Perché il Clásico tra Barcellona e Real Madrid è sempre la partita più spettacolare dell’anno

L'enorme qualità dei giocatori e l'altissima intensità delle due squadre ha dato vita a un altro scontro memorabile.

Il titolo sembra quasi scontato, quando in campo ci sono Real Madrid e Barcellona. Eppure il livello di spettacolo raggiunto nelle ultime edizioni del Clásico non è mai stato così alto. Siamo davvero ai livelli da videogioco. Di solito “sembra la playstation” è una delle espressioni più abusate quando si assiste a una super giocata, a una partita tirata e piena di gol. Però qui si parla di ritmo, velocità e intensità della partita. Si va talmente forte che anche dei top player come quelli di Barça e Real sbagliano e pure tanto. Un esempio è il primo tempo di oggi, finito 4-2 per i blaugrana. Questo pomeriggio entrambe hanno esagerato, ma il trend si era già visto nella finale di Supercoppa, terminata con cinque gol del Barcellona e nella finale di Copa del Rey, conclusasi con un altro trionfo catalano per 3-2.

Era dal 1943 che un Clásico non andava all’intervallo con sei gol già realizzati. Per la prima volta, nella storia di questa sfida, una squadra andava in vantaggio di due gol dopo essere stata sotto di due. Eppure il Real è partito fortissimo, imitando il piano partita dell’Inter in Champions League: lavoro sulle linee di passaggio e rapida ripartenza. Una strategia che ha favorito Mbappè, bravissimo a fuggire due volte dietro l’altissima linea difensiva della squadra di Flick. Così si è prima preso un rigore, trasformato incrociando benissimo, e poi ha fatto 0-2 superando Szczesny in uscita sulla fantastica imbucata di Vinícius. First reaction choc per tutto lo stadio Olimpico, ma non per i padroni di casa. «Ce ne possono fare uno non è un problema, ce ne possono fare due non è problema, perché tanto alla fine recuperiamo sempre», aveva detto Lamine Yamal con la Copa del Rey in mano. Una tipica dichiarazione da diciassettenne, sì, ma un’affermazione non troppo lontana dalla verità.

Senza scomporsi, infatti, il Barça ha cominciato a fare quello che sa fa meglio: riaggredire ferocemente le seconde palle. Una costante pressione che ha indotto gli avversari a commettere diversi errori. Il Real non ha potuto rifiatare neanche un secondo, spendendo moltissime energie mentali. La concentrazione si è quindi inevitabilmente abbassata, anche a difesa schierata, come in occasione dell’1-2 di Eric García, liberato da una semplice spizzata di Ferrán Torres su corner. Il solito mancino a giro di Yamal ha rimesso in bolla il match per il Barcellona che una volta raggiunto il pareggio non si è accontentato ma ha aumentato ancora il pressing. Il Real ha letteralmente boccheggiato nella parte centrale del primo tempo. Pareva che quelli che avessero sostenuto una semifinale di Champions da 120 minuti in settimana fossero vestiti in bianco e non in rossoblù.

Il Madrid era talmente confuso da colpirsi da solo. Uno scontro quasi comico tra due star come Ceballos e Mbappè ha consentito a Pedri di ripulire un pallone sui 35 metri. Un rapido filtrante verso Raphinha, rimasto alto, Lucas Vázquez fuori posizione ed ecco confezionato il sorpasso del 3-2. In una prestazione complessivamente discreta, il terzino destro delle merengues ha vissuto dieci minuti da incubo. Al 45esimo, infatti, una sua esitazione in impostazione è stata fatale. Raphinha gli ha rubato il pallone al limite dell’area e dopo un triangolo con Ferrán Torres ha mandato i suoi compagni negli spogliatoi sul 4-2.

Nel secondo tempo il passo della partita è comprensibilmente sceso. Ancelotti ha inserito Modric e Brahim Díaz per Ceballos e Arda Güler per tentare di tenere il baricentro alto ma palleggiare di più. Una tattica rischiosa che ha pagato. Vinicius, più libero di accentrarsi, ha approfittato dell’ennesimo tentativo di riagressione del Barça, questa volta fuori tempo, per servire la tripletta a Mbappè, solo davanti a Szczesny. Ma il 4-3 non ha scomposto troppo il Barcellona che non ha permesso al Real di mantenere il possesso palla ed è andato vicinissimo a chiuderla con Raphinha che a un metro dalla porta ha spedito in curva il cross teso di Yamal.

La filosofia di Flick, però, è ormai insita nel dna dei suoi giocatori. Esattamente come a San Siro i blaugrana si sono fatti trovare scoperti regalando a Vitor Muñoz, un ragazzo di Barcellona al debutto nel Madrid, la chance di un clamoroso 4-4, ma il suo destro dalla collina di Montjuïc direttamente al porto. Come ogni clásico che si rispetti non sono mancati anche le polemiche arbitrali. La Liga non ha mai mandato il replay della posizione, molto al limite, di Mbappè sull’0-1. Il 2-2 di Yamal arriva da un pallone intercettato da De Jong e controllato un po’ con la spalla e un po’ con la parte alta del braccio. Hernández Hernández è stato richiamato al monitor dal VAR per un tocco di con l’avambraccio di Tchouameni sulla conclusione di Ferrán, ma il direttore di gara ha deciso di confermare la decisione di campo e non concedere un rigore che avrebbe potuto chiudere partita e campionato. La sensazione è che il match sia andato talmente forte che anche l’arbitro si sia perso qualche passaggio, specialmente nella gestione dei falli e dei cartellini. Ma il Clásico è anche questo. Il Barça lo ha vinto per la quarta volta in stagione, non capitava da 42 anni e ora ha le mani sulla Liga. La festa potrebbe esplodere già giovedì prossimo nel derby contro l’Espanyol. Sebbene sembrasse smargiasso, alla fine ha avuto ragione Yamal.

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