Non è stato un weekend tranquillo, per chi segue la Serie B. Sia a Reggio Emilia (dove si è giocata Reggiana-Bari) che a Brescia (dove si è giocata Brescia-Sampdoria), infatti, gli arbitri hanno dovuto interrompere il gioco per cori discriminatori da parte dei tifosi di casa: a Reggio, le persone sugli spalti hanno insultato prima la guardalinee Francesca Di Monte e poi il terzino algerino Mehdi Dorval, con conseguente stop alla partita di sette minuti; a Brescia, invece, la vittima di discriminazioni è stato Ebenezer Akinsanmiro, centrocampista nigeriano della Sampdoria in prestito dall’Inter. In particolare, Akinsanmiro è stato dileggiato con dei versi di scimmia e in seguito ha reagito agli insulti: dopo aver il pareggio della Sampdoria, ha mimato proprio i movimenti di un gorilla sotto la curva da cui provenivano i cori razzisti. L’arbitro, per via di questo comportamento, lo ha ammonito: a titolo di regolamento si tratta di una scelta corretta, visto che un calciatore può essere sanzionato per «contegno provocatorio [specificare] verso i giocatori avversari oppure verso l’assistente dell’arbitro o il pubblico». Ma è chiaro che, nella realtà dei fatti e delle cose, quel cartellino giallo risulta totalmente inopportuno. Pochi minuti dopo, Akinsanmiro è stato sotituito e abbracciato dal suo allenatore, Leonardo Semplici.
Le reazioni a quanto successo, naturalmente e per fortuna, sono state quasi tutte improntate alla solidarietà nei confronti di Dorval e Akinsanmiro. Il terzino del Bari, oltre a quello dei suoi compagni e della sua società, ha incassato anche il sostegno di Cedric Gondo, attaccante ivoriano della Reggiana e quindi avversario nella partita di ieri: «Se l’arbitro ha interrotto la partita, vuol dire che ha sentito qualcosa», ha detto Gondo. «Spero che vengano presi provvedimenti esemplari». Chi invece ha dato il peggio di sé, in questo senso, è stato Pierpaolo Bisoli: l’allenatore del Brescia, intervistato nel postpartita in merito a quanto successo ad Akinsanmiro, ha detto che «quando un giocatore si comporta in questo modo, dimostra di non avere rispetto. Si tratta di istigazione alla violenza».
Quella di Bisoli è una visione/posizione che non è possibile condividere. Perché Akinsanmiro ha semplicemente reagito al più inqualificabile e disprezzabile degli insulti: quello che fa riferimento al colore della sua pelle. I gesti provocatori, di scherno, di sfida – definiteli come volete – nei confronti di chi lo ha discriminato, a quel punto, diventano immediatamente e automaticamente giustificabili. E non importa che si stia parlando di un calciatore professionista, di un ragazzo celebre e probabilmente ricco, di un modello da imitare o da non imitare. Il punto non è questo: Akinsanmiro è stato vittima di razzismo. Cioè di un qualcosa che non può essere tollerato. Che va combattuto. Che non va ignorato. E allora ogni sua replica non va soltanto compresa, ma anche accettata. Perché non potrà mai essere peggio di ciò che gli è stato fatto da uno, dieci, cento, mille – non importa – tifosi del Brescia.
E allora, viene da concludere, anche le parole di Bisoli sono inaccettabili. L’allenatore del Brescia non doveva in nessun modo difendere chi ha discriminato Akinsanmiro. Anzi, doveva stigmatizzare il comportamento di chi gli ha dato della scimmia. Esattamente come ha fatto Gondo con Dorval. In questo senso, riprendiamo un articolo scritto su questo giornale dopo un episodio simile avvenuto a Moise Kean – che segnò contro il Cagliari e rimase fermo sotto la curva dei tifosi rossoblu dopo essere stato discriminato durante la gara – nella primavera del 2019. Anche allora si parlò di comportamenti provocatori e quindi sbagliati di Kean, e anche allora era una stupidaggine. Perché «Moise Kean avrebbe dovuto evitare di provocare gli aguzzini, gli insultatori, i razzisti che lo schifavano e lo schifano in quanto nero. Ma – tralasciando il fatto che Moise Kean, durante Cagliari-Juve, non ha provocato nessuno – Moise Kean avrebbe potuto legittimamente anche sputargli addosso, insultarli in modo uguale o peggiore, urlar loro “adesso state zitti, razzisti di merda”, e pure cose più pesanti, gravi, violente. Perché? Perché Moise Kean ha ragione». Esattamente come Dorval, esattamente come Akinsanmiro.