Claudio Ranieri ha detto che «il nuovo allenatore della Roma non devo essere io», e quindi merita un monumento

In conferenza stampa, il tecnico giallorosso ha dato un saggio delle sue capacità comunicative. E del suo amore per la Roma.
di Redazione Undici 27 Marzo 2025 alle 15:53

Claudio Ranieri sta facendo un lavoro incredibile alla Roma: ha risollevato una squadra e un ambiente allo sbando con scelte di puro buon senso, e già questo basterebbe. Nel frattempo, però, Ranieri si è anche trasformato una specie di totem, in un garante per il futuro progetto tecnico della squadra giallorossa. Lo ha dimostrato una volta di più nella conferenza stampa in cui ha presentato la partita contro il Lecce, nel corso della quale è stato tempestato di domande su chi sarà il suo successore sulla panchina della Roma: «Il nuovo allenatore», ha detto Ranieri, «lo sceglieremo io e il direttore sportivo Ghisolfi. Daremo una lista al presidente, che poi procederà alla scelta definitiva». Fin qui niente di strano o di speciale o di nuovo. Poi, però, ecco le frasi che cambiano il senso del suo intervento: quando gli hanno chiesto se potesse essere lui, ha detto semplicemente «no, se restassi io perderemmo un altro anno. Io non sono il futuro della Roma, il futuro della Roma è il nuovo allenatore. Prima arriva, meglio è».

Sono le parole più giuste da dire in questo momento. E non perché Ranieri non sia più in grado di fare l’allenatore e di guidare la Roma, anzi gli ultimi mesi dicono esattamente il contrario, ma perché è giusto che il club giallorosso guardi al futuro. Nel senso che è necessario avviare un progetto a medio-lungo termine, fondato sulle idee di un tecnico che possa rimanere a Roma per diversi anni. E che, in qualche modo, si sintonizzi con la squadra e con i suoi programmi, prima ancora che con la tifoseria – la cosiddetta piazza. Anche in questo senso, Ranieri è stato molto chiaro: «Quello che pensano i tifosi è importante, ma sappiamo anche che alla fine i romanisti amano chi fa il bene della Roma. Può darsi che all’inizio il nome del nuovo tecnico non venga apprezzato, anche se credo che possa avvenire il contrario. In ogni caso, chi verrà deve sapere che non possiamo fare spese pazze, almeno inizialmente, per le prime due sessioni di mercato».

Anche questo è un sano esercizio di realismo: in pratica l’ambiente giallorosso sa già che cosa lo aspetta, esattamente come il nuovo allenatore che verrà scelto. È un modo di comunicare raro, nel calcio contemporaneo, e anche per questo Ranieri merita un applauso, forse addirittura un monumento: non butta fumo negli occhi a nessuno, dice le cose come stanno, tratta i suoi interlocutori – i tifosi, i giornalisti, in fondo anche i suoi stessi giocatori – come degli adulti. È una cosa non comune.

Allo stesso modo, il suo farsi da parte – che poi sarebbe un defilarsi, ma vabbè – per far spazio a un progetto nuovo è quello che serve al suo club, ed è una cosa che va al di là del legame con l’ambiente, dell’affetto, persino di quello che sta succedendo in questa stagione. Infine, ma non in ordine di importanza, Ranieri ha dato anche una notizia di mercato abbastanza chiara: «Il nuovo allenatore della Roma non sarà Gasperini, non ho incontrato nessuno dei nomi usciti finora». Magari questo è un bluff, non possiamo saperlo, ma anche queste parole sono significative: ci dicono che Claudio Ranieri è la persona giusta per la Roma in questo momento, e lo sarebbe per qualsiasi altro club nella stessa situazione.

Leggi anche

Tutti vogliono bene a Claudio Ranieri
Claudio Ranieri ha aggiustato la Roma

>

Leggi anche

Calcio
Come funziona la clausola di recompra che tiene legato Nico Paz al Real Madrid (e che il Como vorrebbe provare a modificare, ma è molto difficile)
Vendendo il talento argentino a titolo definitivo, i blancos si sono però assicurati ben tre opzioni di riacquisto a una modica cifra: la più probabile è nel 2026 e il Como sta facendo tutto il possibile per rinegoziare l'accordo.
di Redazione Undici
Calcio
Ci sono sempre più calciatori d’élite che lavorano con preparatori privati, e c’è il rischio che questa tendenza diventi un problema
Da Elanga a Alexander-Arnold, passando per Haaland, soprattutto in Premier League si fa largo fra i giocatori la tendenza a svolgere lavoro fisico extra. E questo a club e allenatori non piace.
di Redazione Undici
Calcio
Il Pafos qualificato in Champions League non è esattamente una favola calcistica
Il club cipriota è stato fondato solo undici anni fa, è di proprietà russa e fa parte di una multiproprietà calcistica.
di Emanuele Giulianelli
Calcio
Il Kairat Almaty si è qualificato in Champions, e questo significa che molti club europei potrebbero affrontare la trasferta “continentale” più lunga di sempre
La squadra kazaka ha sede in prossimità del 76esimo meridiano Est, ben più a Oriente di Teheran.
di Redazione Undici