La stagione di Phil Foden è iniziata a rilento, diciamo pure male. Come la maggior parte dei suoi compagni, il centrocampista offensivo del Manchester City è sembrato sfibrato, saturo, privo della verve e dell’imprevedibilità che l’avevano reso fortissimo, anzi unico. È stato lui stesso a confermare questa sensazione, e a dare una motivazione della sua condizione, in un’intervista al rilasciata alManchester Evening News: «L’anno scorso ho giocato come trequartista centrale e sono stato nominato come miglior calciatore assoluto della Premier League. Poi sono andato agli Europei e mi hanno schierato nel ruolo di esterno sinistro: è stato difficile per me adattarmi, ma soprattutto è stato difficile incidere sulle partite. Mi sono sentito frustrato, poi abbiamo perso la finale e sono tornato subito al City per aiutare la squadra. Ed è stato un momento difficile, perché faticavo a dare il 100% in allenamento, ero stanchissimo per tutte le partite che ho giocato, per i viaggi che ho fatto».
Queste sono le parole più importanti di Foden, perché in qualche modo conferma che i suoi problemi di rendimento sono legati a una sorta di burnout. È stato lui stesso a spiegare di essersi sentito perso: «Gioco a calcio da quando avevo cinque anni, e ogni giorno spingo al massimo in allenamento per cercare di migliorare sempre, di rendere al meglio. Però a inizio stagione davvero non riuscivo a fare ciò che ho sempre fatto, c’erano momenti in cui mi innervosivo molto e la situazione peggiorava. Il mio corpo e soprattutto la mia mente erano affaticati: per me il calcio è una questione di testa ed era evidente che qualcosa non funzionava come al solito».
Dalla stanchezza, quindi, si è originata una spirale che ha portato Foden ad avere bisogno di fermarsi, quindi una sorta di rigetto improvviso verso il calcio: «Normalmente non vedo l’ora di andare in campo, ma quando sono tornato dagli Europei ho accusato dei problemi fisici e mentali. Ho dovuto fare i conti con questa situazione, ho iniziato la stagione in maniera lenta, negativa, giocando male. Ho chiesto di fermarmi, avevo bisogno di recuperare, di ritrovare me stesso. Adesso sto tornando lentamente ai miei livelli, ma è stato un periodo veramente difficile». Frasi che fanno riflettere.