Julián Alvarez ha solamente 25 anni, li compirà tra pochi giorni, ma ha già vinto qualsiasi cosa. E non è un’esagerazione: nel corso delle sue esperienza col River Plate, con il Manchester City e con l’Argentina, Alvarez ha conquistato tutti i trofei che poteva, dalla Coppa del Mondo alla Champions fino alla Copa América e alla Libertadores. Forse è per questo che, quando l’estate scorsa si è materializzata l’opportunità di andare all’Atlético Madrid, non ha resistito: a questo punto della sua carriera, una carriera già così scintillante, forse giocare da titolare e da protagonista era diventata la cosa più importante. E l’Atleti offriva esattamente questo: un ruolo centrale in un progetto che resta comunque ambizioso, visto che parliamo di una squadra che lotta ogni anno per vincere la Liga e che cerca di fare più strada possibile in Champions League. E poi non c’era da sottovalutare il fattore-Simeone, la carica emotiva e gli insegnamenti che avrebbe potuto dargli.
Ecco, siamo a gennaio e le cose sono andate esattamente come ci si augurava. Anzi, anche meglio in realtà: Alvarez è diventato imprescindibile per l’Atlético (15 gare da titolare in Liga, sette su stte in Champions) e ha già messo insieme 16 gol. Tra l’altro, sei di queste marcature sono arrivate in gare di Champions League. Soprattutto la doppietta contro il Bayer Leverkusen è già entrata di diritto nella storia dei Colchoneros: sotto di un gol e di un uomo all’intervallo, la squadra di Simeone è riuscita a rimettere in piedi la partita. E a vincerla. Alvarez ha suggellato il successo con un gol davvero splendido: su tocco filtrante del connazionale Correa, l’attaccante argentino ha dribblato il portiere avversario in un fazzoletto e poi ha depositato la palla in rete con un diagonale dall’angolo strettissimo. Inutile aggiungere che eravamo nei minuti finali della partita e che lo stadio Metropolitano, caricato a pallettoni dall’andamento della gara, è letteralmente esploso dopo questo gol:
Il boato è davvero impressionante
Insomma, tra Alvarez e l’Atlético c’è già un’identificazione totale. Anche perché il suo utilizzo continuo e inevitabile (è l’unico giocatore della rosa di Simeone ad aver preso parte, da titolare o da subentrato, a tutte le 31 gare stagionali) sta arrivando all’indomani di una stagione massacrante, in cui l’attaccante argentino ha disputato anche Coppa America e Giochi Olimpici. Come dire: Alvarez ha sposato l’Atlético per ogni fibra del suo corpo. Certo, quello fatto per lui (75 milioni di euro) è stato un investimento importante. Ma sta già dando i suoi frutti.
Anche perché l’idea di Simeone e dei dirigenti dell’Atleti è quello di farne una bandiera, il successore di Griezmann. Secondo quanto scrive Diário As, «l’idea del club era quella di prenderlo per metterlo accanto a Grizou e poi di farne l’erede. In fondo Alvarez ha tutto ciò che serve, sembra essere nato per giocare nell’Atlético e diventarne una bandiera: la qualità, l’età giusta, ma anche lo spirito di sacrificio, il coraggio, la forza emotiva che piace ai tifosi dei Colchoneros». Anche lo stesso Simeone, che di Atlético Madrid se ne intende abbastanza, ha confermato questa investitura proprio dopo la gara contro il Leverkusen. Queste le sue parole esatte: «Julián è destinato a occupare un posto importante nella storia del club». Non c’è bisogno di aggiungere granché.