In qualche modo, a pensarci bene, il Barcellona è stato salvato dalla musica. Certo, detta così forse è un’affermazione un po’ esagerata. Ma non è che poi vada tanto lontana dalla realtà. Nel 2022, infatti, il club catalano era pieno di debiti. Lo è ancora, ma almeno adesso ha un piano, una visione. A fornirglieli è stata un’azienda fondata da dei ragazzi svedesi diventata negli ultimi anni un brand globale grazie a un’idea: mettere in un telefono tutta la musica possibile. Sistemarla in categorie, dividerla per stili, genere, trend, anni e persino attitudine degli ascoltatori. Tutto questo è Spotify, che per mettersi sulla mappa del mondo del calcio ha scelto una società prestigiosa, sì, ma in difficoltà. Come se fosse una playlist di grandi brani da mettere a posto.
Se i blaugrana hanno potuto permettersi comunque un acquisto top all’anno, da Lewandowski a Dani Olmo passando per Koundé e Raphinha, il merito è anche dell’azienda con il simbolo con il logo delle onde musicali verdi. Spotify ha pesantemente investito dapprima sulla sponsorizzazione del Camp Nou e poi ha lavorato insieme a Laporta e agli altri dirigenti per costruire delle collaborazioni puntuali e di grande fascino, accordi che hanno aumentato il valore dei due brand. Grazie a questi movimenti e alla vendita di palchi e dei posti VIP del nuovo Sporify Camp Nou, pronto per la prossima stagione, il Barça potrebbe tornare alla regola del 1:1 nel salary cap spagnolo, superando così le rigide limitazioni che hanno condizionato le recenti operazioni di mercato. La norma, infatti, prevede di spendere esattamente quanto si guadagna dalle uscite.
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Da marzo di tre anni fa, nelle casse dei catalani è cominciata a entrare parte dei 435 milioni di euro promessi da Spotify in 12 anni. In particolare, 60 milioni annui previsti per il marchio sulle maglie delle prime squadre maschile e femminile (per quattro anni), cinque all’anno per le maglie da allenamento (per tre anni totali) e altri cinque ogni dodici mesi per il nome associato allo stadio. Come bonus finale, se non bastava, altri 20 per otto stagioni. Una sorta di gratta e vinci che assicura una rendita dilatata nel tempo.
Si tratta di un accordo senza precedenti, che unisce musica e calcio con un approccio innovativo. L’obiettivo comune è raggiungere le nuove generazioni, in particolare la Gen Z e la Gen Alpha, grazie a un linguaggio condiviso fatto di emozioni, esperienze digitali e identità globali. «Il nostro rapporto con Spotify va oltre il commerciale: è una collaborazione strategica» ha dichiarato Juli Guiu, vicepresidente marketing del Barça nel 2022. L’impatto mediatico è stato subito molto forte. Ovviamente una cornice privilegiata non poteva che essere il Clásico contro il Real Madrid, la partita più spettacolare del mondo. A ottobre 2022, il rapper canadese Drake è diventato il primo artista a vedere il proprio logo – il gufo di OVO – sulla maglia del Barça prima della gara contro le Merengues. Un gesto simbolico, per festeggiare il traguardo record di 50 miliardi di stream su Spotify.
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Il meccanismo è semplice. Nel match più importante della stagione per il Barcellona, Spotify prende l’artista di riferimento di quell’anno e gli chiede: “Hey, ti piacerebbe che il tuo logo comparisse sulle maglie di alcuni tra i giocatori più forti del mondo nell’incontro più visto a livello globale? E sei anche ovviamente invitato allo stadio nei palchi d’onore”. La risposta, guarda caso, è sempre sì. Pensato in questo modo, il progetto ha davvero zero margini di fallimento. Con un’audience potenziale di 650 milioni di spettatori in 180 paesi, il Clásico si è confermato ancora una volta come il palcoscenico ideale per operazioni di marketing ad altissima visibilità. Per fare confronto, la finale di Champions League (ola finale della massima competizione europea per club!) raccoglie circa 450 milioni di spettatori. «Non esiste vetrina più grande del Clásico» ha sottolineato Marc Hazan, vicepresidente delle partnership di Spotify.
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Una volta che Drake ha aperto la strada, nella piscina di denaro e visibilità ci si sono tuffati in tanti. Nel marzo 2023 è stata la volta della cantante catalana Rosalía, con il logo del suo album Motomami. L’iniziativa ha incluso la vendita di 1.899 maglie numerate al prezzo di 399,90 euro, e di 22 maglie speciali autografate dai titolari (prezzo: 2.999 euro), tutte sold-out in pochi minuti. Qualche mese, dopo, a ottobre, sono arrivati i Rolling Stones. La loro iconica “lingua” ha campeggiato sul petto dei giocatori del Barça e su un gigantesco striscione allo stadio. Le t-shirt dedicate, esaurite in meno di 36 ore, sono subito diventate oggetti da collezione, con un boom di rivendite online tra 600 e 1.000 euro. Il pacchetto prevedeva anche una capsule collection “Barça x Rolling Stones”, con felpe, t-shirt e accessori in edizione limitata.
L’anno scorso è stata la volta di star mondiali come Karol G, Coldplay, mentre l’ultimo in ordine di tempo, nel Clásico che ha consegnato la Liga alla squadra di Flick, è stato Travis Scott. Ogni popstar ha beneficiato di una maglia personalizzata e di playlist promozionali pubblicate sulla piattaforma. Come riportato da Marca, l’operazione, secondo Spotify, ha avuto un forte impatto in termini di visibilità globale e ha generato un incremento degli streaming musicali e vendite di merchandising, aumentate in media del 40%. Verrebbe da dire che è il potere della musica, ma nel mondo di oggi forse tutto ciò è frutto solo di una lungimirante visione di business.
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