Jannik Sinner, inguaribile simpaticone

Freddo e senza emozioni? Macché, solo in campo: quando parla all'esterno, il tennista numero uno al mondo è un personaggio con la battuta sempre pronta.

È appena cominciata – e non sembra destinata a finire – la canonizzazione di Jannik Sinner. Che oggi, dopo la vittoria alle ATP Finals di Torino comincia la campagna per provare a rivincere la Coppa Davis. Se dovesse farcela, forse riuscirebbe ad ascendere al cielo, almeno per l’opinione pubblica e la stampa italiana. Che da giorni, oramai forse da mesi, cerca di raccontarci ogni aspetto del numero uno del mondo: dalla compagna di banco a lui che da adolescente si incordava le racchette da solo, da chi lo incontrava e lo batteva nei tornei Under in giro per l’Italia fino a chi lo vide nella sua prima grande dimostrazione pubblica al Challenger di Bergamo di una vita fa. In mezzo a tutto questo c’è sempre lui, Jannik Sinner, un ragazzo di 23 anni che al momento è il miglior sportivo italiano vivente. E che se la gioca per essere considerato il più grande sportivo al mondo, quantomeno in prospettiva. Guardando agli altri sport, ai campioni così dominanti e così giovani, tra quelli che possono reggere il confronto viene in mente solo Tadej Pogacar.

Eppure, nonostante questa dimensione assoluta, Sinner è molto diverso da come in tanti se lo immaginano. Di certo appare così: molto diverso. Lo stereotipo sinneriano è facile da disegnare: nato a San Candido, freddo, lucidissimo, più a suo agio con l’inglese e il tedesco che con l’italiano, il dilemma d’infanzia tra tennis e sci, eccetera eccetera. Eppure ci sono diversi indizi che ci aiutano a disegnare anche un Sinner diverso e spiazzante. Domenica sera, per esempio, subito dopo la finale delle ATP Finals vinta contro Fritz, si è collegato in diretta con Che tempo che fa dimostrando fin da subito una disinvoltura inedita per la televisione, segno che il numero uno del mondo è migliorato anche in questo. Però ha fatto anche di più quando gli hanno detto che la sua statuina era la presente tra quelle di San Gregorio Armeno, la strada di Napoli dove ci sono le botteghe dei maestri presepai. «Non vedevo l’ora, guarda», è stata la sua risposta sarcastica e divertita su cui la Littizzetto si è sganasciata e su cui Fazio ha subito glissato rifugiandosi negli applausi. Non se l’aspettava nessuno una risposta così, come non si aspettava nessuno lo scambio appuntito e divertito con Federico Buffa che lo stava intervistando a uno degli eventi promozionali correlati alle Finals e organizzati dai tantissimi sponsor.  «Ma cosa ha visto la Lavazza in te quando eri il numero 140 del mondo?». «Uno a cui piace il caffè…». 

Alle ultime ATP Finals, si è lasciato andare anche guardando il suo angolo durante l’intervista post partita dopo la vittoria con Medvedev mentre cercava di non ridere. La stessa cosa era già successa mentre veniva premiato da Sergio Mattarella dopo la vittoria della Davis, quand fece l’errore di incrociare lo sguardo di Lorenzo Sonego. A proposito, lui e Sinner a Torino si sono dati appuntamento per prendere un the insieme, chissà poi se l’hanno fatto, come due veri lord d’altri tempi. Ancora più divertente il siparietto alla conferenza stampa prima del Master 1000 di Toronto del 2023, quando aveva ammesso di preferire quel torneo a quello di Montreal e alle risate di apprezzamento dei giornalisti aveva risposto che avrebbe detto lo stesso anche a Montréal, ovviamente al contrario. 

Il titolo  di questo video è azzeccato

Jannik Sinner sembra voler fuggire ogni volta che può dalla retorica che cerca di raccontarlo e tirarlo per i capelli. Come quando ha rivelato che i servizi fotografici di moda in cui lo vediamo sono molto distanti dalla realtà, perché «nella vita reale io non sono quel tipo di persona, di solito vesto in altro modo. Calcola che mi capita di uscire in pigiama, sono letteralmente l’opposto». Tutto questo non sembra però una strategia comunicativa o un atteggiamento studiato a tavolino ma forse Sinner è davvero solo più simpatico e divertente di quanto crediamo. È lontano dallo stereotipo algido e distaccato da terminator che tutti vogliono cucirgli addosso, e cerca di dimostrarlo con semplicità.

Qualche mese fa, il video di Jannik che rifiuta un’intervista a un inviato delle Iene fece il giro del web, ma poi lui alla fine era tornato indietro stando al gioco – ma questa seconda parte della vicenda ci interessava di meno. Tutti pretendono che Sinner non faccia un passo diverso da quello atteso e allargano gli oooooh di meraviglia anche solo per averlo visto che bacia velocemente la sua fidanzata dopo aver vinto il secondo Slam dell’anno a New York. Lui che scherza, che ride, che si sbaglia a dire che dopo gli infortuni è “debilitato”, che gioca a carte con il suo team e si arrabbia quando perde, tutto questo interessa meno perché non riusciamo ad accettare che forse Sinner è più cazzone di quanto si immagini. Su Tik Tok è diventato molto popolare un frammento in cui Sinner si arrabbia con il suo avversario che urla a ogni punto vinto durante un torneo negli Stati Uniti. Non era ancora il numero uno del mondo ma era già un tennista affermato, quasi un campione, che dimostrava di rosicare un po’ come facciamo tutti noi nei tornei di quarta categoria. Sinner nelle fasi di gioco è sì spietato, ma non così freddo come crediamo di vedere: esulta, fa il pugno, si batte il petto, si gira spesso e volentieri verso il suo angolo, ci ha abituato anche ad essere tenero con i bambini che lo accompagnano in campo. Insomma, è tutto meno che l’algido robot arrivato dalla montagna a ribaltare il tennis mondiale. 

Da parte di una fetta del tifo tennistico italiano verso Sinner rimane sempre un certo disprezzo che sa anche di razzismo. Questo sentimento era esploso senza ritegno la prima volta che Jannik aveva declinato la partecipazione alle Olimpiadi, nel 2021, è tornato prima di Parigi 2024 e forse ha raggiunto il suo apice in concomitanza con la rinuncia ai gironi di Coppa Davis dello scorso anno. La polemica fu cavalcata, per non dire esacerbata, da alcuni giornali. E divenne anche  una sorta di caso nazionale con quel risentimento tipico e pieno di superiorità di chi voleva sottintendere che Sinner non si sentisse abbastanza italiano per mettere da parte le esigenze personali a favore della maglia azzurra. Gli stessi giornali che poi, pochi mesi, dopo lo portarono in trionfo dedicando pagine e pagine alle sue vittorie contro Djokovic e De Minaur. Mai nessuna polemica si rivelò più sballata, visto che Sinner voleva solo mettere in pratica la miglior programmazione possibile. Voleva presentarsi al meglio all’ultima parte di stagione e proprio questo suo approccio gli ha permesso – e ci ha permesso – di alzare l’insalatiera dopo una vita.

Tanti vorrebbero un Sinner più italiano – che cosa voglia dire poi, chi lo sa – e non si accorgono invece di dipingere in continuazione un personaggio che non esiste. Non reagire allo sbadiglio di Medvedev urlandogli contro, ma battendolo più o meno sempre nei tre anni successivi è il modo migliore per essere forte, non per essere freddo o ancora peggio debole. Sinner sui social e non solo a volte non va bene perché non parla come vogliamo noi, perché ha la pelle troppo bianca, perché scia, perché è nato troppo vicino al confine con l’Austria. E invece lui ogni giorno che passa sembra sempre più sicuro di sé anche davanti a giornalisti e televisioni, la sua risposta è pronta e sorprendente quasi quanto i suoi lungolinea di rovescio.