Proprio per come è strutturato, sia a livello economico che competitivo, il calcio contemporaneo fatica a produrre risultati totalmente inattesi e non preventivabili. Per dire: il titolo vinto dal Leicester è e resterà un exploit praticamente irripetibile, e l’ipotetica retrocessione di un top club è un evento ancora più improbabile. In questo senso, il caso del Manchester United è emblematico: l’arrivo di Rúben Amorim a Old Trafford non sembra aver cambiato l’andamento della stagione, i Red Devils hanno vinto solo una partita delle ultime cinque e così i punti di vantaggio sul terzultimo posto sono “solo” sette. Eppure parlare di un coinvolgimento dello United nella lotta-salvezza sembra più che altro una provocazione, un’idea per dare una scossa all’ambiente, alla squadra, alla società e al nuovo manager.
Ma cosa succederebbe, proprio a livello pratico, se lo United retrocedesse davvero dalla Premier League? Che impatto potrebbe avere un cataclisma così assurdo su un club così ricco e così glamour? The Athletic ha scritto un articolo in cui ha provato a rispondere a questa domanda, partendo ovviamente da risvolti economici e commerciali. Intanto gli introiti televisivi, pari a 267 milioni di euro, calerebbero in maniera drastica: il 73% di questa cifra, infatti, arriva direttamente dalla redistribuzione dei soldi incassati dalla Premier League. Certo, lo United potrebbe beneficiare del cosiddetto “paracadute” per le squadre retrocesse, che in Inghilterra garantisce il 55% della cifra equamente divisa tra tutti i club di massima divisione. Ma è evidente che si tratterebbe di una quantità di denaro nettamente inferiore: circa un quarto, in base alle proiezioni fatte sulle cifre di quest’anno. Inoltre, la retrocessione coinciderebbe inevitabilmente con la mancata qualificazione alle coppe europee dell’anno prossimo. E negli ultimi tre esercizi, considerando i soldi ricavati via Champions ed Europa League, i Red Devils hanno messo insieme circa 66 milioni a stagione: un’altra fonte di reddito che verrebbe completamente azzerata.
Il problema (virtuale), per lo United, è che i mancati introiti non si limiterebbero ai diritti tv: oltre 360 milioni nelle ultime tre stagioni, vale a dire il 46% del fatturato complessivo, arriva infatti dagli accordi commerciali stipulati con diversi partner di primo livello. È chiaro che un’eventuale retrocessione non porterebbe a un’immediata sospensione e/o a una cancellazione di tutti i contratti, ma è inevitabile pensare a un ridimensionamento. Giusto per fare un esempio, i termini del rapporto con adidas prevedono una riduzione del 50% nel caso in cui «la prima squadra maschile non partecipasse alla Premier League». Inoltre, scrive ancora The Athletic, in caso di retrocessione l’azienda tedesca potrebbe anche far valere un’opzione di rescissione unilaterale del contratto – che però deve essere esercitata con una stagione di preavviso.
Tutti questi discorsi, naturalmente, potrebbero valere anche con altri brand che sponsorizzano lo United. E che, naturalmente, hanno firmato dei contratti dando per scontata la partecipazione del club di Old Trafford al più importante campionato del mondo. Proprio quest’ultimo aspetto ha condizionato anche la stesura degli accordi con i calciatori. Che prevedono delle clausole legate alla qualificazione per la Champions League, ma non per la retrocessione in Championship. Evidentemente a Manchester erano convinti di non dover mai considerare questa ipotesi. Magari non è ancora arrivato il momento di allarmarsi, ma premunirsi in questo senso potrebbe essere una buona idea per il futuro.