le linee di passaggio. Una risorsa utile per la squadra, che può così alzare il suo “cervello” Lobotka, non obbligandolo ad abbassarsi tra i due centrali per costruire. Poi è chiaro: nelle ultime partite, senza Lobotka e con Lukaku asfissiato dalle marcature di Hien e di Acerbi, questa giocata è diventata più difficile. Ma Buongiorno sta sempre al centro della costruzione del Napoli, che sia attraverso i passaggi che le percussioni palla al piede.
La heatmap stagionale di Buongiorno
E in fase difensiva? I numeri non lasciano dubbi, Buongiorno è praticamente insuperabile; ha subito 2 dribbling in 11 partite giocate, un dato che acquisisce ancor più forza se affiancato alla percentuale di duelli vinti, pari al 63%. Il difensore del Napoli, inoltre, recupera quattro palloni in media a partita ed effettua 2,6 salvataggi ogni 90 minuti che sta in capo. C’è un dato però, che illustra meglio di ogni altro il contributo di Buongiorno in fase di non possesso, che in qualche modo ci permette di definirlo insuperabile: vince il 70% dei contrasti a terra, una quota percentuale nettamente superiore a quella degli altri difensori centrali di Serie A (53%). Buongiorno, insomma, è un muro difensivo che ha senso della posizione, che sa scegliere i tempi giusti per intervenire sull’avversario, che sa quando è preferibile temporeggiare, quando affondare il tackle, quando fare a spallate con gli attaccanti in maniera pulita e vincente.
Se escludiamo la prima gara contro il Verona, in cui Buongiorno era assente, il Napoli ha subito sei gol in 11 partite. Uno su rigore contro il Parma, due fuori area contro il Como e i tre incassati dall’Atalanta – una delle squadre più in forma d’Europa. Sono numeri importanti. E in qualche modo dovrebbero aiutarci a rispondere alla domanda sulla qualità della nostra Nazionale: Buongiorno, infatti, non è considerato nemmeno un titolare. Nel 3-5-2 di Spalletti, Di Lorenzo è un braccetto affidabilissimo, Bastoni è il leader di personalità e Calafiori è il centrale elegante, il difensore la cui aura lo fa giganteggiare per il campo. In teoria Buongiorno è la prima riserva, ma adesso proprio l’infortunio di Calafiori lo porterà a essere protagonista. Insomma, l’ex capitano del Torino farà un altro step, un altro salto in avanti. Andrà in Nazionale e sarà un centralone ma anche un playmaker. Si può dire: il Napoli ha fatto davvero un grande affare, quest’estate.