Non c’è niente di sorprendente nella vittoria dell’Inter contro il Bayern Monaco

La notte di Monaco è una conferma della forza dei nerazzurri, del fatto che Inzaghi e i suoi uomini siano dei contender credibili per la vittoria della Champions League.
di Redazione Undici
09 Aprile 2025

Subito dopo aver segnato il gol che ha permesso all’Inter di battere il Bayern Monaco, Davide Frattesi si è tolto due maglie e ha urlato fortissimo. Aveva tanti motivi, personali e professionali, per far esplodere tutta la sua gioia. Negli istanti successivi, i compagni della panchina sono corsi ad abbracciarlo, lo hanno sommerso, nel frattempo la regia aveva già inquadrato Simone Inzaghi: il suo volto era serio e concentrato, stava già pensando a come gestire gli ultimissimi minuti della partita. Non che fosse triste, ci mancherebbe altro, ma l’allenatore dell’Inter sapeva che il gol di Frattesi e la vittoria a Monaco erano solo l’ultimissima parte di un percorso ancora in divenire, ancora da definire, un apice meritato e non casuale per una serata che la sua squadra ha approcciato e vissuto in modo irreprensibile, in modo esemplare. Anche, se non soprattutto, nei momenti difficili.

Quello che non c’era sul volto di Simone Inzaghi, ed è giusto che sia così, era un’espressione sorpresa. L’allenatore dell’Inter era cosciente che la sua squadra avrebbe potuto battere il Bayern, ed è andata esattamente in questo modo. Intendiamoci: per buona parte della gara il risultato è stato in bilico, in diversi momenti l’Inter ha sofferto la freschezza e l’intensità dei suoi avversari, ha rischiato seriamente di andare in svantaggio in due o tre occasioni, ma alla fine ne è venuta fuori alla grande. Calhanoglu, Lautaro, Thuram e tutti gli altri sono riusciti a stare dentro una partita aperta ai massimi livelli, poi hanno saputo tirar fuori la tecnica e la personalità che servono per segnare un gol che restituisce un senso assoluto di rotondità, di simmetria, di qualità individuale e collettiva:

Da vedere e rivedere

Thuram e Lautaro aprono e chiudono l’azione, azione che viene definita con tre tocchi preziosissimi, di prima, tentati e riusciti grazie a un grande lavoro fatto tutti i giorni, allenamento dopo allenamento. Riguardando il secondo gol, quello di Frattesi, emerge la stessa percezione di assoluta padronanza del gioco: così come quella del gol di Lautaro, anche l’azione del 2-1 viene costruita e rifinita con tre tocchi di prima, i due di Barella – che squarciano la difesa altissima del Bayern – e poi quello di Frattesi, abilissimo a leggere il cross teso di Carlos Augusto. Lo stesso Carlos Augusto che aveva innescato il tacco di Thuram in occasione del primo gol, e che ha sostituito alla grande Federico Dimarco.

Ecco, questi sono tutti segnali chiari: l’Inter è una squadra forte, è una contender credibile per la semifinale e quindi per la vittoria della Champions League, lo è da inizio anno così come lo è stata nelle stagioni precedenti. Anche il modo in cui ha resistito al forcing del Bayern per tutta la ripresa è una chiara manifestazione di forza, ma soprattutto va sottolineata la reazione istantanea dopo il pareggio – anche meritato, va detto – di Thomas Müller: mentre l’Allianz Arena era ancora in festa, la squadra di Simone Inzaghi ha ricominciato a tessere la sua tela in modo razionale, ordinato, Sommer non ha buttato via la palla e così ha dato il via all’azione decisiva. È così che si comporta una squadra forte e consapevole di esserlo.

Guardando la serata di Monaco da questa prospettiva, le parole pronunciate da Inzaghi in una delle interviste postgara – «Non abbiamo mai smesso di credere alla vittoria» – assumono un’importanza ancora maggiore: l’Inter in questo momento è una squadra che non solo si sente in missione, ma si sente anche all’altezza della missione che sta svolgendo. Non stiamo parlando del Triplete, o forse sì, ma il punto è che i nerazzurri possiedono la qualità, l’esperienza e – perché no? – anche la sfrontatezza che serve per poter affrontare chiunque occhi negli occhi, anche e soprattutto ai quarti di finale di Champions League. Poi le partite possono andare anche male, come del resto è successo soltanto pochi giorni fa a Parma, ma ciò non toglie che Inzaghi e i suoi uomini abbiano tutto quel che serve per compiere imprese proibitive, almeno sulla carta. E allora forse sarà il caso di aggiornarla, questa carta. Magari scrivendoci sopra che l’Inter non era e non è la favorita numero uno per vincere la Champions, questo no, ma chi vuole vincerla dovrà fare i conti anche con Inzaghi e i suoi uomini. Non è poco, anzi è tantissimo.

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