Mattia Perin è diventato un uomo simbolo della Juventus, nella quale si è trasferito nel 2018. Ma è anche una persona non scontata, non banale, che quando parla di sé dice cose interessanti e a volte anche importanti. Come è successo in occasione dell’ultima intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio: in alcuni passaggi, il 32enne portiere bianconero ha raccontato la sua esperienza con psicologi, mental coach e problemi di benessere mentale, insomma ha offerto uno spaccato della sua vita che può essere utile per tutti. Non solo per chi ha o aspira ad avere una carriera nel calcio.
Ecco alcuni passaggi significativi: «C’è stato un periodo in cui stavo anche pensando di ritirarmi, di smettere di giocare. Dopo l’ennesimo infortunio alla spalla, dissi al mio agente: “Ora basta, smetto, vengo a lavorare per te”. Avevo 26 anni. Avevo fatto due crociati, tre volte la spalla, tutto in cinque anni. Non mi stavo più divertendo. Lui mi disse: “Datti un’ultima opportunità e prova a iniziare a lavorare con questa ragazza, Nicoletta Romanazzi. Ci lavoro ancora oggi, è la mia mental coach. Lavoriamo ancora perché si tratta di un percorso infinito, non smetti mai di imparare. Anzi, quando pensi che hai capito come funzioni o come funziona il mondo ti arriva un’altra batosta che ti rimette con i piedi per terra. Invece tramite questo percorso ho imparato l’umiltà del lavoro su se stessi. Tutti subiamo il fallimento. È la risposta che conta. Credo che non ci possa essere vittoria senza prima aver dei fallimenti. Perché proprio da quei fallimenti e da quei momenti bui, tu ti crei l’opportunità per migliorarti».
Sul ricorso agli psicologi: «Ancora oggi dire “Vado dallo psicologo” è un problema. E non riesco a spiegarmi perché. Secondo me tutti dovremmo andare dallo psicologo. Parto da zero: noi nasciamo e non conosciamo le articolazioni della nostra mente, non sappiamo pienamente come funziona il nostro cervello, non sappiamo appieno come funziona la nostra anima. Ci sono delle persone che studiano e che ci possono aiutare a capire come funzioniamo, quindi perché non farlo? Perché io devo andare in palestra tutti i giorni un’ora, poi un’ora in campo, un’ora in sioterapia a tutte le cure, guardo ogni dettaglio della squadra avversaria, e non dovrei curare la parte più importante dell’essere umano che è il muscolo più potente che abbiamo, ovvero il cervello? Dico sempre ai più giovani: “Non aspettate che vi succeda qualcosa nella vita per chiedere aiuto, cominciate prima”, perché abbiamo veramente un potere totalmente inespresso, e ve lo dico io che 10 anni fa ero uno dei ragazzi più folli in circolazione, quindi se sono cambiato io potete cambiare anche voi. E magari potete anche evitarvi qualche momento spiacevole. In ogni caso è un tabù che comunque si sta rompendo, perché ci sono sempre più sportivi o giocatori che comunicano il fatto di lavorare sull’aspetto mentale, e questa è una roba fantastica».
Sul momento della Juve: «Per me ora abbiamo un’opportunità. È nei momenti di crisi che si tira fuori il meglio, è lì che si migliora, uscendo da quella crisi e avendo dato. Ovviamente devi lavorare perché poi passa da lì, bisogna lavorare e bisogna essere professionali, bisogna sapersi connettere tra noi giocatori, ed è una cosa che sono sicuro stiamo già facendo e miglioreremo. Il mister la sta gestendo con massima tranquillità e ci dà grande serenità. Noi in questo momento dobbiamo seminare, lo so che la Juventus ha abituato a vincere da subito, è il più grande club d’Italia insieme all’Inter e al Milan, ma è un dato di fatto che ci vuole tempo. I nostri tifosi sono abituati molto bene ed è giusto che sia così, perché siamo la Juventus, ci vuole solo un po’ di pazienza in questo momento qui perché siamo una squadra giovane fatta di grandi giocatori, ma non solo: sono giovani professionisti con grande standing umano e questo non è facile da trovare al giorno d’oggi. Anche i più giovani sono ragazzi veramente seri e tutto questo mi porta a pensare che, non so quando, ma arriveremo a ottenere i nostri obiettivi».