Altro che rotazioni, panchina profonda e dosaggio delle energie su più fronti. A Pep Guardiola una rosa extralarge non piace. A tal punto che l’allenatore sarebbe perfino pronto a lasciare il Manchester City dopo quasi un decennio, se le cose non dovessero cambiare in fretta. «L’ho già fatto presente al club», dichiara il catalano al termine dell’ultima partita casalinga in campionato, 3-1 al Bournemouth nel giorno dell’addio ai Citizens di Kevin de Bruyne. «Non voglio essere costretto a lasciare cinque o sei giocatori nel freezer. Per la mia anima è impossibile relegare alcuni dei miei ragazzi in tribuna, senza alcuna prospettiva di farli scendere in campo. Dunque la cosa è semplice: o costruiremo una squadra più corta, o me ne andrò».
E mentre il calcio va a mille, con gli allenatori di mezza Europa che pagherebbero per avere l’abbondanza di alternative in casa City, di fronte agli impegni di una stagione sportiva sempre più fitta, come al solito Pep va controcorrente. Nonostante la spirale di infortuni a un certo punto abbia colpito anche gli azzurri di Manchester. «Forse per tre-quattro mesi abbiamo fatto fatica a schierarne undici, non avevamo difensori, è stato davvero difficile. Poi sono rientrati tutti, ma la prossima stagione non potrà essere così. Nel mio ruolo non posso allenare 24 giocatori e ogni volta doverne selezionare quattro, cinque, sei da lasciare a casa per questioni di spazio. Questa cosa non deve più accadere. E se invece ci ritrovassimo di nuovo con l’infermeria piena, amen: abbiamo ottimi elementi dell’academy che possiamo impiegare».
Al netto dei commenti tranchant, arriva poi quello che forse è il fulcro del discorso di Guardiola: «Non possiamo sostenere l’emozione del club, lo spirito di squadra e creare una connessione extra all’interno dello spogliatoio se non siamo un gruppo compatto, numericamente limitato. E tutto ciò in questa stagione l’abbiamo un po’ perso». Le richieste per domani sono al contempo un’analisi delle delusioni di oggi, con il Manchester City progressivamente sfilacciatosi su tutti i fronti dopo un avvio promettente – Community Shield in bacheca e sette vittorie nelle prime nove gare di Premier League –, che lasciava presagire l’ennesima stagione da dominatori. Così non è stato, con Haaland e compagni incappati in una lunga spirale negativa verso novembre. E da lì in poi non hanno saputo più risollevarsi: né in campionato – la qualificazione in Champions sarà il minimo sindacale –, né in Europa – fuori agli spareggi per mano del Real Madrid –, fino al flop di questi giorni in FA Cup lasciando il trofeo al Crystal Palace.
Guardiola insomma ha dato la sua chiave di lettura, forse rimproverando al club che spendere senza fondo non è sempre la soluzione sportiva più congeniale. Nemmeno ai livelli del City – che soltanto a gennaio, per salvare la stagione, aveva investito oltre 200 milioni di euro nel mercato di riparazione. Il risultato è che Pep, nel corso del 2024/25, ha avuto a disposizione 34 giocatori in totale (non tutti nello stesso momento, ovviamente): più di un quarto di loro – nove, fra cui il lungodegente Rodri – ha registrato meno di cinque presenze in tutte le competizioni. E soltanto in 15 hanno giocato oltre la metà delle 56 partite disputate dai Citizens. Un affollamento di lusso. A cui Pep risponde forte e chiaro: mai più.
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