I tifosi del Djurgarden hanno invaso Stamford Bridge, anche i settori dei tifosi del Chelsea

Nonostante l'eliminazione quasi certa dopo l'1-4 dell'andata, circa 8mila tifosi svedesi si sono riversati nello stadio dei Blues. E londinesi ora protestano con il club: inammissibile sentirsi stranieri in casa propria.

Violazione di domicilio. Il giorno dopo la conquista della finale di Conference League da parte del Chelsea, i suoi tifosi insorgono con i vertici organizzativi del club. Accusa: «La peggior falla nella sicurezza nella storia recente del nostro stadio», ha denunciato il Supporters’ Trust dei Blues. E in effetti la matematica non è un’opinione. Perché giovedì sera, nel match di ritorno contro il Djurgarden, a Stamford Bridge sono affiorati fino a 8mila sostenitori svedesi – comprensibilmente su di giri: una trasferta del genere non capita tutti i giorni. Mentre il settore ospiti dell’impianto – una porzione dello Shed End, la curva sud – ha una capienza di circa 3mila spettatori. Da qui il caos.

Sin dall’inizio del match è stato infatti evidente che gli azzurri del Djurgarden – mimetizzati sugli spalti, anche per la cromia simile fra i due club – occupassero anche una porzione significativa del West End, la grande tribuna ovest dello stadio, da sempre inalienabile prerogativa del tifo locale. «Invece è successo che i sostenitori del Chelsea nelle vicinanze siano stati trasferiti in altri settori», con un cordone aggiuntivo di addetti alla sicurezza sistemato fra le due tifoserie in fretta e furia. Il Supporter’s Trust londinese annuncia di scrivere una lettera di reclamo al proprio club, chiedendo inoltre un’investigazione formale sul processo di vendita dei biglietti.

Che qualcosa sia andato storto, come dire, è poco ma sicuro. L’esito della semifinale non è mai stato in discussione, dopo l’1-4 dell’andata blindato dai Blues, ma per i fan svedesi si trattava comunque di un’occasione storica: non solo per il prestigio della location, ma soprattutto perché la squadra di Stoccolma non ha mai raggiunto un simile risultato nelle coppe europee. Perciò gli addetti ai lavori del Chelsea si aspettavano eccome l’ondata scandinava. Le relative contromisure si sono però rivelate un fiasco – come per esempio un quiz a tema Blues, da completare per poter acquistare i tagliandi dell’evento: nulla di insuperabile con un po’ di cultura calcistica generale.

«La sicurezza di tutti i tifosi è di fondamentale importanza per il Chelsea», si giustifica il club. «Per questa partita avevamo introdotto maggiori restrizioni alla vendita e alla distribuzione dei biglietti: tuttavia, nonostante queste misure, siamo consapevoli che un gran numero di tifosi ospiti si trovava nei settori di casa dello stadio durante la partita. Ora esamineremo le vendite di biglietti effettuate e ci impegniamo ad apportare tutte le migliorie necessarie a seguito di tale revisione».

Un mea culpa che tuttavia non convince la community dei Blues. «Nessun tifoso dovrà sentirsi in pericolo a Stamford Bridge. Mai pi»”. La partita, decisa sul campo dal gol di Dewsbury-Hall, è scivolata tuttavia senza particolari scontri o incidenti. Per i tifosi ospiti, al di là della sconfitta, è stata anzi una grande serata di festa. Quelli di casa invece sottolineano la tensione nell’aria ben oltre il novantesimo, con gli sguardi preoccupati verso le tribune: dei 32mila spettatori presenti, circa un quarto erano del Djurgarden. E non hanno mai smesso di farsi sentire. Per fortuna, tutto dentro i limiti.

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