Il governo inglese sta studiando una legge per impedire che la Premier League organizzi gare all’estero

L'obiettivo dell'esecutivo britannico è tutelare la tradizione calcistica nazionale.
di Redazione Undici

La Premier League è forse il campionato più globale di tutti: tifosi da tutto il mondo, tournée all’estero sovraffollate e stadi inglesi pieni di turisti. Per tutti questi motivi la lega aveva pensato, sulla falsa riga di Liga e Serie A, di provare a organizzare delle partite all’estero. Un proposito che potrebbe rimanere tale: tra il progettare e il fare, infatti, ci si è messo in mezzo il governo britannico. Come riportato dal Guardian, i labouristi si sono detti disposti a sostenere le modifiche al disegno di legge sulla governance del calcio. Che, tra le altre cose, vieterebbe alla Premier League e alla English Football League (EFL), la lega che riassume le altre divisioni professionistiche, di disputare partite ufficiali all’estero. La mossa, destinata a ricevere ampio consenso tra i gruppi di tifosi, mira a tutelare la tradizione calcistica nazionale contro il crescente interesse commerciale verso i mercati internazionali.

Negli ultimi tempi era cresciuta tra gli appassionati la preoccupazione che alcuni club decidessero di capitalizzare la loro popolarità organizzando turni di campionato fuori dal Regno Unito. Un’ipotesi che potrebbe concretizzarsi presto, visto che la FIFA dovrebbe apprestarsi a modificare le norme che finora vietavano i match di campionato al di fuori del territorio nazionale. Il disegno di legge del governo britannico, che introduce un regolatore indipendente per il calcio inglese, è giunto questa settimana alla seconda lettura alla Camera dei Comuni. Tuttavia non mancheranno gli emendamenti. Tra questi una  proposta che vuole chiarire in modo esplicito come nessun match potrà essere disputato all’estero, andando oltre lo status attuale che richiede solo l’autorizzazione del regolatore per spostare le partite casalinghe. Pur non avendo intenzione di proporre direttamente l’emendamento, il governo ha espresso una posizione favorevole al principio che le partite debbano restare su suolo inglese. Fonti vicine all’esecutivo indicano che i ministri potrebbero sostenere l’emendamento, suggerirne cambiamenti o opporvisi, a seconda della formulazione finale.

La possibilità di portare le partite all’estero è tornata al centro del dibattito dopo le dichiarazioni del presidente del Liverpool, Tom Werner, che lo scorso anno aveva manifestato il desiderio di vedere la Premier League giocare a New York, Tokyo, Los Angeles, Riyadh e Rio de Janeiro. L’amministratore delegato della Premier League, Richard Masters, aveva affermato l’estate scorsa che non vi erano piani concreti per esportare le partite e che del tema non si era più parlato dal 2008, quando era stato lanciato l’International Round, un progetto in seguito abbandonato per le forti proteste dei tifosi e l’opposizione della FIFA. Tuttavia, se 14 dei 20 club della lega votassero a favore, il piano potrebbe comunque andare avanti.

Nel frattempo, come detto, la FIFA ha avviato un gruppo di lavoro per riformare il regolamento che vieta attualmente lo svolgimento di partite di campionato fuori dai confini nazionali, in seguito a una causa intentata dal promoter americano Relevent, che ha accusato la federazione di pratiche anti-concorrenziali. Sia La Liga che la Serie A italiana hanno già espresso l’intenzione di portare incontri ufficiali all’estero, possibilmente a partire dalla prossima stagione.

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