Una frase di Mourinho è diventata uno slogan delle proteste a Istanbul

Il tecnico del Fenerbahce aveva detto "We are clean" per protestare contro gli arbitri. Ora quella frase appartiene a chi sta manifestando contro Erdogan.
di Redazione Undici 25 Marzo 2025 alle 18:41

José Mourinho non è mai un uomo banale: le sue frasi spesso sono diventate dei pezzi da museo, le sue parole girano sui social e vengono riprese all’occorrenza da chi ne ha bisogno, non solo nel calcio. Spesso il tecnico portoghese, che dall’estate scorsa lavora al Fenerbahce, si espone a tal punto da incendiare gli animi dei suoi tifosi, inimicandosi tutti gli altri. Ma da lì a pensare che una sua dichiarazione potesse diventare uno slogan di protesta di massa, ecco, ce ne passa. Eppure è quello che è successo a Istanbul, dove da giorni migliaia di persone si sono radunate sotto il palazzo del comune per protestare contro l’arresto del sindaco Imamoglu, considerato uno dei principali avversari politici del presidente Erdogan. La sia carcerazione, infatti, risulta piuttosto nebulosa: le accuse di «corruzione» sono piuttosto generiche, quindi è inevitabile che il provvedimento abbia l’aspetto di un puro atto politico. A cui la popolazione, soprattutto quella più giovane, sta cercando di reagire.

La citazione in questione è “We are clean”, letteralmente “Siamo puliti”. Mourinho ha detto queste parole dopo la vittoria del Fenerbahce contro il Trabzonspor, un 3-2 di novembre in cui il tecnico portoghese ravvisò diversi episodi controversi a sfavore della sua squadra. E così, nelle solite caldissime interviste postpartita, Mou si impegnò in un’invettiva particolarmente dura nei confronti del calcio turco e i suoi arbitri. A proposito di un rigore non fischiato, Mourinho disse che la sua squadra «gioca contro il sistema», concludendo il duo discorso con la frase «siamo puliti». Da tempo il calcio turco è a dir poco spaccato sulla questione di una presunta sudditanza psicologica degli arbitri nei confronti del Galatasaray, il club turco più ricco e vincente. A febbraio l’Adana Demirspor aveva lasciato il campo per protesta, dopo mezz’ora di gioco, a causa di un rigore molto dubbio concesso al Gala e trasformato da Morata

Tornando a Istanbul e ai tumulti politici, c’è da dire che Mourinho deve essere considerato come un involontario protagonista di quello che sta succedendo. Come riportato da L’Équipe, infatti, i cartelli con la scritta “We are clean” sono molto frequenti, tra quelli esibiti dai manifestanti; inoltre su TikTok è diventato virale un video con la voce dell’allenatore del Fenerbahçe sovrapposta alla folla che protesta. Ovviamente chi protesta fa riferimento al fatto di sentirsi la parte pulita della Turchia, di Istanbul.

Il legame tra calcio e politica non è un fenomeno nuovo in Turchia. Proprio dagli spalti del Şükrü Saraçoğlu, lo stadio del Fener, nelle ultime stagioni sono stati scanditi cori contro il presidente Erdogan. Anche i tifosi delle altre due grandi della capitale, Galatasaray e Besiktas, si sono spesso uniti alla proteste. Le maglie e le bandiere dei club, ma soprattutto di diversi gruppi ultras, sono state ben visibili in questi giorni di manifestazioni. «Sono venuto per dimostrare che anche i tifosi del Galatasaray sostengono il movimento», ha spiegato al giornale francese un uomo vestito con la divisa dell’UltraAslan, la curva dei giallorossi.Ufficialmente, però, nessun gruppo organizzato ha invitato la gente a scendere in piazza.

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