Sta arrivando la Netflix della Premier League?

Tutti i club del campionato inglese hanno votato per la creazione di una piattaforma interna per la produzione dei contenuti.

Da anni, ormai, si parla di un cambio di scenario mediatico per la Premier League: l’evidente e incolmabile gap con tutte le altre leghe del mondo e la sacrosanta volontà di ulteriore crescita stanno facendo vacillare il modello che ha reso ricchissimo il campionato inglese. Insomma, per dirla in parole semplici: la Premier è diventata troppo grande, a livello economico ma anche di immagine, per non produrre i suoi stessi contenuti in autonomia. In questa situazione, era ed è inevitabile pensare a una piattaforma proprietaria, a una sorta di “Netflix della Premier League” su cui i tifosi di tutto il mondo potrebbero godersi le partite senza passare da altre emittenti. Un po’ come succede ai fan della NBA e della NFL, che possono acquistare un abbonamento stagionale – il League Pass della NBA, il Game Pass della NFL – e avere così accesso a tutte le partite, indipendentemente dalla loro posizione geografica.

Ecco, in questo senso negli ultimi giorni è stato fatto un passo molto importante: tutti i 20 club della Premier hanno votato per la creazione di una piattaforma interna che sostituirà IMG, la società che ha curato la produzione dei contenuti negli ultimi vent’anni. E con cui, questa è la vera notizia, il rapporto sarà interrotto da qui alla stagione 2026/27. Sia Versus che SportsPro Media scrivono che «acquisire il controllo diretto della produzione darà alla Premier League un’influenza più immediata sul modo in cui le sue partite vengono coperte in termini di talenti e narrazione, la libertà di implementare più rapidamente nuove tecnologie di trasmissione e formati di contenuto e le consentirà di adattare la sua offerta ai diversi mercati». Anzi, si va addirittura oltre: «Si parla da tempo di una piattaforma di streaming direct-to-consumer denominata “Premflix” di proprietà della lega. La decisione della Premier di dedicarsi internamente alla produzione sembra essere il primo passo verso il pieno controllo dei suoi contenuti e la realizzazione di questa idea».

Come si deduce facilmente da queste analisi, il nuovo passo della Premier League andrà in ogni caso – cioè al di là dell’effettiva creazione di “Premflix” – a determinare una nuova flessibilità per la Premier League. Sia a livello produttivo che di vendita, cioè di adattamento dei pacchetti, del palinsesto, ai mercati globali. E in questo caso l’aggettivo “globali” è perfettamente centrato: il campionato inglese, a oggi, è visto in 180 Paesi del mondo e genera più introiti all’estero che sul mercato interno. L’aspetto più interessante di questa possibile rivoluzione, in realtà, sta proprio nell’approccio e nel rapporto con le emittenti televisive delle altre nazioni: con una piattaforma proprietaria, la Premier League avrebbe maggior forza contrattuale nel momento in cui c’è da andare a trattare per la cessione dei diritti di trasmissione. In pratica, molto semplicemente, i manager del campionato inglese potrebbero minacciare i loro interlocutori di andare avanti da soli laddove – cioè in quei Paesi in cui – non dovessero ricevere un’offerta soddisfacente. Insomma, “Premflix” potrebbe essere un (altro) modo per avere il coltello dalla parte del manico quando ci sarà da incassare denaro dalle tv. Sarebbe una rivoluzione, certo, ma in fondo l’essenza resta sempre la stessa.